2 giugno 2008
L'Immacolata una donna nella nostra storia. Il significato dell'autodenominazione fatta dalla Vergine a Bernadette Soubirous (Osservatore)
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Il significato dell'autodenominazione fatta dalla Vergine a Bernadette Soubirous
L'Immacolata una donna nella nostra storia
di Salvatore M. Perrella, osm
In occasione del 150° delle apparizioni mariane di Lourdes, dall'8 dicembre 2007 è iniziato un anno giubilare che si concluderà l'8 dicembre 2008, solennità dell'Immacolata Concezione. Il presente contributo vuole cogliere il denso significato per l'oggi della Chiesa e del mondo dell'autodenominazione fatta dalla Vergine a Bernadette Soubirous: "Que soy era Immaculada Councepciou".
Il contesto storico del messaggio
Se l'Ottocento iniziò con uno sguardo al passato, al suo termine si avviò verso un'apertura al presente anche in ciò che riguarda il culto mariano, il quale si intensificò grazie a fattori vari, tra cui eventi storici precisi, come il dogma della Immacolata Concezione (1854) e le apparizioni mariane di Lourdes (1858). Il secolo xix è stato ritenuto, in modo contrastante, un secolo "meraviglioso", "stupido", "geniale", "decadente", "rigeneratore". Certamente è stato un tempo denso non privo di interesse, di marcate e di controverse "oscillazioni" sociali, culturali, ecclesiali e teologiche. Dal punto di vista mariologico-mariano, invece, ci si pone ancora oggi l'interrogativo se il xix secolo sia stato un tempo di mediocrità sentimentale e culturale o un secolo proficuamente mistico e fondativo. Il dibattito tra gli studiosi è ancora aperto. I limiti di una riflessione teologica e di una spiritualità non pienamente sostanziate dalla Scrittura e dalla Tradizione ecclesiale, di una pietà mariana sovrabbondante e decadente, sono stati in gran parte emendati dall'opera di teologi di valore quali Newman, Scheeben, Nicolas e altri.
Non va dimenticato come Teresa di Lisieux (1873-1897), proclamata Dottore della Chiesa da Giovanni Paolo ii nel 1997, stimava e amava molto poco una certa "mariologia" che tendeva a esagerare unilateralmente le glorie e i privilegi della Vergine fino a renderla estranea e lontana ai credenti. Teresa, donna senza mezzi biblici, teologici e culturali particolari, indicando sulla scorta dell'Evangelo che la vera grandezza dell'Immacolata Madre di Gesù è consistita nella sua cosciente e proclamata "piccolezza", mostra la via inedita e sempre nuova del cristianesimo in un tempo di fatuo sentimento e di effimero regime delle ideologie. Teresa Martin vive il rapporto con Maria nel modo più spoglio ed essenziale, quello della grazia. "Tutto è grazia", dirà, indicando, in questa strada, l'unica possibilità di non soffocare nella "mediocrità mariana" imperante: non potendo trovare nel devozionismo mariano nessun appiglio, la risorsa cui fare affidamento restava, dunque, quella della propria ricchezza interiore.
Bernadette Soubirous (1844-1879), primogenita di una famiglia poverissima che abita nel Cachot, antica prigione municipale messa a disposizione da un parente caritatevole, è talmente ignorante che non sa che parlare il dialetto della Bigorre: proprio in questo idioma la Vergine Immacolata le darà il suo messaggio. Bernadette, già affetta di colera è malata d'asma, aiuta in famiglia, non sempre va a scuola e al catechismo è stata rimandata: ella è dunque una dei poveri senza avere, senza potere, senza sapere. Ma possiede una fede forte, tenera, semplice, caritatevole, è legata e devotissima alla Madre del cielo. È insomma, come pochi aperta al Mistero. La Provvidenza si servirà di lei per farla portatrice, nel segno dell'Immacolata, di un evangelico messaggio: conversione, preghiera, penitenza. Quando l'apparizione di Lourdes sarà oramai riconosciuta dalla Chiesa e si moltiplicheranno le iniziative di promozione del suo culto, a una suora che incautamente le rimproverava di non parteciparvi attivamente, Bernadette risponderà che il suo compito consisteva proprio nell'essere malata, inerte. La passività, come assenza di prestazioni, la debolezza e la marginalità diventano metafore dello spirito dell'apparizione più prestigiosa del secolo.
Le diciotto apparizioni mariane di Lourdes, avvenute tra l'11 febbraio e il 16 luglio 1858, in modo particolare, crearono e creano opposte reazioni non solo nei fedeli. Di solito la Chiesa dichiara che le manifestazioni approvate non si oppongono alla fede e alla morale e che vi sono indizi per poter aderirvi con un assenso prudente non di fede, ma di certezza umana che permette un certo margine di critica. Esse non aggiungono nulla alla Rivelazione cristiana chiusa con la morte dell'ultimo Apostolo e diretta a tutti gli uomini di buona volontà.
"Il criterio per la verità e il valore di una rivelazione privata - osservava il cardinale Joseph Ratzinger, all'epoca prefetto del dicastero vaticano che sovrintende all'ortodossia della fede - è pertanto il suo orientamento a Cristo stesso. Quando ci si allontana da lui, quando essa si rende autonoma o addirittura si fa passare come un altro e migliore disegno di salvezza, più importante del Vangelo, allora essa non viene certamente dallo Spirito Santo. Ciò non esclude che una rivelazione privata ponga nuovi accenti, faccia emergere nuove forme di pietà o ne approfondisca e ne estende di antiche".
Cosa che è avvenuta: Lourdes oltre a essere luogo privilegiato della adorazione e devozione di Gesù nell'Eucaristia, ha orientato la calda pietà di milioni di pellegrini verso Maria Vergine sotto i tratti sensibili di Notre Dame de Lourdes. Ha, inoltre, esteso nella diaconia ai malati e agli emarginati del mondo l'amore di Dio e della Vergine verso gli ultimi e i diseredati. Il Vangelo della conversione e della carità è il vero messaggio veniente dalle accertate mariofanie di Lourdes.
"I fatti miracolosi di Lourdes - ci dice lo storico Roger Aubert riportandoci alla dimensione storica - non sono che un caso privilegiato. Si direbbe infatti che Dio si sia compiaciuto di reagire contro il razionalismo positivista dell'epoca, moltiplicando gli interventi del soprannaturale. Attorno al curato d'Ars e a don Bosco si produssero dei miracoli non inferiori a quelli dei tempi antichi che le opere di Ozanam e del Montalembert andavano a quell'epoca rimettendo in onore. Anche nella vita di eroi più umili della santità, poveri religiosi, curati eroici, fondatori di ospedali od orfanotrofi, si nota la stessa testimonianza sensibile di un'azione soprannaturale".
Maria e Massimiliano Kolbe
Dinanzi all'autorivelazione della Vergine a Bernadette, pastori e teologi si sono interrogati. Tra questi merita un posto privilegiato Massimiliano M. Kolbe (+ 1941), martire della carità e apostolo dell'Immacolata. San Massimiliano per spiegare il contenuto del messaggio sull'identità della Vergine rivelato alla Grotta di Massabielle, mette in parallelo le parole di Jahwé sul monte Oreb e quelle della Vergine a Bernadette: "Rivelando il proprio nome a Mosè, Dio disse: "Io sono Colui che sono" (Es 3, 14) - poiché Dio esiste dall'eternità, esiste sempre. La sua essenza è l'esistenza senza alcun limite, sia nella durata sia sotto qualsiasi aspetto. Tutto ciò che esiste fuori di Dio non è l'esistenza, ma ha l'esistenza, l'ha ricevuta. Perciò anche l'Immacolata ha iniziato a esistere nel tempo". Bisogna notare come a proposito dell'accostamento dell'autodenominazione della Vergine a Lourdes e dell'autodefinizione di Dio sull'Oreb, vi sono due tipi di difficoltà da superare; una è di ordine filologico e riguarda l'etimologia di Yahweh; l'altra è di ordine esegetico-teologico e riguarda il senso del brano biblico nel suo insieme e, nel contempo, il significato della teofania veterotestamentaria. Infatti, etimologicamente si è voluto spiegare il nome Yahweh riallacciandolo a diverse radici ebraiche, ma sembra molto probabile che esso sia una forma arcaica del verbo "essere". Per quanto riguarda, invece, il senso della rivelazione teofanica, le interpretazioni sono diverse.
È possibile, anzitutto, che con l'espressione "Io sono quello che sono", "Io sono ciò che sono", Dio abbia voluto indicare l'impossibilità di dare una adeguata definizione di Dio, e quindi che essa indichi il rifiuto di rivelare il proprio nome. In questo senso il nome Yawheh ("Egli è") non sarebbe la definizione di Dio; tuttavia esso ha sempre richiamato alla mente degli Israeliti la benevolenza, la generosità, la potenza di Dio verso il suo Popolo. Tradotta nel pensiero cristiano questa interpretazione risponderebbe alla trascendenza di Dio per esprimere la quale non si hanno parole adeguate.
La tradizione, tuttavia, seguendo i Settanta ha preferito prendere l'espressione Ehyeh asher ehyeh come significante "Io sono Uno che è", "Io sono chi sono"; il nome Yahweh ("Egli è"). Dio, come, più tardi, filosofia e teologia hanno affermato, indica almeno la illimitata esistenza di Dio opposta alla "nullità" degli Dei.
Padre Kolbe afferma che la Vergine, similmente come Dio, ha dato a Lourdes la definizione di se stessa: "La Madre santissima interrogata da Bernardetta, circa il suo nome ha risposto: "Io sono l'Immacolata Concezione"! Ecco la definizione dell'Immacolata" (Conferenze, 225). Se Maria, come Dio nell'Antico Testamento e poi Gesù nel Nuovo Testamento, adopera il determinativo "io", significa che ella desidera determinare se stessa e dire che questo nome è riservato a lei; è il suo nome. Questo significa che tale nome è pregno di Dio, della sua azione santificatrice, purificatrice, assolutamente redentrice; e che la sua concezione "nella carne e nel sangue" (= concezione parentale), non è una concezione marcata dal peccato originale, ma una concezione che fa eccezione rispetto a quella degli altri figli di Adamo e di Eva per ciò che riguarda la legge del peccato originale, fa sì che quell'autodefinizione fatta dalla Vergine a Lourdes è nient'altro il suo "nome" donatale, è il primo dono fattole da Dio, per singolare grazia e privilegio in vista dell'avveramento dell'evento di Cristo Redentore, cioè: Immacolata Concezione. Padre Massimiliano analizzando i termini "concezione" e "immacolata", cerca di dare risposta e consistenza al fondamentale quesito: Chi sei Immacolata Concezione? "Non Dio, poiché Egli non ha principio; non un angelo, creato direttamente dal nulla; non Adamo, plasmato con il fango della terra, non Eva, tratta da Adamo; e neppure il Verbo incarnato, il quale esisteva già dall'eternità ed è "concepito" piuttosto che "concezione". Prima della concezione i figli di Eva non esistevano, perciò possono meglio chiamarsi "concezione", tuttavia Tu differisci anche da loro, poiché sono concezioni contaminate dal peccato originale, mentre Tu sei l'unica Concezione Immacolata". Molte volte il padre Massimiliano si pone l'interrogativo e, nel contempo, si domanda: "Chi lo capirà perfettamente?... Che vuol dire Immacolata?". Egli dice a più riprese che l'Immacolata è colei "che è a contatto con l'infinito", colei che ci permette di essere "consacrati completamente ed esclusivamente a Gesù Cristo", che "opera a vantaggio delle anime".
A scanso di equivoci, Padre Kolbe sottolinea che la Vergine Immacolata è solo una "creatura" (= genus creaturale); una creatura particolarissima in quanto rispetto alle altre è "immacolata" (differentia specifica), divenuta tale per la sinergica sovrana volontà ed opera della Trinità, che ne ha fatto il suo "Capolavoro". L'Immacolata, inoltre, frutto dell'amore divino, perciò "Piena di grazia" (Luca 1, 28), è, "dunque, creatura di Dio, proprietà di Dio, somiglianza di Dio, figlia di Dio, nel modo più perfetto possibile a un essere umano". Maria, in quanto Immacolata Concezione, è quindi stata voluta e attuata da Dio (uno eodemque decreto) nel tempo, nella storia dell'umanità (concezione) come la più perfetta somiglianza dell'essenza di Dio, possibile a una pura creatura (immacolata). Appare evidente il fondamento della dottrina scotista: Maria è pensata da tutta l'eternità nella sua perfezione, per cui in lei non poteva esserci nessun contatto, contaminazione con il peccato originale; ella è per vocazione, dono ed essenza la Tota Pulchra.
Nuovo paradigma
Il dono della sublime redenzione in Maria declina, fin dal suo apparire nella storia, il singolare rapporto tra la Trinità e la Vergine, e in Gesù e in lei, tra la Trinità e l'intera umanità; la Madre di Gesù è stata ed è costantemente, come nessun'altra persona umana, sub umbra Trinitatis. Il suo stare sotto l'egida della Trinità ha comportato e comporta per lei e in lei una singolare diversità rispetto agli altri figli e figlie di Dio, di cui rimane sempre sorella, amica e madre tenerissima. L'Immacolata, paradigma di "nuova umanità", è la realizzazione ideale dei buoni desideri del cuore umano, specialmente dell'anelito alla libertà totale; alla purezza assoluta e non bigotta; alla bellezza trasfigurata e infinita. La Ricolmata di Grazia, osserva Stefano De Fiores, "è bella perché amata da Dio, ha corrisposto con coraggio e fedeltà, e ha combattuto il drago con la mansuetudine: virgineo pede contrivit. Similmente deve comportarsi il cristiano militante del Vangelo". Meraviglie di grazia, di apostolato, di testimonianza del Vangelo della carità e della santità, tutte svolte sotto il segno della Donna del cielo, Maria, la madre di nostro Signore. Anche la mariofania di Lourdes alla pastorella Bernadette Soubirous, quattro anni dopo il dogma dell'Immacolata Concezione, fu come una ulteriore conferma di questa non marginale parte che avevano avuto i "semplici", i "puri di cuore" nello svolgersi di quella storia infinita tra Dio e i suoi amici.
(©L'Osservatore Romano - 1 giugno 2008)
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