3 giugno 2008
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Pellegrini alla tomba di Pietro. Come nell'antica Roma
Dieci metri sotto la basilica vaticana è possibile ripercorrere la stessa strada che conduceva alla sepoltura dell'apostolo, tra file di tombe romane uscite intatte dagli scavi. L'ultimo restauro è di pochi giorni fa. Una meraviglia di arte, di storia, di fede
di Sandro Magister
ROMA, 3 giugno 2008 – Immaginiamo che sia notte, come nella foto qui sopra. Stiamo percorrendo una stradina affiancata da tombe romane del II e III secolo dopo Cristo. Siamo sulle prime pendici del Colle Vaticano. A poca distanza c'è l'imponente obelisco che sorgeva al centro dello stadio di Caligola e Nerone.
Lì fu martirizzato l'apostolo Pietro. E lungo questa stradina sorge il "trofeo" che segna il luogo in cui fu sepolto.
Proprio così. L'unica cosa inesatta è che non è notte. E quel cielo buio è il pavimento della basilica di San Pietro, sotto la quale stiamo camminando.
Quando nel IV secolo l'imperatore Costantino costruì la basilica, volle che il piano dell'abside poggiasse proprio sopra la tomba dell'apostolo. E per portare allo stesso livello anche la navata coprì di terra tutte le tombe che da quella di Pietro si susseguivano in leggera discesa in direzione del fiume Tevere. Nel Cinquecento, al posto della basilica costantiniana e a un livello più alto fu costruita una nuova basilica più grande, l'attuale. In ogni caso, per sedici secoli nessuno scavò sotto il pavimento della basilica.
Fu Pio XII, nel 1939, a dare il via all'esplorazione archeologica. E in pochi anni furono riportate alla luce non solo la tomba di Pietro, sotto l'altare maggiore della basilica, ma anche altre 22 tombe allineate lungo l'antica stradina, per un tratto di circa 70 metri, una decina di metri al di sotto della navata centrale della chiesa.
Nel 1998 le autorità vaticane ordinarono il restauro e la valorizzazione della necropoli scavata sotto la basilica di San Pietro.
L'ultima delle tombe restaurate è stata inaugurata pochi giorni fa, mercoledì 28 maggio. È la più grande e sontuosa tra quelle tornate alla luce. Fu edificata poco dopo la metà del II secolo, quando l'imperatore era Marco Aurelio, da un'importante famiglia romana, quella dei Valerii. Oltre alle statue di membri della famiglia, di filosofi e di divinità, spiccano la testa leggiadra di una fanciulla e quella in stucco dorato di un bambino col caratteristico ciuffo di Iside.
Le 22 tombe della necropoli sono quasi tutte pagane, con tracce di culti orientali. L'unica interamente cristiana è quella dei Iulii. Nella sua volta risplende un meraviglioso mosaico che raffigura Cristo come Sole ed Apollo, mentre ascende al cielo su una quadriga di cavalli bianchi, reggendo il globo terrestre nella mano sinistra. Alle pareti, si distinguono le immagini del Buon Pastore, di Giona inghiottito dal mostro marino e di un pescatore che getta tra le onde l'amo al quale un pesce abbocca mentre un altro fugge, simbolo delle anime che possono accogliere o rifiutare la salvezza.
Ciò che più impressiona, di questo sepolcreto, è che esso è quasi intatto. È com'era poco prima che Costantino lo interrasse. Percorrendolo, si ricalcano i passi degli antichi cittadini di Roma, ma anche di quei pellegrini che si recavano a pregare alla tomba dell'apostolo Pietro. La preistoria della basilica di San Pietro è nei mattoni, nei marmi, nelle statue, nelle scritte, nelle decorazioni di questa antica strada tra le tombe, fino al luogo della sepoltura del pescatore di Galilea divenuto apostolo di Cristo e morto martire nella capitale del più grande impero del mondo.
Risalito in superficie, nella basilica e nella piazza, il pellegrino vedrà che questo percorso dall'antica Roma al cristianesimo prosegue unitario. Il nuovo impero è quello del perdono di Gesù a tutti gli uomini, mediato dalla Chiesa. Dalla sommità della facciata della basilica di San Pietro, come da una tribuna, il Salvatore e i santi guardano l'ovale del nuovo circo disegnato dal colonnato del Bernini, con al centro lo stesso obelisco presso cui l'apostolo fu crocifisso. Circo aperto "urbi et orbi", alla città e al mondo intero.
Il restauro della tomba dei Valerii è stato curato dalla Fabbrica di San Pietro e in particolare dal direttore dei lavori di conservazione della necropoli, Pietro Zander.
È durato dieci mesi ed è stato eseguito da Adele Cecchini e Franco Adamo, grandi specialisti in restauri di opere antiche, in Italia, in Egitto, a Gerusalemme.
Le spese sono state sostenute dalla Fondazione Pro Musica e Arte Sacra fondata e presieduta da Hans-Albert Courtial, la stessa che organizza ogni autunno, a Roma, splendidi concerti di musica sacra nelle basiliche papali, con i Wiener Philarmoniker come ospiti fissi:
Pro Musica e Arte Sacra
Grazie ai contributi suoi e di altri benefattori, la Fondazione ha consentito negli ultimi anni il restauro di importanti opere d'arte presenti nelle basiliche romane. Ultimato quello della tomba dei Valerii, gli interventi in corso riguardano il ciborio marmoreo dell'altare maggiore della basilica di San Paolo fuori le Mura, il coro ligneo della basilica di San Giovanni in Laterano e l'organo della chiesa di Sant'Ignazio di Loyola.
La più affascinante guida illustrata alla necropoli sotto la basilica vaticana è la seguente:
Pietro Zander, "La Necropoli sotto la Basilica di San Pietro in Vaticano", Fabbrica di San Pietro ed Elio de Rosa editore, Roma, 2007, pp. 136.
Le visite guidate agli scavi si effettuano ogni giorno dalle ore 9 alle 18, ad esclusione della domenica e dei giorni festivi in Vaticano.
Per la particolare collocazione del sito nei sotterranei della basilica e per le sue ridotte dimensioni è consentito l’accesso agli scavi solo a un limitato numero di persone di età superiore ai quindici anni.
L’autorizzazione alla visita va richiesta alla Fabbrica di San Pietro per fax (+39.0669873017) o per e-mail (scavi@fsp.va), indicando il numero delle persone, la lingua, le date disponibili e un recapito per la risposta.
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