30 gennaio 2008

Il Papa nel Messaggio per la Quaresima: «La società dell'immagine rischia di snaturare la carità»


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«La società dell'immagine rischia di snaturare la carità»

CITTÀ DEL VATICANO C'è il rischio, immersi nella «moderna società dell'immagine», di trasformare persino l'elemosina in una «occasione per porre in evidenza noi stessi».

Per questo il Papa, mentre dice «grazie a Dio» per tutti coloro che «lontano dai riflettori della società mediatica» compiono «azioni generose di sostegno al prossimo in difficoltà», ammonisce che andare in aiuto di chi è nell'indigenza «è un dovere di giustizia, prima ancora che un atto di carità», visto che «noi non siamo proprietari bensì amministratori dei beni che possediamo».

E la carità cristiana non è «semplice filantropia».
Benedetto XVI (che tra l'altro ieri ha incontrato l'arcivescovo di York, John Senamu) lo afferma nel messaggio per la Quaresima 2008, intitolato «Cristo si è fatto povero per voi», pubblicato ieri.
La presentazione del messaggio alla stampa ha inoltre dato al cardinale Paul Cordes, presidente del Pontificio Consiglio «Cor Unum», l'occasione per chiedere maggior attenzione a che le agenzie internazionali destinino la maggioranza dei fondi alle opere e non a stipendi e spese interne: in alcuni casi, ha denunciato, il 50 per cento delle offerte va in amministrazione anzichè in carità.
Nel messaggio il Papa analizza in particolare il significato dell'elemosina, che con la preghiera e il digiuno è uno degli «specifici impegni» che la Chiesa propone ai cristiani per il periodo di preparazione alla Pasqua.
Constatato «quanto sia forte la suggestione delle ricchezze materiali, e quanto netta debba essere la nostra decisione di non idolatrarle» il Papa sottolinea che «l'elemosina ci aiuta a vincere questa costante tentazione, educandoci a venire incontro alle necessità del prossimo e a condividere con gli altri quanto per bontà divina possediamo».
Il Papa rimarca poi che secondo l'insegnamento evangelico, noi non siamo proprietari, bensì amministratori dei beni che possediamo: essi quindi non vanno considerati come «esclusiva proprietà» ma come mezzi per «farsi provvidenza verso il prossimo». E nei «Paesi in cui la popolazione è composta in maggioranza da cristiani» Benedetto XVI ritiene che la responsabilità di questi sia «ancora più grave» «di fronte alle moltitudini che soffrono nell'indigenza e nell'abbandono». Presentando il messaggio papale il cardinale Cordes ha criticato il fatto che «nei bilanci strutturali delle istituzioni assistenziali» i costi amministrativi «a volte sono sorprendentemente alti» e in alcuni casi «rappresentano poco meno del 50 per cento delle offerte». Cordes ha precisato che le due Fondazioni che fanno capo a Cor Unum invece limitano al 3 per cento tali costi, cosicchè il 1997 per cento delle offerte si traduce in opere di carità.
Cordes ha anche annunciato che il prossimo giugno si terrà in Messico un ritiro per gli operatori cattolici delle Americhe, tenuto da padre Raniero Cantalamessa, sui risvolti di fede della carità. «La Caritas non è la Croce Rossa – ha detto il cardinale – e bisogna reagire al secolarismo che permea la mentalità dello sviluppo: chi lavora per le Caritas deve approfondire la dimensione evangelica».

© Copyright Eco di Bergamo, 30 gennaio 2008

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