19 giugno 2007

Il Papa ed il suo maestro Agostino


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Benedetto XVI a Pavia

L'incontro tra due amici, tra due padri

Giuseppe Bolis

Il pellegrinaggio di Benedetto XVI a Pavia, per venerare le spoglie di sant’Agostino. Per esprimere la sua gratitudine a uno dei più grandi “padri” della Chiesa

Due vecchi amici. Che si incontrano dopo tanto tempo e prima di tutto si guardano. È questa l’immagine che si trattiene della recente visita pastorale di Papa Benedetto XVI sulle orme di sant’Agostino a Pavia, domenica 22 aprile. Quello sguardo silenzioso del Papa davanti all’urna che raccoglie i resti mortali del grande Vescovo di Ippona. Un dialogo silenzioso che affonda in cinquant’anni di storia (è datata 1953 la tesi di dottorato in Teologia, dedicata da Joseph Ratzinger alla visione della Chiesa in sant’Agostino) e che ha segnato profondamente tutta l’esistenza del Teologo bavarese fino al soglio pontificio. È lui stesso che ha voluto questo viaggio come un pellegrinaggio alle sorgenti della fede di «colui che tanta parte ha avuto nella mia vita di teologo e pastore, ma direi prima ancora di uomo e sacerdote» (Omelia ai Vespri).
Ma nello stesso tempo - per il compito ora affidatogli - questo viaggio diventa una occasione propizia per il Papa di proporre a tutti i credenti e agli uomini dotati di ragione il percorso personale di Agostino, che può diventare esperienza per ogni uomo.
Verità
Innanzitutto il riconoscimento che la vita è un cammino, una conversione continua: tutta l’esistenza del Doctor Gratiae è, infatti, «rimasta, pur in modo diverso, un cammino di conversione nella ricerca del Volto di Cristo e poi un camminare insieme con Lui» (Omelia alla messa). Fino alla fine. Ed è questo che colpisce chi Agostino lo conosce da tempo e allo stesso modo l’ascoltatore novello: «Egli rimase sempre una persona in ricerca. Non si accontentò mai della vita così come essa si presentava e come tutti la vivevano. Era sempre tormentato dalla questione della verità. Voleva trovare la verità. Voleva riuscire a sapere che cosa è l’uomo; da dove proviene il mondo; di dove veniamo noi stessi, dove andiamo e come possiamo trovare la vita vera. Voleva trovare la retta vita e non semplicemente vivere ciecamente senza senso e senza meta. La passione per la verità è la vera parola-chiave della sua vita» (Omelia alla messa).
Questa ricerca appassionata e ardente ha vissuto tre grandi svolte: innanzitutto la scoperta del cristianesimo come risposta a tale sete di verità e l’abbraccio della Chiesa come segno concreto e corporeo della Presenza del Dio fatto carne. Un abbraccio che Agostino traduce nel desiderio di vivere con alcuni amici dedicato completamente a Dio e all’approfondimento della Verità ormai incontrata. Ma - ed ecco la seconda conversione che dovette vivere - la Verità stessa lo chiama a servire il Suo corpo prima come sacerdote e poi come vescovo, pur andando contro la sua volontà personale: «Ora egli doveva vivere con Cristo per tutti. Doveva tradurre le sue conoscenze e i suoi pensieri sublimi nel pensiero e nel linguaggio della gente semplice della sua città. La grande opera filosofica di tutta una vita, che aveva sognato, restò non scritta. Al suo posto ci venne donata una cosa più preziosa: il Vangelo tradotto nel linguaggio della vita quotidiana» (Omelia alla messa). Sembra di percepire in queste parole del Papa teologo un accenno neanche troppo velato alla sua storia personale fino ai giorni nostri.
Ed ecco la terza e decisiva conversione della vita di Agostino: «Non soltanto l’umiltà di inserire il suo grande pensiero nella fede della Chiesa, non solo l’umiltà di tradurre le sue grandi conoscenze nella semplicità dell’annuncio, ma anche l’umiltà di riconoscere che a lui stesso e all’intera Chiesa peregrinante era continuamente necessaria la bontà misericordiosa di un Dio che perdona; e noi - aggiungeva - ci rendiamo simili a Cristo, il Perfetto, nella misura più grande possibile, quando diventiamo come Lui persone di misericordia» (Omelia alla messa).

Amore

Ecco quindi la seconda grande parola-chiave di questo viaggio: amore. Davanti alla tomba di colui che tanto lo ha ispirato Papa Benedetto rilancia e riconsegna idealmente alla Chiesa e al mondo la sua prima enciclica, che riassume il contenuto centrale dell’annuncio di questi primi due anni di pontificato: «Dio è amore… Ecco il messaggio che ancora oggi sant’Agostino ripete a tutta la Chiesa: l’Amore è l’anima della vita della Chiesa e della sua azione pastorale. Solo chi vive nell’esperienza personale dell’amore del Signore è in grado di esercitare il compito di guidare e accompagnare altri nel cammino della sequela di Cristo. Alla scuola di sant’Agostino ripeto questa verità per voi come Vescovo di Roma, mentre, con gioia sempre nuova, la accolgo con voi come cristiano. Servire Cristo è anzitutto questione d’amore» (Omelia ai Vespri).

Ragione

Questo amore ha caratterizzato tutta la vita e la passione pastorale di Agostino, in particolare nel testimoniare la feconda interazione tra fede e cultura. È la terza parola-chiave del viaggio: ragione. Nell’incontro con Cristo e nell’adesione amorosa a Lui non è mai venuta meno in Agostino la passione per la filosofia, cioè, «a cercare le profondità dell’essere uomo e ad aiutare gli altri a vivere bene, a trovare la vita, l’arte di vivere. Questo era per lui la Filosofia: saper vivere, con tutta la ragione, con tutta la profondità del nostro pensiero, della nostra volontà, e lasciarsi guidare sul cammino della verità, che è un cammino di coraggio, di umiltà, di purificazione permanente» (Discorso al mondo della cultura).
Un cammino che Papa Benedetto XVI sta percorrendo e sul quale, instancabilmente, invita ogni uomo.

Tracce, maggio 2007

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