26 gennaio 2008
Il Papa: è la preghiera che rende possibile il cammino per l’unità (Avvenire)
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Il Papa: è la preghiera che rende possibile il cammino per l’unità
DA ROMA MIMMO MUOLO
«Fratelli, siate sempre lieti, pregate interrottamente, in ogni cosa rendete grazie». Le parole della Lettera ai Tessalonicesi risuonano nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, grazie a suor Ellen Donahue, superiora generale delle Suore francescane dell’Espiazione, Congregazione fondata da padre Paul Wattson, l’inventore dell’Ottavario (poi diventato Settimana) di preghiera per l’Unità dei Cristiani. Da quella sua prima iniziativa è passato esattamente un secolo (l’Ottavario si svolse dal 18 al 25 gennaio 1908) e Benedetto XVI invita a prendere coscienza del grande cammino percorso, pur senza dimenticare «le debolezze e i peccati che impediscono ancora la piena comunione dei cristiani». «Rendiamo grazie a Dio per il grande movimento di preghiera che, da cento anni, accompagna e sostiene i credenti in Cristo nella loro ricerca di unità – afferma il Pontefice – La barca dell’ecumenismo non sarebbe mai uscita dal porto se non fosse stata mossa da quest’ampia corrente di preghiera e spinta dal soffio dello Spirito Santo ».
Ecco perché come tema di questa Settimana del centenario è stata scelta la frase di San Paolo «pregate continuamente », che viene letta anche nel corso della celebrazione dei Vespri, presieduta dal Pontefice alla presenza di numerosi rappresentanti ecumenici e di una gran numero di fedeli.
Gremito il piazzale antistante la Basilica, gremito anche l’interno della Basilica. E i presenti non mancano di tributare a Benedetto XVI, al suo arrivo, e poi anche al termine dei Vespri, sonori e affettuosi applausi.
Il Papa, nel suo discorso (del quale Avvenire pubblica ampi stralci) ringrazia tutti e in maniera particolare i delegati delle Chiese sorelle. Ci sono, tra gli altri, l’arcivescovo metropolita d’Italia e Malta, Gennadios, in rappresentanza del Patriarcato di Costantinopoli, il vescovo John Flack, rappresentante dell’arcivescovo di Canterbury presso la Santa Sede, padre Aren Shahenian della Chiesa Armena Apostolica di Etchmiadzin, il pastore Matthias Fricke Zieseniss della Comunità evangelica luterana di Roma, il tenente colonnello Massimo Pavone, responsabile per l’Italia dell’Esercito della Salvezza, e Val- do Bertalot, segretario generale della Società Biblica in Italia e il reverendo Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese di Ginevra.
Ed è proprio quest’ultimo, insieme con il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, a rivolgere – all’inizio della celebrazione – un breve saluto al Papa, nel quale sottolinea «il bisogno di unità di fronte alle sfide contemporanee della povertà, delle malattie, delle emergenze ambientali ».
Benedetto XVI risponde ricordando che «la partecipazione a questa preghiera è espressione tangibile dei legami che ci uniscono in Cristo». Ed è proprio sulla preghiera che il Pontefice mette l’accento, riecheggiando ancora una volta le parole di San Paolo. «Non esiste – sottolinea – un ecumenismo genuino che non affondi le sue radici nella preghiera». Infine il Papa fa riferimento all’apertura dell’anno Paolino che si svolgerà «in questa storica Basilica», il prossimo 28 giugno. «Che il suo instancabile fervore nel costruire il Corpo di Cristo nell’unità – auspica riferendosi all’Apostolo – ci aiuti a pregare incessantemente per la piena unità di tutti i cristiani».
© Copyright Avvenire, 26 gennaio 2008
Gremito il piazzale antistante la Basilica, gremito anche l’interno della Basilica. E i presenti non mancano di tributare a Benedetto XVI, al suo arrivo, e poi anche al termine dei Vespri, sonori e affettuosi applausi.
Abbiamo notato tutti la grande folla di ieri. Peccato che i giornaloni abbiano fatto orecchi da mercante :-))
R.
Ecumenismo, cent’anni di gratitudine
ROMA. «È quando i cristiani pregano insieme» che «il traguardo dell’unità appare più vicino». Perciò il Papa ha espresso ieri gratitudine per i cento anni di ecumenismo spirituale che hanno radicalmente cambiato (in meglio) il volto del dialogo fra le varie confessioni cristiane.
Con queste espressioni Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il Gruppo misto di lavoro formato da membri del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani e del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Il Pontefice ha parlato del contributo all’ecumenismo offerto in particolare dalla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che egli stesso ha poi concluso nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Nella preghiera, ha ricordato infatti, la presenza di Gesù è resa più evidente da alcuni segnali concreti. Tra questi «una profonda armonia della mente e del cuore».
«Siamo in grado di guardare alle vicende in un modo nuovo e di rafforzare la nostra determinazione a superare ciò che ci tiene separati», ha aggiunto. Proprio da questa certezza, dunque, scaturisce la gratitudine che Benedetto XVI ha espresso nei riguardi delle «molte persone che in questi cento anni hanno cercato di diffondere la pratica dell’ecumenismo spirituale attraverso la preghiera comune, la conversione del cuore e la crescita nella comunione». Gratitudine per il «movimento ecumenico», alimentato anche dalla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. E naturalmente aperto apprezzamento per la collaborazione che da oltre 40 anni lega la Chiesa cattolica e il Consiglio Mondiale delle Chiese e che «ha offerto – ha riconosciuto il Pontefice – una vivida espressione della comunione già esistente tra i cristiani». Il Gruppo misto, ha affermato Benedetto XVI, «ha lavorato assiduamente per rafforzare il 'dialogo della vita', che il mio predecessore, Papa Giovanni Paolo II, aveva chiamato il 'dialogo della carità'. Anche noi rendiamo grazie per il dialogo ecumenico, che ha prodotto frutti abbondanti nel secolo scorso. La ricezione di tali frutti è di per sé un importante passo avanti nel processo di promozione dell’unità dei cristiani, e il Gruppo misto di lavoro – ha concluso – è particolarmente adatto a studiare e a incoraggiare questo processo».
© Copyright Avvenire, 26 gennaio 2008
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