23 giugno 2008

L’ultimatum del Vaticano ai ribelli di Lefebvre: pace se accettate il Concilio (Tornielli)


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L’ultimatum del Vaticano ai ribelli di Lefebvre: pace se accettate il Concilio

di Andrea Tornielli

Nei rapporti tra Santa Sede e lefebvriani è iniziato il conto alla rovescia: entro il prossimo 28 giugno la Fraternità San Pio X, fondata dall’arcivescovo francese insofferente verso la riforma liturgica post-conciliare, dovrà infatti decidere se accettare le cinque condizioni proposte dal Vaticano per rientrare nella piena comunione con Roma.
Alcuni giorni fa il superiore dei lefebvriani, il vescovo Bernard Fellay, si è incontrato con il cardinale Darío Castrillón Hoyos, presidente della commissione «Ecclesia Dei», che si occupa per conto di Benedetto XVI della trattativa con il gruppo tradizionalista. Fellay, che in precedenza aveva scritto al Papa chiedendo la revoca della scomunica comminata da Giovanni Paolo II nel 1988 a Lefebvre e ai quattro nuovi vescovi che egli aveva voluto consacrare senza il consenso della Santa Sede (tra i quali Fellay stesso), ha ricevuto una lettera con i cinque punti fissati dal cardinale e ne discuterà durante prossimo capitolo della Fraternità, che si svolgerà a fine mese.

Mai come in questo momento le trattative sono giunte in prossimità di un accordo che sanerebbe il mini-scisma venutosi a creare ormai vent’anni fa permettendo il pieno rientro dei lefebvriani nella comunione cattolica.

Tra i punti che la Santa Sede chiede di sottoscrivere ci sarebbero, secondo le indiscrezioni raccolte, l’accettazione del Concilio Vaticano II e la dichiarazione della piena validità della messa secondo la liturgia riformata: due condizioni che già Lefebvre aveva sottoscritto con l’allora cardinale Joseph Ratzinger nel 1988.

Il Vaticano, da parte sua, offre al gruppo tradizionalista un inquadramento canonico simile a quello dell’Opus Dei, vale a dire una «prelatura», che permetterebbe alla Fraternità di continuare le sue attività e di formare i suoi seminaristi.

La marcia di riavvicinamento era cominciata nel 2000, quando i lefebvriani fecero un pellegrinaggio giubilare a Roma. Ne seguì una brevissima udienza concessa da Papa Wojtyla a monsignor Fellay e l’inizio delle lunghe e laboriose trattative con il cardinale Castrillón. Molte cose sono però cambiate da allora. I lefebvriani chiedevano, prima di fare qualsiasi passo verso l’accordo, che venisse liberalizzato l’antico messale preconciliare caduto in disuso dopo la riforma liturgica.
Il nuovo Papa, Benedetto XVI, particolarmente sensibile a questi temi, un anno fa ha pubblicato il Motu proprio che dichiara la piena cittadinanza dell’antica messa permettendola in ogni parrocchia, sottraendo di fatto al vescovo la possibilità di proibirla.

L’applicazione delle nuove direttive papali non è stata facile, ci sono molte resistenze – alcune clamorose, com’è noto – ma è fuori dubbio che dichiarando l’esistenza di un rito romano straordinario (quello antico) e uno ordinario (quello riformato), il Papa ha autorizzato in tutta la Chiesa e senza restrizioni la celebrazione tridentina.

Inoltre, Ratzinger ha reintrodotto la croce al centro dell’altare, ha cominciato a distribuire la comunione ai fedeli inginocchiati, ha ripristinato paramenti antichi: tutti segnali che vanno nella direzione di sottolineare la continuità della tradizione.
Condizioni così favorevoli per un rientro nella piena comunione, con tutta probabilità non si ripeteranno più. Molti fedeli, ora che hanno ottenuto la messa in rito antico, non comprendono il perché la Fraternità non faccia pace definitivamente con Roma. I lefebvriani si sono resi conto di quanto sta avvenendo, anche se Fellay ha qualche problema di resistenze interne. La scelta è se accordarsi e rientrare nella piena comunione con la Santa Sede, oppure rimanere un piccolo corpo separato con il rischio di trasformarsi in un gruppuscolo settario e ininfluente.

© Copyright Il Giornale, 23 giugno 2008 consultabile online anche qui.

Preghiamo affinche' si ristabilisca la piena comunione fra la Fraternità San Pio X e la Chiesa di Roma.
Il motu proprio Summorum Pontificum incontra moltissime (troppe!)resistente e, in alcune diocesi, ne e' vietata addirittura l'applicazione.
Accettiamo benevolmente i Cattolici "di ritorno" perche' le divisioni non fanno certo bene alla Chiesa.
Dispiace che le resistenze maggiori provengano proprio dall'interno, cioe' dall'episcopato, ma forse la chiave di volta puo' essere proprio il rientro dello scisma
.
R.

Il supertradizionalista scomunicato dal Papa

Marcel Lefebvre è nato a Tourcoing, in Francia, il 29 novembre 1905 ed è morto a Martigny il 25 marzo 1991, all’età di 86 anni. Consacrato vescovo nel 1947 poi arcivescovo dal 1948 fu fondatore nel 1970 di un movimento tradizionalista organizzato con una propria gerarchia ecclesiastica, la Fraternità Sacerdotale San Pio X, che si opponeva duramente alle riforme apportate dal Concilio Vaticano II, e in particolar modo della soppressione della Messa di rito tridentino. Sospeso a divinis dal 1976 e scomunicato da Giovanni Paolo II il 30 giugno 1988. Lefebvre è sepolto a Ecô-
ne, in Svizzera. Sulla sua tomba è scritto: «Vi ho trasmesso ciò che ho ricevuto».

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