28 marzo 2008

Messa tridentina, Melloni attacca nuovamente il Papa ma tradisce una certa "preoccupazione" per il clero più giovane...


Vedi anche:

SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"

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Le precisazioni di Padre Lombardi nell'articolo di Alberto Bobbio per "L'Eco di Bergamo"

Il Vaticano chiude il caso Allam e risponde ai 138 saggi (Il Giornale)

La "Spe salvi" tra storia ed escatologia: "Una nuova alleanza tra Chiesa e modernità laica" (Aldo Schiavone per l'Osservatore Romano)

Insufficienti gli articoli sulla nota di Padre Lombardi

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Magdi Cristiano Allam: «Completamente d'accordo con la Santa Sede»

I 138 "saggi musulmani" si dicono soddisfatti della dichiarazione di Padre Lombardi. Non una parola sulle precisazioni su liturgia e proselitismo

A colloquio con il cardinale Darío Castrillón Hoyos sulla Summorum Pontificum: "Nella liturgia il senso della cattolicità e dell'unità" (Osservatore)

Su La7 Allam racconta la sua conversione. Rosanna Armeni baldanzosa in casa (Liberazione) e remissiva in tv... (Avvenire)

ATTENZIONE: LE NOTE DI AGENZIA NON RIPRODUCONO L'INTERO TESTO DI PADRE LOMBARDI

Conversione di Magdi Cristiano Allam, la nota di Padre Federico Lombardi (Radio Vaticana)

Padre Samir: "Magdi Cristiano Allam, una conversione contestata" (Asianews)

Conversione di Allam: grande editoriale di Ernesto Galli Della Loggia (Corriere)

La versione integrale della lettera che Magdi Cristiano Allam ha indirizzato al direttore del Corriere della sera

Se anche il Corriere nega la fede a Magdi Allam. Perchè la lettera di Allam è stata tagliata nella parte più importante? (Socci per "Libero")

Magdi e il Papa. Quanti cattolici non li amano...(Libero)

CONVERSIONE DI MAGDI CRISTIANO ALLAM: ARTICOLI, INTERVISTE E COMMENTI

Grazie alla nostra amica Elisabetta leggiamo la trascrizione dell'articolo che Melloni ha scritto per "Il Corriere di Bologna".
Mi pare che egli tradisca una certa preoccupazione per il clero piu' giovane
:-)
R.

Liturgie Domani il cardinale in San Pietro con il rito voluto da papa Montini

Caffarra, messa in latino (di Paolo VI)

di ALBERTO MELLONI

La liturgia è materia delicata e complessa, nella quale oggi regna qualche confusione. Una piccola prova l'ha data ieri un lancio d'agenzia di stampa che annunciava come una notizia il fatto che domani pomeriggio il cardinale Carlo Caffarra celebrerà la messa in latino nella Cattedrale di San Pietro.
Sorrisetti e musi storti, tutti a chiedersi se l'arcivescovo di Bologna voleva dare un segnale ai lefebvriani o esibirsi in uno zelo non richiesto su un tema controverso, e via così.
In realtà la cosa è più semplice: Caffarra non celebrerà l'eucarestia col messale di san Pio V, nato nell'emergenza antiprotestante, ma con quello di Paolo VI di cui esiste una edizione principe in latino, dalla quale discendono le varie traduzioni nelle lingue parlate. Ignoro l'esigenza a cui questa celebrazione, solitamente usata per le grandi messe papali o internazionali, risponda: ma mi ha colpito il fatto che fra la menzione del messale e quella della lingua, sia stata questa ad avere immediata attenzione.
La ragione probabilmente non sta nell'informazione, ma nel clima che s'è creato dopo che a luglio del 2007 Benedetto XVI ha allargato le maglie della disciplina liturgica della chiesa cattolica per venire incontro a quei gruppi che si sono opposti alla riforma liturgica del Vaticano II, maledicendo il concilio e papa Montini. Già da anni papa Wojtyla aveva concesso di usare il rito di san Pio V, se forniti di un permesso del vescovo: papa Ratzinger, invece, ha permesso per un triennio che ciascuno scelga quale rito usare — quello del concilio o quello precedente — sulla base del proprio gusto.
Questo gesto che qualcuno temeva o auspicava fosse un grande segnale di riscossa tradizionalista è stato — così l'ha definito Enzo Bianchi pochi giorni fa tenendo la Lettura Dossetti del 2008 proprio su questo tema — un «non evento ».
La cosa ha rallegrato quegli aficionados del latino ancora impreparati ad accettare la sublime oggettività dell'atto liturgico in nome d'un estetica individualista tecnicamente retrograda; ha allarmato le comunità ebraiche, giustamente preoccupate sia della insensibilità per le formule sprezzanti che il messale di fine Cinquecento conteneva sia dalle pasticciate soluzioni offerte da una preghiera di ricambio da usare il venerdì santo. E ha aumentato la divisione che si proponeva di ridurre, come dimostra la non-notizia sul cardinale di Bologna diventata notizia.
Sono altri, proprio altri, infatti, i temi che preoccupano le comunità e i pastori oggi. L'indulgenza del papa verso gli irriducibili dell'anti- concilio, infatti non è la causa, ma l'effetto di una progressiva riduzione della funzione dell'eucarestia ad atto di devozione individuale o a rito d'identificazione di un «partito» di chiesa. La fasulla polemica sulla messa «in latino» esalta questo depauperamento dell'eucarestia, anziché farne sperimentare il valore proprio di atto che forma, dà forma e riforma ogni esperienza cristiana. Questo ha cause remote che risalgono non alla applicazione del concilio, ma se mai alla sua riduzione nominalistica o alla sua disapplicazione. Può darsi che mi sbagli, ma mi capita di sentire a pelle — così come lo si può sentire dall'ultimo banco — che nel giovane clero e in autorevoli ermeneuti della liturgia è ritornato un gusto neoritualista, un autocompiacimento celebrativo, una certa passione per i dettagli di una estetica del rito che può interessare la sfera del sacro, non necessariamente quella della fede. In questo clima i comprensibili fastidi per forme liturgiche eccessivamente popolari — specie quelle del canto su cui si spara dimenticando che anche tanta musica oggi «sacra» viene da temi e cliché tutt'altro che sacri... — rischiano di nascondere il vero dilemma: o la liturgia viene pensata come teatro di autoappagamento o viene offerta vissuta come incontro nello Spirito col Vivente. Tertium non datur, si direbbe in latino...

© Copyright Corriere di Bologna, 28 marzo 2008

Leggiamo ed analizziamo:

La liturgia è materia delicata e complessa, nella quale oggi regna qualche confusione

Infatti! Ma la confusione non e' stata creata dal Papa ma da certe interpretazioni, diciamo un po' estetiche, del Messale di Paolo VI.

...papa Ratzinger, invece, ha permesso per un triennio che ciascuno scelga quale rito usare — quello del concilio o quello precedente — sulla base del proprio gusto.

???
Non mi pare che il motu proprio parli di gusti...


La cosa ha rallegrato quegli aficionados del latino ancora impreparati ad accettare la sublime oggettività dell'atto liturgico in nome d'un estetica individualista tecnicamente retrograda; ha allarmato le comunità ebraiche, giustamente preoccupate sia della insensibilità per le formule sprezzanti che il messale di fine Cinquecento conteneva sia dalle pasticciate soluzioni offerte da una preghiera di ricambio da usare il venerdì santo. E ha aumentato la divisione che si proponeva di ridurre, come dimostra la non-notizia sul cardinale di Bologna diventata notizia

Cerchiamo di essere piu' rispettosi verso i fedeli tradizionalisti che sono Cattolici esattamente come tutti gli altri e che non meritano di essere definiti retrogradi.
Ma come e' cattivo questo Papa che fa tanta confusione, non e' vero Melloni?


Può darsi che mi sbagli, ma mi capita di sentire a pelle — così come lo si può sentire dall'ultimo banco — che nel giovane clero e in autorevoli ermeneuti della liturgia è ritornato un gusto neoritualista, un autocompiacimento celebrativo, una certa passione per i dettagli di una estetica del rito che può interessare la sfera del sacro, non necessariamente quella della fede.

No, Melloni, non si sbaglia ed E' ESATTAMENTE QUESTO CHE DA' FASTIDIO!
I giovani preti a cui interessano poco o niente le rivendicazioni del passato vogliono conoscere l'antica liturgia e ne sono affascinati.
Questo non significa che preferiscano il Messale tridentino a quello conciliare, ma che vogliono approfondire la ricchezza della liturgia della Chiesa.
Che bello! Un'ottima notizia...


...o la liturgia viene pensata come teatro di autoappagamento o viene offerta vissuta come incontro nello Spirito col Vivente. Tertium non datur, si direbbe in latino...

Infatti e' questo che afferma anche il Papa!

Cari amici, fra Magdi Allam e Melloni chi stima di piu' il Papa?
Io non ho dubbi e non penso che Benedetto XVI sposi tutto cio' che dice il professore. O forse mi sbaglio?
E' "illuminante" verificare quotidianamente che le critiche piu' feroci al Papa vengono dal mondo cattolico...
Comunque vorrei ricordare a Melloni che a Bologna si celebra settimanalmente la Santa Messa con il rito tridentino e che il cardinale Caffarra ne e' consapevole ed approva l'iniziativa.
Si legga qui e qui.


Resta su tutto la splendida intervista che il cardinale Darío Castrillón Hoyos ha rilasciato all'Osservatore Romani sui grandi frutti portati dal motu proprio Summorum Pontificum.
Il resto sono solo parole...

R.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella, un "cattolico" che parla di "cattedrale" di S. Pietro?? Anch'io, che pure mi ritengo tutt'altro che esperta in materia, so che la "cattedrale" di Roma è la Basilica di S. Giovanni in Laterano (Chiesa SS.Salvatore e SS.Giovanni Battista ed Evangelista). Questa perla proprio in apertura dell'articolo. Per il resto, giustisssime le tue osservazioni, nonchè le preoccupazioni dovute al fatto che si stanno moltiplicando gli attacchi del mondo "cattolico" (scusami, ma viene spontanea la virgolettatura) a Papa Benedetto. Ciao Carla

Anonimo ha detto...

Il Papa, secondo Melloni, avrebbe "aumentato la divisione".

Che strano modo di ragionare. Considera tutti i fedeli desiderosi di ascoltare una messa in latino "retrogradi" e, presumibilmente, reazionari, nonché antigiudei e poi è il Papa che "aumenta la divisione".

ondeb ha detto...

Cattedrale di San Pietro... Certo...

Perché vi affaticate a leggere tali articoli, cari amici? :'(

Gianpaolo1951 ha detto...

Significativo questo articolo di Petrus:
Rito tridentino, la soddisfazione del Cardinale Castrillon Hoyos: “Il Motu Proprio sta facendo rientrare molti lefebvriani”
http://www.papanews.it/news.asp?IdNews=6632

Anonimo ha detto...

La cattedrale è quella di San Pietro a Bologna. Per il resto ormai è la prassi sparare sul papa e dargli del minus habens: talvolta c'è anche il fuoco amico (Tornielli e altri sul caso Allam).Il povero Alberigo era comunque meno supponente di Melloni.Cordialmente, Eufemia

Anonimo ha detto...

ah, Eufemia, grazie! !S. Pietro a Bologna!Lo sfondone sembrava infatti eccessivo! Caffarra è infatti vescovo (o arcivescovo?) di Bologna! Tante scuse a Melloni e agli uenti del blog. Ciao Carla

Anonimo ha detto...

Chi sia sto Melloni, non lo so e vi assicuro che nemmeno lo voglio sapere..
A proposito di autoappagamento....beh credo che in certe liturgie moderne non mi pare sia poi chiara la differenza tra la vetusta Wanda Osiris che scendeva scale e dispensava rose, da certi preti e vescovi che entrano nell'aula liturgica dispensando sorrisi e abbracci a tutti, uniti a gesti patetici che in realtà mentre asalutano e accarezzano il secondo amano avere ancora l'orecchio sul primo che sussurra: ma che bravo questo vescovo o prete che sia.
Sarà il caso di finirla con queste pagliacciate che non si trovano in nessun testo liturgico. Quando il celebrante entra nell'aula tutti son rivolti a Cristo, all'altare e il canto accompagna questo momento solenne, inutile compiere gesti ed atti che non dicono nulla altrimenti l'attenzione non è più verso Cristo ma verso chi sta entrando che si sente mirabilmente superiore allo stesso Cristo. Questi sono i frutti della Riforma?? Spero di no, altrimenti se li può tenere tutti sto Melloni.
Per quanto riguarda l'uso del Messale in latino che sempre secondo sto Melloni si usa solo nelle celebrazioni internazionali, vorrei sapere dove ha letto sta idiozia.
Lo usa tranquillamente in Parrocchia, con moderazione e la gente canta e risponde senza problemi di lingua.
Mi fanno vedere i sorci verdi quei preti che dicono: ma la gente non sa..... certo che non sa, se nessuno insegna loro!!?? Allora come bravi maestri invece di fare quel che esula dal ministero, si può anche insegnare a cantare o a rispondere in latino, non è vero che i bambini non capiscono, anche perchè a scuola apprendono l'inglese, il francese, il tedesco, un bravo parroco non può anche iinsegnare a cantare in latino?? Invece di insegnare e fare tante banalità si potrebbero fare cose più importanti.
Se questo signore ha qualche dubbio, venga nella mia Parrocchia e vedrà che la Messa delle 11 è quella più frequentata anche perchè si canta in latino, e trovo bellissimo vedere tutti, grandi e bambini cantare senza problemi e senza sbadigli.
Ha ragione chi sostiene che le nostre liturgie sono noiose....ci credo, sembrano degli show televisivi di basso share.

gemma ha detto...

a proposito della messa a Bologna in rito antico:

Messa in latino, il germoglio a Bologna
In una chiesa del centro di Bologna dal primo di novembre si è tornati a celebrare con l'antico rito. A seguito del motu proprio di papa Benedetto XVI un gruppo di laici ha raccolto 250 firme e le ha consegnate al cardinal Caffarra. Tra i banchi della chiesa anche diversi giovani
di Tommaso Romanin

Il latino a messa non è solo un affare per nostalgici. Anzi, in una parrocchia del centro storico di Bologna la lingua ufficiale della Chiesa è tutt’altro che morta, sta germogliando. Il luogo è Santa Maria della Pietà, in fondo a via San Vitale, dove dalla festa di Ognissanti del novembre scorso, ogni domenica alle 18, si celebra la messa in rito romano antico. In pratica è il ritorno alla liturgia di san Pio V, stabilita dal motu proprio del luglio scorso di papa Ratzinger, e che fino a oltre metà del Novecento si diceva in quasi tutto il mondo cattolico. Una scelta che, anche all’interno della Chiesa, ha fatto discutere. Ma tra quelli che partecipano alla funzione bolognese sono in pochissimi a potersi ricordare la messa che fu.
Domenica scorsa erano infatti una sessantina, per la maggior parte sotto i 50 anni e le firme raccolte durante l’estate e presentate al cardinale Caffarra sono più di 250, la metà dei quali non ha mai visto la forma antica del rito, per motivi di età. Il solenne suono di un antico organo accoglie chi fa il suo ingresso in chiesa, e tra i banchi, quasi tutti occupati, vi sono alcune donne con un velo di pizzo bianco sul capo. Ma si siedono anche famiglie e ragazzi in età da liceo, con jeans a vita bassa e acconciature alla moda. A tutti viene distribuito un foglietto, per seguire la celebrazione, con la doppia versione, latina con traduzione in italiano. Il sacerdote, don Alfredo Morselli, entra insieme ad un giovane vestito di tutto punto, giacca nera e camicia bianca, che farà le veci dei chierichetti. La messa inizia e ben presto le spalle sono date alla gente, come prevede la liturgia classica, e don Alfredo scandisce preghiere e le invocazioni nella lingua di Cicerone, leggermente influenzata da un accento bolognese latente. La seconda parte del rito invece prevede, proprio come una volta, che il prete parli sottovoce, sussurri e che la gente assista in silenzio. E il clima è quanto mai sacrale, non si muove una foglia, non cigola una panca. La predica è in italiano, ma le citazioni latine sono frequenti, come quelle del “sacrosanto Concilio di Trento”, che dal 1545 fino agli anni ’60 ha guidato la Chiesa cattolica. E fino al proverbiale “Ite, missa est”, tutto procede con assoluta solennità. Seguono poi ulteriori preghiere alla Madonna, e a San Michele Arcangelo.
«Si riuniscono qui per pregare persone da tutta la provincia di Bologna – racconta il parroco, don Tiziano Trenti – ed è tutta gente normalissima, che semplicemente ha questa sensibilità e non vuole perdere per strada una tradizione di secoli”. Dice così per spazzare via l’ipotesi che a partecipare sia un gruppo di scismatici “lefebvriani”. E a chi crede che per la Chiesa il ritorno al latino rappresenti un passo indietro rispetto al Concilio Vaticano II, risponde deciso: “Più che un ritorno mi sembra piuttosto un aggiustamento, a fronte di molti abusi”. Non è stata poi una messa voluta dai preti: insieme a don Tiziano, altri due sacerdoti bolognesi sono stati “incoraggiati” da Caffarra a presiedere il rito, ma il tutto, ci tiene a sottolineare il parroco, è stato coordinato da fedeli laici. La raccolta di firme è stata organizzata da un gruppo di lettori della rivista “Il timone” e ha coinvolto, anche con il portale www.totustuus.net, persone di vari movimenti ed associazioni cattoliche. Tra i sogni del gruppo che ogni domenica frequenta la chiesa della Pietà, c’è quello di avviare un coro di canto gregoriano, e che un giorno, chissà, il cardinale non venga a trovarli.

http://www.lastefani.it/settimanale/article.php?directory=080211&block=3&id=1

ondeb ha detto...

Ah, equivoco cattedrale spiegato... Vabbè, l'articolo non fa comunque appassionare molto... :)