16 giugno 2007
IL PAPA AD ASSISI: L'ACCOGLIENZA DEI FRANCESCANI
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SPECIALE: IL PAPA AD ASSISI
PAPA AD ASSISI, "GRANDE ATTESA" DEI FRANCESCANI
ASSISI (PERUGIA) - "Viviamo questi giorni che precedono al visita del Papa con sentimenti di grande attesa". Così il custode del Sacro Convento di San Francesco, Vincenzo Coli, spiega l' attesa della comunità francescana per l' arrivo di Benedetto XVI domenica prossima ad Assisi. E non nasconde la stanchezza per l'enorme sforzo organizzativo che si è sovrapposto al Capitolo generale dell'Ordine dei frati minori conventuali, in corso nel complesso francescano di Assisi. "Ma la gioia per l'arrivo del Papa è grande - continua padre Coli - le sue parole sono sempre uno stimolo importante per noi, in quanto potranno arricchire la nostra conoscenza su San Francesco, approfondendo aspetti diversi della sua figura".
La lettera apostolica "motu proprio" di Papa Ratzinger, del 19 novembre 2005 sulle "nuove disposizioni circa le basiliche di San Francesco e Santa Maria degli angeli" ora affidate alla giurisdizione alla Curia, non riduce la carica emotiva dei frati circa l'imminente evento. Quella lettera apostolica "non ha inciso su questa nostra gioiosa attesa - conclude infatti il padre custode di San Francesco - ed in questo periodo stiamo sperimentando le nuove direttive del Pontefice, che riteniamo molto utili nel coordinamento complessivo della Chiesa e delle sue attività ".
480.000 COPIE RIVISTA FRATI SU TRENI PER VISITA ASSISI
La rivista "San Francesco Patrono d'Italia", edita dal Sacro Convento, con il discorso che il Papa pronuncerà domenica mattina ad Assisi, nel luglio prossimo viaggerà su tutti i treni d' Italia. Ne verranno infatti distribuite 480.000 copie sulle principali tratte ferroviarie nazionali. L' accordo tra le Ferrovie italiane e la comunità francescana per questa distribuzione straordinaria è stato firmato nell'aprile scorso. Il numero di luglio della rivista conterrà anche commenti giornalistici di firme prestigiose e una rassegna fotografica sulla prima parte della visita. Nella mattinata di domenica infatti, con gli ultimi aggiornamenti, la redazione sarà in grado di preparare la prima copia che nel pomeriggio sarà consegnata dai frati a Benedetto XVI, prima che questi lasci il Sacro Convento per recarsi a Santa Maria degli Angeli. Il giornale del Sacro Convento ha una diffusione media di 70 mila copie in tutto il mondo. Da quest'anno viene diffuso anche nelle scuole italiane in base ad un accordo con il Ministero della pubblica istruzione. La distribuzione di quasi mezzo milione di copie del numero di luglio sui treni italiani - ha detto il direttore della sala stampa del Sacro Convento, padre Enzo Fortunato - "rappresenta un ulteriore importante obiettivo che ci aiuta a diffondere il messaggio di Francesco ancora molto attuale alla luce dei drammi che sta vivendo l'umanità". Le immagini più suggestive della visita del Papa ad Assisi accompagneranno poi la IV edizione del concerto "Nel Nome del Cuore", organizzato dai francescani, che sarà registrato il 20 giugno prossimo sulla Piazza Inferiore della Basilica di San Francesco, per esser trasmesso da Rai Uno il 22 giugno. Tra gli artisti ci saranno Lucio Dalla, Ron, e Irene Grandi. Il ricavato del concerto sarà devoluto al centro di emergenza pediatrico "Avamposto 55", che opera nel Darfur.
FRATI DONANO LAMPADA A 330 COMMENSALI RATZINGER
Saranno 330 gli ospiti che parteciperanno all' "agape fraterna" insieme al Papa, che si svolgerà nel refettorio del Sacro Convento di Assisi dopo la concelebrazione eucaristica sulla piazza Inferiore di San Francesco. Tra i commensali del Pontefice, 180 saranno frati, molti dei quali attualmente impegnati nei lavori del Capitolo generale dell'Ordine dei minori conventuali. A ciascuno di loro la comunità francescana di Assisi donerà una lampada, "a richiamo - spiega il direttore della sala stampa del Sacro Convento, Enzo Fortunato - di quella che San Francesco volle sempre accesa davanti alla sacra immagine".
(Ansa)
PAPA/ DOMANI PRANZO AD ASSISI CON PRODI,IN MENU RAVIOLI E ARROSTO
Pranzo sobrio ma tipico della cucina umbra per visita Pontefice
Assisi (Perugia), 16 giu. (Apcom) - Un pranzo sobrio ma tipico della cucina umbra: per la prima visita di Benedetto XVI ad Assisi è tutto pronto nella cucina del Sacro Convento. Antipasto semplice, ravioli al sugo, arrosto con insalata e carciofi, dolce e caffè. Il menu - tenuto top secret finora - è stato svelato da padre Vincenzo Coli, custode del Sacro Convento di Assisi. Insieme ai frati e al Santo Padre, tra gli speciali commensali ci sarà anche il presidente del Consiglio, Romano Prodi.
"Sarà un momento di fraternità - ha detto padre Coli - di condivisione tra noi frati e il Papa. Pranzeremo in modo semplice ma tipico della cucina umbra". E il dolce sarà tedesco? "Sinceramente il cuoco non me l'ha voluto dire", ha scherzato padre Coli.
Una curiosità: quando il Papa entrerà nella sala del refettorio del sacro convento di San Francesco, tutti gli antipasti saranno sul tavolo tranne il suo, per ragioni di sicurezza.
Assisi, la vigilia del Papa «Famiglia sotto attacco»
Domani il viaggio del Pontefice sulle orme di San Francesco «Non solo un pacifista ma soprattutto un uomo convertito»
Alberto Bobbio
CITTÀ DEL VATICANO Benedetto XVI si prepara al viaggio ad Assisi: 12 ore domenica, tre discorsi e un messaggio al capitolo generale dei francescani riunito in questi giorni in occasione dell'ottavo centenario della nascita di San Francesco. E ieri Ratzinger ha proposto due ragionamenti su altrettanti temi che sicuramente riprenderà ad Assisi: la famiglia e il rapporto tra fede, storia dell'arte e cultura.
Ai vescovi slovacchi in «visita ad limina» ha ricordato che «l'attacco sistematico al matrimonio e alla famiglia» è un «fattore destabilizzante», condotto «nell'ambito di una certa cultura e dei mass-media». La cultura è quella che erge a idoli «consumismo», «relativismo» e «laicismo». Ai membri del Pontificio Consiglio per la cultura, presieduto dal cardinale Paul Poupard, che lo guida da quasi vent'anni e sta per andare in pensione, il Papa ha sottolineato che «la storia della Chiesa è inseparabilmente storia della cultura e dell'arte». E ha ricordato le opere letterarie come la «Summa theologiae» di Tommaso D'Aquino, la Divina Commedia di Dante, le grandi cattedrali europee e la musica di Bach, il musicista teologo. La potenza dell'arte e della cultura teologia la vedrà squadernata ad Assisi, secondo viaggio in Italia di Papa Benedetto.
Visiterà tutti i luoghi francescani e alla sera, prima di tornare a Roma, incontrerà i giovani davanti alla basilica di Santa Maria degli Angeli, la grande chiesa che protegge la piccola cappella della Porziuncola. Qualche anno fa Ratzinger scrisse qualcosa sulla Porziuncola e sulla chiesa di Santa Maria degli Angeli, la cui facciata classicistica, spiegò, «mi lascia piuttosto freddo»: «È difficile cogliere qualcosa della semplicità e dell'umiltà di san Francesco in questo edificio che si presenta con tanta magnificenza esteriore». Ma «quello che cerchiamo», avvertiva Ratzinger, «lo troviamo al centro della basilica». Ecco la Porziuncola, il luogo dove Francesco «aveva finalmente compreso il Vangelo», scrisse Ratzinger. Lo conosce bene Francesco.
Ne ha parlato tante volte in questi due anni di pontificato, correggendone anche alcune interpretazioni parziali e, forse, segnate da suggestioni ideologiche. L'anno scorso ai preti di Albano spiegò che «non era solo un ambientalista o un pacifista. Era soprattutto un uomo convertito». È sulla conversione di Francesco che il Papa intreccerà le parole domenica ad Assisi e insisterà sul suo stile, quello dell'«ex-play boy», che ha sentito la voce del Signore dal crocifisso di San Damiano, e ha cambiato vita, ricostruendo con le sue mani due chiese, per poi capire che la missione era quella di «ricostruire la Chiesa». Nel 1991 Ratzinger in un volume sulla teologia di San Bonaventura, il teologo e cardinale, interprete di una sorta di «francescanesimo scientifico», molto studiato dal futuro Benedetto XVI, spiegò che nella Chiesa alla fine trionferà lo stile di Francesco, il poverello che dimostrò di avere «una penetrazione in Dio più grande di tutti i sapienti del tempo avendo amato Dio d'un amore più grande».
E infatti Benedetto XVI appena giunto ad Assisi si recherà a pregare nella basilica di Santa Chiara dove le clarisse custodiscono il crocifisso di San Damiano, quello che parlò a Francesco, quello che gli disse di ricostruire la sua chiesa, ma che non sapeva ancora, scrisse in un'altra occasione Ratzinger, che «restaurando quegli edifici, si stava preparando a rinnovare la Chiesa vivente».
Sono 17 i Papi che hanno visitato Assisi e il sepolcro di Francesco in 779 anni, per un totale di 38 pellegrinaggi. E ad un Papa chiamato Benedetto è legata una parte importante di questa storia. Fu Benedetto XIV nel 1754 ad assegnare al santuario lo statuto liturgico di Basilica patriarcale e di Cappella papale, anche non si recò mai Assisi. Andò in visita invece Benedetto XI il 18 maggio 1304. Il primo Papa fu Gregorio IX, che canonizzò nel 1228 Francesco. Il record di visite va a Karol Wojtyla, sei volte. Ma Giovanni Paolo II divide il primato con Innocenzo IV, Papa a metà del 1200, che vi soggiornò anche per sei mesi di fila, partecipò alla messa del funerale di Santa Chiara e con la bolla «Si popolus israeliticus» consacrò la Basilica in memoria di san Francesco l'11 giugno 1253. Poi con cinque visite c'è Clemente IV, eletto Papa a Perugia, che prima di essere incoronato, andò a pregare sulla tomba di Francesco ad Assisi.
Ratzinger è venuto più volte ad Assisi, in forma ufficiale e spesso in forma privata, fin dai tempi in cui era arcivescovo di Monaco di Baviera, per incontrare le clarisse cappuccine tedesche che hanno un convento davanti alla basilica. Superiore. A volte si fermava anche un paio di giorni. Vi tornerà anche domenica pomeriggio. Le suore per lui non hanno preparato nessun regalo, se non la preghiera.
L'Eco di Bergamo, 16 giugno 2007
Vigilia del viaggio del Papa ad Assisi
Francesco e il Medio Oriente messaggio che conta
Giorgio Bernardelli
Giunge mentre il Medio Oriente vive nuove ore di angoscia il viaggio di Benedetto XVI ad Assisi. Proprio domani, infatti, il Papa sarà pellegrino nella città del santo a cui più si deve la presenza cristiana in Terra Santa. E allora, nella grande mole di parole su quanto sta succedendo a Gaza, forse varrebbe la pena di esplorare un po’ meglio anche questo filo rosso del tutto particolare.
Perché Francesco ci ricorda che Israele e la Palestina non si possono capire davvero se ci si ferma solo alle categorie della politica. Lui, che nel 1219 partì da Assisi per andare a visitare i suoi frati, già arrivati in pochi anni fino ai Luoghi Santi. E, in un contesto altrettanto delicato come quello delle Crociate, riuscì a scavalcare le trincee andando a incontrare il sultano Melek el-Kamel. E questo avvenne non in forza di un generico invito alla fratellanza, ma a partire da un dialogo sul rapporto con Dio. Il suo fu il gesto di un convertito, non di un ingenuo. Ed è proprio la conversione di Francesco ciò che il Papa domani va ad Assisi a ricordare.
È stata la scelta di vivere il Vangelo «sine glossa» a permettere al Poverello di compiere autentici gesti di pace. Quelli che hanno lasciato il segno nella storia, permettendo ai suoi frati, anche dopo la caduta del Regno dei Crociati, di tornare molto presto a Gerusalemme. E di restarci ormai da più di sei secoli, come Custodi dei Luoghi Santi, in quella che è definita la «perla delle missioni francescane». Una presenza fatta di riti al Santo Sepolcro, accoglienza ai pellegrini, ma anche animazione della vita delle comunità cristiane locali, scuole e servizi sociali aperti a tutti. Nella stessa Gaza, ancora in queste ore difficili, è un frate francescano a guidare la piccola comunità cattolica locale.
Proviamo allora a guardare con gli occhi del convertito di Assisi il Medio Oriente in fiamme. Per superare la tentazione di pensare che le religioni, anziché una risorsa, siano diventate un problema in più nel cammino della p ace. Che l’integralismo islamico stia sostanzialmente sullo stesso piano di altri radicalismi politici. E che, dunque, se solo gli uomini pensassero un po’ meno a Dio e un po’ di più a come si fa a vivere insieme, l’amicizia tra i popoli sarebbe automaticamente più vicina.
Riscoprire la Terra Santa di san Francesco vuol dire capire che è vero esattamente il contrario. Perché sono gli uomini capaci di lasciarsi cambiare da una Parola più grande di noi, quelli che sanno aprire varchi veri nelle trincee. Sanno smascherare quanti invece ammantano di una sacralità falsa una violenza cieca nei confronti di chiunque.
È la domanda su chi è Dio e che cosa significhi seguirlo, quella che risuonerà domani ad Assisi. Ma è una domanda che in queste ore ha molto da dire anche a Gerusalemme e a Gaza. Perché la politica, è ovvio, deve fare la sua parte: servono i vertici, gli appelli, le misure concrete di solidarietà. Ma nella terra in cui tre grandi religioni, per un misterioso intreccio, si trovano a vivere fianco a fianco, le risposte laiche da sole non basteranno mai. Occorre la capacità di guardare insieme anche in alto. Forse Assisi può insegnare ancora come si fa.
Avvenire, 16 giugno 2007
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1 commento:
cara lella, la nostra classe politica non conosce veramente vergogna!!!!!!!!! Prodi che pranza con il Papa???????????????? ma, con quale coraggio dopo che oggi ha salutato il corteo del Gay Pride che sicuramente sarà pieno e zeppo di striscioni contro la chiesa ed il Papa stesso???????????? non c'è limite alla spudoratezza ed alla faccia di bronzo e non dico altro, di quest'uomo!!!!!!!!!!!!!!! piuttosto che andare a pranzo col Papa sarebbe il caso che si vergognasse e non andasse ad inzozzare con la sua presenza, un'evento che di politico non dovrebbe avere nulla!!!!!!!!!!!!!!
Sempre con Benedetto XVI - Eugenia
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