30 gennaio 2008
IL MESSAGGIO PER LA QUARESIMA: ELEMOSINA, IL PAPA SPIAZZA ANCORA
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IL MESSAGGIO PER LA QUARESIMA
ELEMOSINA IL PAPA SPIAZZA ANCORA
DAVIDE RONDONI
Come uno che, mentre la folla si dirige in un senso, va dall’altra parte. E però, mostrando il volto alla folla controcorrente, ridesta in coloro che lo osservano qualcosa di grande: un desiderio, un ricordo. Sembra questo il destino del cristiano di oggi. Lo si vede anche leggendo il messaggio per la Quaresima di Benedetto XVI.
Mentre tutti parlano di crisi economica, di difficoltà a guadagnare abbastanza, di sprechi della politica e di prezzi alle stelle per il gas come per i quadri d’arte, ecco che il Papa si mette a parlare dell’elemosina. Ancora prendendo in contropiede, ma ancora rammentando a tutti qualcosa di essenziale.
Senza l’essenziale, infatti, ogni preoccupazione anche legittima e giusta – come quella di cavarsela con i soldi – rischia di trasformarsi in ansia quasi patologica degli individui e della società. Perciò, mentre tutti si preoccupano dei soldi, il Papa ci parla dell’elemosina. Di quel gesto che si compie per aiutare il povero e per rammentarsi che non siamo padroni della vita e dei suoi beni. E per ricordarci quella verità straordinariamente semplice e che però spesso dimentichiamo: c’è più soddisfazione nel donare che nel ricevere. Il che equivale a dire che la natura umana è fatta per amare.
Senza la gioia di donare, una società non riesce a far fronte nemmeno alla necessità dello sviluppo e della crescita. L’elemosina è un gesto realista, non eccezionale. Realista perché prende atto che il bisogno dei poveri intorno a noi è tale che tante nostre pretese e lamenti suonano spesso addirittura indegni. E si tratta di un gesto non eccezionale, perché dovrebbe avvenire, come ricorda il Vangelo, senza che la mano sinistra sappia cosa fa la destra.
Il Papa, dopo aver ricordato che i beni ci vengono dati per aiutare tutti, insiste sul rischio di quel che chiamerei 'carità-spettacolo'. Ovvero, la tendenza in una società dell’immagine a usare anche un’opera di elemosina per avere un tornaconto di autopromozione. Mentre, insiste con pacata fermezza Benedetto XVI, la carità implica l’atteggiamento interiore e, dunque, discreto di una conversione a Cristo. L’elemosina fatta con il cuore gonfio di vanagloria è fuori del Vangelo. Fare la carità non è filantropia strombazzata ai quattro venti. Gesù come esempio di carità non porta l’azione eccezionale di qualche filantropo, ma il gesto dell’unica moneta donata al tempio dalla vedova povera. Lei a Dio offre tutto di sé, certi filantropi danno il surplus e a patto che si parli molto di loro.
Il Papa, nel suo messaggio, ricorda quei tanti che nel nostro popolo in modo discreto, a volte anonimo, aiutano il prossimo. L’Italia dei bisognosi, dei veri indigenti – di qualunque razza –, deve la propria sussistenza molto di più a tante persone come la 'vedova povera' che a Istituzioni e a filantropi da spot televisivo.
Con sano realismo, il cardinale Cordes, presentando il documento papale, ha inoltre richiamato il fatto che negli organismi ecclesiali dedicati alla carità la percentuale delle offerte raccolte usata per le spese amministrative oscilla tra il 3% e il 9%, mentre in tante istituzioni filantropiche si arriva a volte al 50%.
Di recente, anche alcuni noti uomini di cultura si sono interrogati su che cosa significhi aiutare il prossimo. Un grande scrittore, penna di punta di un grande quotidiano laico (e laicista), Pietro Citati, ha raccontato del suo normale gesto di elemosina. Non lo ha fatto certo per vanagloria, ma per ricordare quanto tali gesti semplici formano la qualità della vita e dell’anima. Nel più fine intellettuale come nel più illetterato. Infatti la Quaresima di cui parla il Papa è proposta a tutti. Momento in cui ci si scopre poveri tutti. E bisognosi tutti, mendicanti di Cristo e dei fratelli.
© Copyright Avvenire, 30 gennaio 2008
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1 commento:
Si, è proprio vero, il papa, parlando dell'elemosina spiazza tutti. Ma di per sè la quaresima è un momento che i cristiani avvertono come un periodo normalissimo eppure vissuto davvero sembrerebbe assurdo perchè periodo delle rinunce. E se si parla di rinunce al giorno d'oggi ti guardano male tutti. E al tempo stesso è facile vedere come la gente sia immersa in un flusso continuo e stia perdendo la testa. Oggi sono stato in comune per delle pratiche. Coda di un'ora, ho provato a guardarmi dall'esterno come fossi un passante. Vedevo gente che andava e veniva, che litigava, che parla, parla, che scrive a computer quasi impazzita e i computer che non vanno e senza computer non si fa più nulla, le impiegate che sbuffano, guardano l'orologio continuamente...
C'è bisogno di Dio. Questo è la Quaresima: riconsiderare di nuovo che c'è qualcuno lassù che ci ama. E grazie a Dio abbiamo un Papa che ci scuote. Chi lo ascolta lasciando un po' da parte i pregiudizi presto si accorge come il messaggio di Cristo sia anticonvenzionale, ma l'unico che funziona davvero a distanza di 2000 anni! Marco
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