29 maggio 2008
Il Papa alla Cei: "Il dialogo sereno e costruttivo tra le forze vive del Paese aiuti l’Italia ad uscire da un periodo difficile" (Radio Vaticana)
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Il dialogo sereno e costruttivo tra le forze vive del Paese aiuti l’Italia ad uscire da un periodo difficile: così, Benedetto XVI nel discorso ai vescovi italiani, riuniti in assemblea generale
Mettendo a frutto le sue energie migliori che scaturiscono dalla sua grande storia cristiana, l’Italia può uscire dal difficile periodo che sta attraversando: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nel suo appassionato discorso rivolto stamani ai vescovi italiani, ricevuti in udienza nell'Aula del Sinodo, in occasione della 58.ma assemblea generale della CEI. Il Papa si è soffermato su alcuni grandi temi come l’educazione delle nuove generazioni, la difesa dei più deboli, la promozione della vita e della famiglia. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto al Papa dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, e presidente dell’episcopato italiano. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Attraverso l’incontro con Dio, sorgente della speranza che non delude, “è possibile ritrovare una forte e sicura fiducia nella vita”. Benedetto XVI ha parole di incoraggiamento per “l’amata nazione” italiana che attraversa un “periodo difficile” nel quale “è sembrato affievolirsi il dinamismo economico e sociale”. Il Papa rileva che è “diminuita la fiducia nel futuro” mentre “è cresciuto il senso di insicurezza per le condizioni di povertà di tante famiglie”. Tuttavia, aggiunge, si avvertono “con particolare gioia i segnali di un clima nuovo, più fiducioso e più costruttivo”:
“Esso è legato al profilarsi di rapporti più sereni tra le forze politiche e le istituzioni, in virtù di una percezione più viva delle responsabilità comuni per il futuro della Nazione. E ciò che conforta è che tale percezione sembra allargarsi al sentire popolare, al territorio e alle categorie sociali. E’ diffuso infatti il desiderio di riprendere il cammino, di affrontare e risolvere insieme almeno i problemi più urgenti e più gravi, di dare avvio a una nuova stagione di crescita economica ma anche civile e morale”.
Questo clima, prosegue, ha però “bisogno di consolidarsi” altrimenti potrebbe svanire qualora “non trovasse riscontro in qualche risultato concreto”:
"Come Vescovi non possiamo non dare il nostro specifico contributo affinché l'Italia conosca una stagione di progresso e di concordia, mettendo a frutto quelle energie e quegli impulsi che scaturiscono dalla sua grande storia cristiana".
“A tal fine - avverte - dobbiamo anzitutto dire e testimoniare con franchezza" che "nessun altro problema umano e sociale potrà essere davvero risolto se Dio non ritorna al centro della nostra vita”. Una riflessione che porta il Pontefice a soffermarsi sul valore della sana laicità. Occorre, avverte, “resistere ad ogni tendenza a considerare la religione, e in particolare il cristianesimo, come un fatto soltanto privato”:
“Le prospettive che nascono dalla nostra fede possono offrire invece un contributo fondamentale al chiarimento e alla soluzione dei maggiori problemi sociali e morali dell'Italia e dell'Europa di oggi”.
Il Papa elogia l’attenzione rivolta dai vescovi italiani alla famiglia fondata sul matrimonio. Ciò, spiega, soprattutto “per incoraggiare l’affermarsi di una cultura favorevole, e non ostile, alla famiglia e alla vita, come anche per chiedere alle pubbliche istituzioni una politica coerente ed organica che riconosca alla famiglia quel ruolo centrale che essa svolge nella società”.
"Di una tale politica l'Italia ha grande e urgente bisogno"
Come forte, prosegue, deve essere l’impegno “per la dignità e la tutela della vita umana in ogni momento e condizione”:
“Né possiamo chiudere gli occhi e trattenere la voce di fronte alle povertà, ai disagi e alle ingiustizie sociali che affliggono tanta parte dell’umanità e che richiedono il generoso impegno di tutti, un impegno che s’allarghi anche alle persone che, se pur sconosciute, sono tuttavia nel bisogno”.
Naturalmente, aggiunge, “la disponibilità a muoversi in loro aiuto deve manifestarsi nel rispetto delle leggi che provvedono ad assicurare l’ordinato svolgersi della vita sociale sia all’interno di uno Stato che nei confronti di chi vi giunge dall’esterno”. Una parte consistente del suo articolato discorso, Benedetto XVI l’ha dedicata all’educazione delle nuove generazioni. Il Papa è tornato ad affrontare il tema dell’“emergenza educativa”. In una cultura segnata da un “relativismo pervasivo”, è stata la sua constatazione, “sembrano venir meno le certezze basilari, i valori e le speranze che danno senso alla vita”:
“Si diffonde facilmente, tra i genitori come tra gli insegnanti, la tentazione di rinunciare al proprio compito, e ancor prima il rischio di non comprendere più quale sia il proprio ruolo e la propria missione”.
Di conseguenza, avverte, i giovani, “pur circondati da molte e attenzioni e tenuti forse eccessivamente al riparo dalle prove e dalle difficoltà della vita, si sentono alla fine lasciati soli davanti alle grandi sfide che sentono incombere sul loro futuro”. Per i vescovi, rileva, la risposta all’emergenza educativa sta nella “trasmissione della fede alle nuove generazioni” in un contesto non certo facile che “mette Dio tra parentesi e che scoraggia ogni scelta davvero impegnativa”. Ma tanti, è il suo incoraggiamento, sono i carismi presenti nel cattolicesimo italiano:
“E’ compito di noi Vescovi accogliere con gioia queste forze nuove, sostenerle, favorire la loro maturazione, guidarle e indirizzarle in modo che si mantengano sempre all’interno del grande alveo della fede e della comunione ecclesiale”.
Di qui l’esortazione a dare “un più spiccato profilo di evangelizzazione alle molte forme e occasioni di incontro e di presenza” con il mondo giovanile, “nelle parrocchie, negli oratori, nelle scuole”. Il Papa mette quindi l’accento sulla necessità di educatori che siano “testimoni credibili” e che pongano al centro “la piena e integrale formazione della persona umana”. Per questo, avverte, in uno Stato democratico, “che si onora di promuovere la libera iniziativa in ogni campo non sembra giustificarsi l’esclusione di un adeguato sostegno all’impegno delle istituzioni ecclesiastiche nel campo scolastico”.
Benedetto XVI ha concluso il suo discorso elogiando il lavoro dei mass media cattolici che interpretano “nel pubblico dibattito” le “istanze e preoccupazioni” della Chiesa, in maniera “libera e autonoma ma in spirito di sincera condivisione”. Nel suo 40.mo anniversario di fondazione, il Papa ha augurato al quotidiano “Avvenire” di raggiungere un numero crescente di lettori e si è rallegrato per la pubblicazione della nuova traduzione della Bibbia.
Dal canto suo, nell’indirizzo di omaggio, il cardinale Angelo Bagnasco ha messo l’accento sulla “rilevanza pubblica della fede”. Per questo, ha detto il presidente della CEI, “la nostra attenzione pastorale alle questioni etiche non si dissocia mai dalle questioni sociali e viceversa”. Il cardinale Bagnasco ha rammentato che all’assemblea plenaria della CEI si è rivolta una particolare attenzione ai giovani, “su come comunicare a loro la perenne giovinezza del Vangelo, la bellezza della Chiesa”.
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