28 gennaio 2008
Il Papa: "Ogni progresso scientifico sia anche progresso d'amore"
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Ogni progresso scientifico sia anche progresso d'amore: l’esortazione di Benedetto XVI ai partecipanti al Convegno interaccademico su “L’identità mutevole dell’individuo”
L’identità dell’uomo, in relazione con il Suo Creatore, e il progresso scientifico sono stati i temi forti del discorso che Benedetto XVI ha pronunciato stamani in Vaticano. Occasione, l’udienza ai partecipanti al Convegno su “L’identità mutevole dell’individuo”, promosso dalla Accademia delle Scienze di Parigi e dalla Pontificia Accademia delle Scienze. L’indirizzo di saluto al Papa è stato rivolto dal cancelliere dell’Istituzione scientifica parigina, Gabriel de Broglie. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Nella nostra epoca, in cui lo sviluppo delle scienze attrae e seduce per le possibilità che offre, è importante più che mai educare le coscienze dei nostri contemporanei, affinché la scienza non divenga il criterio del bene”: è il richiamo di Benedetto XVI, che nel suo discorso ha ribadito che l’uomo va “rispettato come il centro della creazione”. L’uomo, è stata la sua esortazione, “non sia oggetto di manipolazioni ideologiche, né di decisioni arbitrarie, né dell’abuso dei più forti sui più deboli”. Tanto più, ha rilevato, di fronte ai “pericoli dei quali abbiamo conosciuto le manifestazioni nel corso della storia umana e in particolare nel XX secolo”:
Toute démarche scientifique doit aussi être une démarche d’amour...
Ogni sviluppo scientifico, ha detto il Papa, deve anche essere un progresso d’amore, chiamato a mettersi al servizio dell’uomo e dell’umanità. Amore di cui Gesù è il modello per eccellenza. Nel momento in cui le “scienze esatte, naturali ed umane” hanno conseguito prodigiosi progressi sulla conoscenza dell’uomo e dell’universo, ha aggiunto, bisogna rifuggire dalla tentazione di “circoscrivere totalmente l’identità dell’uomo”, che ha “un suo mistero proprio” . “Nessuna scienza – ha affermato – può dire chi è l’uomo, da dove viene e dove tende”:
L’homme est toujours au-delà de ce que l’on en voit
L’uomo, è stata la sua riflessione, “è sempre oltre ciò che si vede e si percepisce attraverso l’esperienza”. Ignorare la domanda sull’essere uomo, ha avvertito, “porta inevitabilmente a rifiutare la ricerca oggettiva sull’essere nella sua integralità”. E così, “non si è più capaci di riconoscere le fondamenta sulle quali riposa la dignità dell’uomo, di ogni uomo, dallo stato embrionale alla morte naturale”. In questa ricerca, ha costatato, la filosofia e la teologia possono essere d’aiuto “nel percepire l’identità dell’uomo che è sempre in divenire”.
L’homme n’est pas le fruit du hasard...
“L’uomo non è frutto del caso – è stato il monito del Papa - né di un fascio di convergenze e determinismi e neppure d’interazioni fisico-chimiche”. L’uomo è un essere che gode di una libertà che nel tener conto della sua natura trascende quest’ultima. Una libertà che è “segno” del mistero dell’alterità che distingue questa natura. Come sottolineava Pascal, ha detto il Papa, “l’uomo supera infinitamente l’uomo”. Il mistero dell’uomo è “segnato dall’alterità”. L’uomo è creato da Dio, “è amato e fatto per amare”. In quanto uomo, ha ribadito, egli non è mai “chiuso in se stesso” ma è portatore d’alterita e sin dalle sue origini è in interazione con gli altri esseri umani. La libertà, “propria dell’essere umano”, ha proseguito, fa sì che gli uomini “possano orientare la propria vita verso un fine”. Attraverso gli atti che compie, ha aggiunto, “l’uomo può dirigersi verso il bene al quale è chiamato per l’eternità”. E’ questa libertà che dà un senso all’esistenza dell’uomo:
Dans l’exercice de son authentique liberté...
“Nell’esercizio della sua libertà autentica, la persona realizza la propria vocazione” e “conferisce forma alla sua identità profonda”. Sempre nell’esercizio di questa libertà, ha avvertito, l’uomo “esercita la propria responsabilità”. In questo senso, ha rilevato, “la dignità particolare dell’essere umano è al tempo stesso un dono di Dio” e una promessa di avvenire. L’uomo, ha detto, porta con sé una capacità specifica, posta in lui da Dio “come un sigillo”: “discernere ciò che è bene”. Mosso da questa capacità, “l’uomo è chiamato a sviluppare la sua coscienza” a condurre la sua esistenza “fondandola sulle leggi essenziali: la legge naturale e quella morale”. Benedetto XVI ha concluso il discorso augurando agli scienziati di seguire le orme di San Tommaso d’Aquino, di cui oggi si celebra la memoria, nella ricerca della verità.
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