30 maggio 2008
Il Papa: "Italia, esci dalla crisi" (Lorenzoni)
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Italia, esci dalla crisi.
La gioia di Benedetto XVI per il nuovo e positivo clima politico che il Paese sta vivendo si sposa con l'esortazione del Pontefice a riprendere il cammino con convinzione, ad affrontare i problemi più gravi sul tappeto e ad avviare una nuova stagione di sviluppo economico ma anche sociale e civile della nazione.
Rodolfo Lorenzoni
L'intervento che il Papa ha pronunciato ieri di fronte ai delegati dell'assemblea della Cei è stato un vero e proprio incitamento, un vigoroso invito rivolto all'Italia affinché prenda in mano le redini del suo futuro, così da edificare una società più prospera e al tempo stesso giusta e attenta ai principi e ai valori.
Oggi secondo Benedetto tutto questo è davvero possibile, perché «il clima fiducioso e costruttivo» che si è determinato nella vita politica consente di farlo. E perché questa sensazione di serenità e di ottimismo gli appare ampiamente diffusa nel corpo stesso del Paese, percepita anche nel sentire popolare. Intanto, l'annuncio, la conferma da parte della Segreteria di Stato vaticana di quanto si poteva prevedere nei giorni scorsi: il Papa riceverà in udienza il presidente Silvio Berlusconi il 6 giugno, il giorno successivo alla conclusione del vertice alimentare della Fao sulla sicurezza alimentare che si terrà a Roma. Il premier ha già incontrato Benedetto XVI nell'aprile del 2005. E qualche mese più tardi è stato poi ricevuto dal Papa nel primo incontro ufficiale da presidente col nuovo Pontefice.
Benedetto ha insomma voluto indicare la strada, e anche il modo in cui percorrerla. Cercando di trarre il massimo beneficio dal miglioramento dei rapporti tra le forze politiche.
Prima condizione: prendere molto sul serio l'emergenza educativa e quindi sostenere le scuole cattoliche, ossia le istituzioni che hanno il compito primario di trasmettere quel sapere su cui saldamente si fondano una buona società e una famiglia sana. «In uno Stato democratico che si onora di promuovere la libera iniziativa in ogni campo — ha osservato in proposito il Papa — non sembra giustificarsi l'esclusione di un adeguato sostegno alle istituzioni ecclesiastiche in campo scolastico».
Le scuole cattoliche, accanto alle altre, come centro formativo essenziale per interpretare e guidare le scelte educative delle singole famiglie. Perché «i giovani, fanciulli e adolescenti, pur circondati da molte attenzioni e tenuti forse eccessivamente al riparo dalle prove e dalle difficoltà della vita, si sentono alla fine lasciati soli davanti alle grandi domande che nascono inevitabilmente dentro di loro, come davanti alle attese e alle sfide che sentono incombere sul loro futuro». Per scongiurare un simile scenario il ruolo della istituzione scolastica di impostazione cattolica appare al Papa il mezzo più adeguato.
E poi il tema del corretto rapporto tra religione e vita pubblica, nello spirito di una laicità ben interpretata: infatti la fede, in particolare quella cattolica, non può né deve risolversi in un fatto meramente privato, essa non tollera di essere confinata nella sfera individuale.
Anzi, «le sue prospettive possono offrire un grande contributo al chiarimento e alla soluzione dei maggiori problemi morali e sociali dell'Italia dell'Europa di oggi». E tra le principali prospettive del cattolicesimo di Benedetto c'è la tutela della vita dal concepimento e dalla fase embrionale fino alla morte naturale: sempre e comunque, anche e soprattutto nelle situazioni di malattia e di sofferenza. Quindi la difesa della famiglia fondata sul matrimonio, l'unica atta a garantire con correttezza e profitto la generazione e l'educazione dei figli. Infine l'impegno contro il disagio e le ingiustizie sociali, le quali affliggono tanta parte dell'umanità e richiedono il generoso impegno di tutti; un impegno che si allarghi anche alle persone che, se pur sconosciute, sono tuttavia nel bisogno. Il tutto tenendo sempre al centro Dio. «Il problema fondamentale dell'uomo di oggi resta il problema di Dio — ha spiegato Ratzinger — perché nessun altro problema sociale potrà essere davvero risolto se Dio non ritorna al centro della nostra vita».
Evitando di rinchiudersi nel proprio particolare e aiutando i deboli («anche quelli che arrivano»), sempre nel rispetto delle leggi e dell'ordine. La accoglienza e l'assistenza degli immigrati, dice quindi il Pontefice, avvenga nell'ambito della legalità, unica chiave in grado di garantire l'ordinato sviluppo della società.
«Voi cari sacerdoti conoscete le concrete e reali esigenze perché vivete con la gente» - ha detto il Papa. Ma si è compreso che è anche la classe politica, nella «diletta Nazione italiana», a doversi assumere responsabilità concrete riguardo il bene comune. «Di una politica che incoraggi una cultura favorevole alla vita e alla famiglia l'Italia ha un grande e urgente bisogno», ha ammonito Benedetto.
Il prossimo incontro col presidente del Consiglio sarà probabilmente l'occasione per rinnovare questo auspicio.
© Copyright Il Tempo, 30 maggio 2008
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