10 giugno 2008

CATTOLICI E SOCIETÀ: NOTA SIR


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CATTOLICI E SOCIETÀ: NOTA SIR

Pubblichiamo la nota Sir di questa settimana.

In continuità con il recente intervento all’assemblea dei Vescovi, il Papa continua, al convegno diocesano di Roma, a riflettere sul presente e sul futuro della nostra comunità ecclesiale e civile. Due osservazioni meritano di essere sottolineate: ci offrono infatti suggestioni preziose sul quadro complessivo nel quale ci troviamo ad operare e suscitano un interrogativo: non siamo forse un po’ troppo “vecchi”, come spirito, per rispondere in termini adeguati e creativi alle molteplici sollecitazioni del presente e del futuro?
“E’ diffusa la sensazione, osserva il Papa, che, per l’Italia come per l’Europa, gli anni migliori siano ormai alle spalle e un destino di precarietà e di incertezza attenda le nuove generazioni”. Si accentuano le divisioni, le sperequazioni e si respira aria di crisi, addirittura al di là degli stessi indicatori socio-economici.
Qui è il punto dell’”emergenza educativa” e della “speranza”, i due grandi temi che il Papa presenta alla diocesi ma anche alla società, alla politica, alla cultura. A questa constatazione di invecchiamento – che non risparmia una scienza o una tecnologia che pure sembrano bruciare le tappe - risponde, Benedetto XVI, con il dinamismo dell’amore (“non è la scienza ma l’amore a redimere l’uomo”). Ricorda che è proprio del credente “un atteggiamento di grande fiducia, di tenacia, di coraggio”. Anche se sappiamo che “non possiamo eliminare del tutto la sofferenza dal mondo”, ci sono grandi prospettive di speranza e dunque di azione che si aprono a partire proprio dall’esperienza autentica della vita cristiana, dalla preghiera: “attraverso la preghiera, impariamo a tenere il mondo aperto a Dio e a diventare ministri della speranza per gli altri”. E’ il cuore del discorso di Benedetto XVI: di qui dipende infatti il dinamismo della testimonianza e della missione applicato alle molteplici questioni in agenda, dall’educazione e formazione della persona, alla famiglia e all’accoglienza della vita, alle emergenze del lavoro e della casa, della sicurezza e dalla povertà, fino all’immigrazione, “perché non sia escluso l’immigrato che viene tra noi con l’intenzione di trovare uno spazio di vita nel rispetto delle nostre leggi”. Ecco allora il nuovo ruolo anche civile e politico dei cattolici: dare vita ad un dinamismo concreto e virtuoso di prospettiva, di speranza, di risposta, a partire dalla loro propria identità e così, per contagio, mettere in movimento l’intero quadro sociale. Uscire da una situazione di invecchiamento artificiale, che genera riflessi rinunciatari e una sensazione di dissipazione è possibile ed urgente. Il passo è culturale e spirituale e di conseguenza sociale ed anche economico: nuovi percorsi si delineano e l’esigente e lineare magistero di Benedetto XVI lo indica con precisione.

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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Raffaella, ti suggerisco l'inserimento di un articolo con accenti politici, sul quale si può naturalmente condividere o meno, ma su cui bisogna riflettere. Io confesso che ero attratto dalla figura di Veltroni, vedevo in lui una brava persona con un programma abbastanza condivisibile, poi era una persona nuova: insomma avrei voluto metterlo alla prova come capo del governo. Ma ciò che mi ha fatto cambiare idea immediatamente è stato l'inserimento dei radicali nelle sue liste. Io ravvrividisco quando sento parlare la Bonino (oggi vice presidente alla camera) o Pannella, hanno la possibilità di parlare come tutti, ma le loro offese al Santo Padre, alla Chiesa e ai fedeli non mi vanno giù. E credo che come me tanti cattolici siano "scappati" verso Berlusconi proprio per questo. Siamo incompatibili con i radicali. Altri sono rimasti da veltroni perchè non credono che certi temi etici siano importanti per vivere la fede e altri ritenevano forse che i radicali non avrebbero influito molto.

Ma è possibile che un partito così vicino a tanti italiani tradizionalmente di sinistra moderata o attratti dal carisma di Veltroni abbiano dovuto fare quasi una scelta obbligata per Berlusconi? Credo fermamente che Veltroni, se vuole sopravvivere debba espellere i radicali! Detto molto francamente: io condivido a grandi linee il programma di Berlusconi (tranne il reato di clandestinità che spero venga bloccato), ma se avessi potuto scegliere un'altra persona più responsabile, affidabile, coerente, meno affabulatrice, l'avrei fatto. Ma non c'era: o Veltroni(quindi i Radicali) o Berlusconi o "voto inutile".

Anche se uno non condivide il "mio sentimento politico" creda che capisca cosa voglio dire: Veltroni si è autodistrutto ammettendo i radicali nella sua lista. Molti erano insoddisfatti del governo Prodi (come me), sapevano com'era Berlusconi, rimaneva da scoprire Veltroni al governo, ma con i radicali NO. Quindi nonostante l'incoerenza di Berlusconi me lo tengo perchè almeno rispetta la Chiesa e i cattolici. Ma sono convinto che per un miglior dibattito sia necessario che Veltroni riacquisti fiducia presso i cattolici liberandosi dai radicali. Vorrei cioè che i cattolici non fossero obbligati a votare in una certa maniera, ma che possano entrare nel dibattito pubblico nei maggiori partiti senza la preoccupazione di non rispettare i valori non negoziabili.

l'articolo che proprongo è un commento del recente articolo uscito su famiglia cristiana.

http://www.corriere.it/politica/08_giugno_10/famiglia_cristiana_rischio_scissione_cattolici_pd_a04e42e6-36af-11dd-97b9-00144f02aabc.shtml

Grazie per l'ascolto. marco

Raffaella ha detto...

Grazie della segnalazione, caro Marco :-)
Non appena sara' disponibile l'articolo di Famiglia Cristiana, lo inseriro' nel blog.

mariateresa ha detto...

beh, la presenza dei radicali non è stata certamente un'attrattiva per i cattolici, anche se penso che le ragioni dello sberlone elettorale siano stati anche altri. Chi guarda alla Chiesa come a un punto di riferimento ha accumulato nei due anni di governo Prodi tante di quelle delusioni e tanti di quei calci nei denti che ha fatto il pieno per i prossimi 10 anni. Pensiamo solo all'atteggiamento della stampa "amica" del governo , chi ha spulciato tutti i giorni i giornali come Raffaella sa cosa volgio dire. Tutti i giorni ce n'era una nuova. Quindi, quando ci sono state le elezioni , troppe vicende erano troppo vicine.Il fatto dell'.Uuniversità La Sapienza è stata la mazzata finale: hanno mandato avanti un gruppetto di studenti marionetta mentre degli pseudointellettuali da due soldi montavano la vicenda con la raccolta di firme. I giornali amici, in primis Repubblica, che tenevano evidente bordone agli studenti (anche se in modo ipocrita) eppoi la bella trovata del governo di suggerire al Papa di darsi malato.
Insomma un certo elettorato prima di votare si è chiesto: ma devo proprio schiacciarmeli contro lo stipite della porta?