30 maggio 2008
I vescovi italiani: «Noi pastori dalla parte dei giovani, ma senza sconti» (Muolo)
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«Noi pastori dalla parte dei giovani, ma senza sconti»
I vescovi e le nuove generazioni: «Sì ai grandi eventi ma solo se alimentati da un ascolto quotidiano delle loro necessità»
DA ROMA MIMMO MUOLO
I vescovi italiani stanno dalla parte dei giovani. Senza falsi giovanilismi e senza abbuoni di tipo etico. Ma con un senso di fiducia e l’invito rivolto loro a riscoprire il senso e la bellezza della vita vera. È questo il messaggio che sta emergendo dai lavori della 58ª assemblea generale, il cui argomento principale – come ha ricordato ieri anche il Papa nel suo discorso – è stato quello dell’emergenza educativa. La domanda intorno alla quale si è sviluppata la riflessione è stata quella sulle possibili soluzioni.
Monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, sintetizza in alcuni verbi un possibile itinerario. «Accogliere, incontrare, ascoltare, dialogare, suscitare domande, proporre, introdurre a esperienze concrete». In sostanza, afferma, «in una società come la nostra bisogna avere anche il coraggio dell’inattualità e fare ai giovani proposte forti: il senso della contemplazione, il senso della bellezza di Dio, il senso autentico della vita. Per questo occorre soprattutto la prossimità: da parte della famiglia, della scuola e della comunità ecclesiale».
Educazione in rete, dunque. «Da soli non possiamo fare nulla – ricorda monsignor Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo – La collaborazione con le famiglie è importantissima, così come è importante recuperare una corresponsabilità sociale, anche per contrastare quella sorta di nebbia etica che si è diffusa nella società e che passa attraverso la predicazione di controvalori da parte di certi mass media. Da parte nostra dobbiamo predisporre 'comunitàgrembo', che siano sì accoglienti e nutrienti (la Parola di Dio, i sacramenti, i valori), ma anche che facciano crescere ».
Ed è proprio l’insostituibilità della cosiddetta pastorale ordinaria, che in molti hanno sottolineato durante il dibattito. «Ben vengano le Gmg, ben venga l’Agorà dei giovani – dice monsignor
Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio e in precedenza assistente generale dell’Università Cattolica – l’azione educativa, oltre che di grandi eventi, ha bisogno di essere alimentata dalla continuità e dalla quotidianità. Per questo è necessario riscoprire e potenziare l’associazionismo ecclesiale in tutte le sue forme».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, assistente generale dell’Azione Cattolica e per quasi un decennio direttore dell’Ufficio nazionale di pastorale giovanile. «I vescovi hanno confermato in questa assemblea la loro grande attenzione al mondo giovanile, ma occorre investire energie nella pastorale ordinaria. La stessa missionarietà, l’andare a cercare i giovani nei luoghi in cui vivono, lavorano, si divertono, rischia di restare un fatto episodico, se poi non creiamo le condizioni, perché una volta che decidono di mettere piede in chiesa si sentano accolti adeguatamente».
La conferma viene anche da una diocesi, da questo punto di vista 'di frontiera', come Rimini. «La Chiesa è rimasta l’unica a interloquire con i giovani – dice il vescovo della città rivierasca, monsignor Francesco Lambiasi – e la mia esperienza mi dice che la missione è possibile. In Quaresima abbiamo lanciato un’iniziativa chiamata 'La luce nella notte', offrendo spazi notturni per la contemplazione e la confessione. I giovani sono venuti, ma bisogna curare anche il dopo e far sperimentare loro la bellezza della Pasqua e dell’incontro con il Risorto, inteso ad esempio come morte all’egoismo e rinascita a una vita nuova».
Viene in primo piano, quindi, la responsabilità educativa dei 'grandi'. «Riflettendo sulla crisi dei giovani – fa notare monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro – ci siamo accorti che la vera crisi è quella degli adulti. Mi sono tornate in mente le parole di Bernanos. 'Abbiamo chiesto ragioni di vita e ci hanno mandato a morire sulla Marna' (una delle più terribili battaglie della Grande Guerra). Oggi la Marna sono le stragi del sabato sera, la droga, l’etilismo, le emergenze etiche. Ecco perché noi adulti per primi dobbiamo riprendere coscienza della nostra responsabilità di educatori e ridare ai giovani ragioni di vita. Anzi la ragione per eccellenza che è Cristo».
Responsabilità educativa a tutti i livelli. Monsignor Giovanni Ricchiuti, vescovo di Acerenza ed ex rettore di seminario, insiste sulla necessità di formare i futuri sacerdoti «alla passione educativa per i giovani». «Chi meglio di loro può dire ai ragazzi che la Chiesa li ama? Chi meglio di loro può svolgere il lavoro di formazione degli animatori e di discernimento intelligente dei tanti messaggi che arrivano dalla società? Perciò è necessario impegnarsi anche in questo campo».
Infine monsignor Wilhelm Egger, vescovo di BolzanoBressanone, lancia un messaggio in controtendenza. «Ho notato nella mia diocesi una ripresa dei gruppi e delle associazioni ecclesiali. I giovani vengono volentieri se si sentono accolti. Sta a noi sfruttare adeguatamente questa possibilità».
© Copyright Avvenire, 30 maggio 2008
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