13 settembre 2008

Richiamo del Papa: "Denaro, potere, sapere le tentazioni della nostra epoca" (Osservatore)


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Da Parigi un nuovo richiamo di Benedetto XVI alla ragionevolezza dell'evento cristiano

Denaro, potere, sapere le tentazioni della nostra epoca

La religione non è il sacrificio della ragione ma la sua liberazione dagli idoli del denaro, del potere, del sapere. La seconda giornata del Papa in Francia si apre con un nuovo, convinto richiamo alla ragionevolezza dell'evento cristiano, emersa fin da ieri come uno dei fili conduttori del viaggio. Nella messa di sabato mattina, 13 settembre, davanti a oltre duecentomila fedeli, il Pontefice aggiunge un nuovo tassello al grande affresco sul rapporto tra ricerca religiosa e radici culturali dell'uomo, proposto la sera prima al mondo intellettuale francese. E poco prima, visitando l'Institut de France, sul libro d'oro degli ospiti lascia la sua firma insieme con la prima frase in latino del prologo del Vangelo di Giovanni: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio".
Entra così nel vivo il viaggio in una Francia laica e religiosa che si misura sin dall'inizio senza reticenze con la personalità e il magistero di Papa Ratzinger. Il quale non nasconde la preoccupazione di mostrare ancora una volta a tutti - credenti e non - che l'annuncio cristiano non è un "fatto cieco" ma il frutto della ragione creatrice, così come si legge proprio nella frase giovannea. E, come tale, può essere accettato e compreso dagli uomini di ogni tempo e latitudine. Per questo il Pontefice sceglie come sfondo della sua "lezione" inconsueta e ispirata al mondo culturale transalpino l'esperienza del monachesimo occidentale, che con il suo "cercare Dio", quaerere Deum, ha indicato una strada "oggi non meno necessaria che in tempi passati". Perché "una cultura meramente positivista che rimuovesse nel campo soggettivo come non scientifica la domanda circa Dio - ammonisce guardando al presente - sarebbe la capitolazione della ragione, la rinuncia alle sue possibilità più alte e quindi un tracollo dell'umanesimo".
In questa luce la riflessione del Papa non resta semplice erudizione accademica ma abbraccia tutte le espressioni del cammino culturale dell'uomo: dallo studio alla preghiera, dalla musica all'esegesi biblica. Fino a giungere al lavoro, che proprio il cristianesimo rivaluta come collaborazione alla creazione e come "determinazione della storia" da parte dell'uomo. Il quale scopre così la sua "somiglianza a Dio" attraverso il "legame dell'intelletto e dell'amore" che viene dallo Spirito.
"Universalità di Dio" e "universalità della ragione aperta verso di Lui" - incalza il Papa - sono alla fine il miglior antidoto a ogni "arbitrio soggettivo" o "fanatismo fondamentalista". Cosicché risuonano ancor più eloquenti i messaggi lanciati durante i successivi incontri. "La Chiesa - ricorda alla comunità ebraica - si oppone a ogni forma di antisemitismo" perché, dice citando de Lubac, essere antisemiti significa essere "anticristiani". E nella celebrazione dei Vespri a Notre-Dame ribadisce che "nessuno è di troppo nella Chiesa" e ciascuno deve potervi trovare il proprio posto. Mentre ai giovani, radunati sul sagrato per la veglia di preghiera, lancia l'invito ad aprire l'intelligenza verso nuovi orizzonti per comprendere che "l'unica vera sapienza risiede nella grandezza di Cristo". E anche l'omaggio alla tradizione culturale transalpina, che il Pontefice rende durante la visita all'Institut de France riconoscendo la "particolare importanza" che essa ha avuto nel suo percorso intellettuale, si unisce al sottile richiamo a evitare il rischio di fratture tra "scienza" e "coscienza". Perché allontanandosi da Dio - è il messaggio centrale di Papa Benedetto - l'uomo finisce per allontanarsi anche da se stesso.
Nel pomeriggio di sabato il trasferimento a Lourdes, dove il Pontefice - come ha ricordato egli stesso ai giornalisti sull'aereo - si reca non per "trovare miracoli" ma "l'amore della Madre, che è la vera guarigione per tutte le malattie, tutti i dolori, ed essere solidale con tutti coloro che soffrono".

(©L'Osservatore Romano - 14 settembre 2008)

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