8 giugno 2008
Il premier a Ratzinger: “Piena collaborazione” (Galeazzi). “I soldi alle famiglie una nostra priorità” (Minzolini)
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Il premier a Ratzinger “Piena collaborazione”
GIACOMO GALEAZZI
CITTA’DEL VATICANO
Preceduto dalla «gioia» espressa alcuni giorni fa da Benedetto XVI per il nuovo clima politico e da un’inconsueta intervista del presidente del Consiglio ai media vaticani, l’udienza in Curia del Pontefice ha fatto registrare una «comunanza di vedute» (è l’espressione utilizzata da Palazzo Chigi) e l’auspicio vaticano di una «collaborazione costruttiva» per il futuro. I Sacri Palazzi sigillano con prudenza il colloquio tra il premier Silvio Berlusconi e Benedetto XVI. Solo il tempo potrà dire se le aspettative della Chiesa in materia di finanziamenti statali alle scuole cattoliche, di aiuti alle famiglie con sgravi fiscali, di difesa della vita, avranno o meno una piena soddisfazione. Per ora, la Santa Sede offre una apertura di credito al nuovo governo e il Cavaliere, rientrato a Palazzo Chigi, dopo la mattinata Oltretevere, annuncia che la sacralità della vita e della famiglia sono tra le sue priorità.
Circa 40 minuti, compresi i convenevoli, sono serviti al Papa, a Berlusconi e a Gianni Letta, per passare in rassegna una serie di temi di politica italiana che Benedetto XVI aveva indicato la scorsa settimana all’assemblea dell’episcopato. Innanzitutto i finanziamenti statali alle scuole cattoliche, considerati una richiesta prioritaria. Il problema non è quello di un finanziamento alle scuole private in contrasto con quelle statali ma, invece, all’interno del sistema della scuola pubblica, di un aiuto alle scuole parificate cattoliche pari a quello delle statali, come avviene «in ogni Stato democratico». Poi gli aiuti alle famiglie. La Chiesa chiede interventi concreti e immediati: in particolare un fisco che sia regolato non solo sull’individuo ma sulla famiglia, e che porti a consistenti sgravi per chi ha figli. Infine le questioni etiche e l’immigrazione: il Vaticano ritiene necessario il rispetto anche dei clandestini, invoca un «tagliando» per aggiornare la legge 194 e preme perché venga ripristinato lo spirito originale della legge 40 sulla fecondazione assistita. Nell’udienza con il Papa e poi nell’incontro con il segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, il Cavaliere ha anche parlato di tematiche internazionali, quali la situazione in Medio Oriente e le prospettive di sviluppo spirituale, etico e sociale del continente europeo.
Oltrepassato in anticipo l’Arco delle Campane, Berlusconi ha poi dovuto attendere alcuni minuti nell’anticamera degli appartamenti pontifici. Un’attesa rotta, poco dopo le 11, dal «vis-à-vis». «Sua mamma so che è morta. Adesso dal cielo l’aiuterà», ha detto il Papa, che aveva incontrato mamma Rosa in un’udienza privata proprio l’anno scorso. «La ringrazio», ha risposto Berlusconi. Seduto poco distante Gianni Letta, di recente insignito della carica onorifica di gentiluomo di Sua Santità, è rimasto, caso più unico che raro, nella biblioteca del Papa per assistere all’incontro a porte chiuse. Joseph Ratzinger non ha fatto segreto di considerare i «valori non negoziabili» (vita, famiglia, educazione) il vero banco di prova del governo, anche se il comunicato finale menziona più genericamente «la situazione italiana e il contributo della Chiesa cattolica alla vita del Paese». Il Pontefice ha presentato la sua agenda. Ora spetta al Cavaliere, che per due volte si è inchinato a baciare l’anello pontificio, confermare un reale impegno.
Ieri mattina, prima di varcare la soglia del Vaticano per incontrare Benedetto XVI e il cardinale Bertone, il premier Silvio Berlusconi si era fatto precedere da dichiarazioni di forte deferenza al Pontefice. «L’attività del governo non può che compiacere il Papa e la sua Chiesa - afferma Berlusconi -. Sono grato per l’apprezzamento che il Santo Padre ha voluto dare al nuovo clima politico. Siamo da sempre sullo stesso piano su cui opera la Chiesa...». Le parole di Berlusconi hanno lasciato il segno e, oltre alle proteste dei radicali e dell’ala laica dell’opposizione, sono state criticate anche dal dalemiano Nicola Latorre: «Errore gravissimo usare politicamente le osservazioni del Pontefice perché si fa per prima cosa un torto al Papa stesso».
© Copyright La Stampa, 7 giugno 2008
“I soldi alle famiglie una nostra priorità”
AUGUSTO MINZOLINI
Certo Silvio Berlusconi non avrebbe potuto preparare meglio l’incontro con il Pontefice. Un incontro organizzato in tempi lampo dalla diplomazia vaticana e Palazzo Chigi proprio per testimoniare la particolare vicinanza tra l’attuale governo e la Santa Sede. Annunciato da un’intervista del premier alla Radio Vaticana ripresa con inconsueta evidenza dall’Osservatore Romano. E, infine, magari andando oltre il necessario, ieri mattina prima di andare Oltretevere in un’intervista a «Panorama del giorno» il Cavaliere ha rimarcato la totale identità di vedute con il Santo Padre: «Il mio governo non può che compiacere il pontefice e la Chiesa».
Insomma, l’incontro non poteva svolgersi sotto auspici migliori e Berlusconi ha dimostrato di muoversi a suo agio nei salotti ovattati del Vaticano. Anche perché si è lasciato guidare da un personaggio che li conosce a memoria, Gianni Letta, che ha due cariche su entrambe le sponde del Tevere - sottosegretario del presidente del Consiglio e gentiluomo del Papa - che gli consentono di essere il perfetto trait-d’union tra l’attuale governo e la Santa Sede. Non per nulla alla vigilia dell’incontro Palazzo Chigi ha richiesto con un passo ufficiale la presenza di Letta al colloquio con il Papa in deroga a un protocollo che prevede solo la presenza del capo di Stato o al massimo di un interprete se necessario. Era successo nel 2005 ma questa volta il Cavaliere ha voluto marcare ancora di più il ruolo del suo uomo ombra come plenipotenziario del governo nei rapporti con Oltretevere: «Parlare con lui - è arrivato a dire durante l’incontro con il segretario di Stato, Bertone - è come parlare con me». Un modo per creare un canale unico e privilegiato tra il governo e la Santa Sede più efficace, più chiaro e meno foriero di problemi nella testa del premier di quello preferito dal cardinal Bertone che è incline a mantenere rapporti stretti con tutti i partiti della maggioranza, con l’Udc di Casini e con i popolari del Pd.
Inutile dire che l’appuntamento con il Papa si è svolto secondo un copione studiato nei minimi dettagli da entrambe le diplomazie. Il papa è andato incontro al premier salutandolo: «Buongiorno presidente del consiglio», ricevendo il bacianello da Berlusconi, che il premier, cosa inconsueta ma ispirata al detto latino “melius abundare quam deficere”, ha ripetuto anche al momento dei saluti. Poi il pontefice ha avuto una parola per tutti i componenti del seguito. A Letta ha detto: «Saluto un vecchio amico, giovane ma vecchio..». Al portavoce Paolo Bonaiuti: «La incontro nella realtà, la vedo sempre in tv...».
Il colloquio si è svolto con il Cavaliere seduto di fianco al Pontefice, vicino al punto da sfiorargli la veste con la gamba, mentre Letta ha preso posto sulla sedia davanti a Ratzinger. Insomma, una scena di grande familiarità. Ed è inutile sorprendersi se nei 40 minuti che sono seguiti il più loquace è stato il premier. Un fiume in piena. Berlusconi ha parlato di mamma Rosa scomparsa qualche mese fa. Della sua fede fervente («andava a trovare le suorine anche quando stava poco bene»). Dell’educazione cattolica che ha ricevuto («ho studiato dai salesiani»). Ed è partito da lì per svolgere un ampio «excursus» sul suo governo: «Un governo che la Chiesa non deve temere perché è il governo più vicino che abbia mai avuto. A cominciare dai ministri. La Gelmini, quella dell’Educazione, è una fervente credente. E lo stesso si può dire per Fazio, il ministro della Salute». Un modo per rassicurare il Santo Pontefice sui temi che gli sono più a cuore: quelli legati all’Educazione, alla famiglia, all’aborto. Tutti argomenti su cui il Papa si è dilungato: da quello della pace nel mondo; ai continui attacchi che l’istituto della famiglia subisce nel mondo d’oggi; alla persecuzione dei cristiani. E la discussione per via dell’eloquio torrenziale del premier è andata avanti nel tempo superando i tradizionali trenta minuti dell’udienza che il Pontefice concede ai capi di governo. A quaranta minuti la materializzazione del segretario del Papa, padre Georg, ha reso tutti consapevoli che il tempo era volato.
Ovviamente, il colloquio successivo con Bertone è stato più concreto. Difesa della famiglia, i contributi alle strutture cattoliche (scuole e ospedali) la legge sull’aborto sono tutti temi che hanno fatto capolino nella discussione. E il premier ha spiegato tutti i suoi buoni propositi che debbono fare i conti con i problemi di bilancio dello Stato. Si è lasciato andare anche a qualche promessa. «Il quoziente famigliare - ha spiegato - se ci riusciamo lo inseriamo già nella prossima finanziaria». Ha assicurato anche che il governo farà il possibile per aiutare alcuni ospedali cattolici. A livello internazionale non asseconderà nessun attacco alla famiglia, a cominciare da chi, anche in Europa, vuole favorire le adozioni anche per le coppie gay. Inoltre c’è anche tutto il capitolo sulle persecuzioni dei credenti. «In Iraq - è stato l’esempio proposto dal cardinal Bertone - prima della guerra c’erano 800 mila cattolici, ora ce ne sono 300 mila». Berlusconi ha preso l’impegno di portare la questione a livello internazionale.
Ne parlerà già nell’incontro che avrà con George Bush giovedì prossimo a Roma. Quello che concluderà la settimana di ritorno sulla scena internazionale del Cavaliere. Una settimana che il premier già ieri giudicava in termini entusiasti: «In Europa abbiamo un grande amico come Sarkozy che la pensa esattamente come me. Con gli altri capi europei ci intendiamo. Con Putin i rapporti non potrebbero essere migliori. Il Vaticano ha capito che può contare su di noi, che siamo più vicini e più preziosi per loro anche dei vecchi dc. E l’incontro con George W. per me sarà come quello con un vecchio amico di cui mi posso fidare ad occhi chiusi».
© Copyright La Stampa, 7 giugno 2008
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1 commento:
Vorrei ricordare, al nuovo governo, che le famiglie si sostengono si con aiuti finanziari ma, si devono difendere nel loro valore e significato morale da certe minacce, che purtroppo, ancora aleggiano, rivendicando diritti che non hanno o che non si possono equiparare agli sptessi delle famiglie vere e proprie.
Cerchiamo di ricordarci anche di questo.
Chi sa leggere tra le righe, sa a che cosa mi riferisco!
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