29 gennaio 2008
Perché ha sbagliato chi ha cacciato Papa Ratzinger dalla Sapienza (Lagrotta)
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Perché ha sbagliato chi ha cacciato Ratzinger
di IGNAZIO LAGROTTA*
C'erano un volta dei luoghi, delle istituzioni culturali finalizzate alla didattica e all'attività di ricerca: queste erano le università. Infatti, per quanto in tutto il mondo siano esistite istituzioni di questo tipo che possono farsi risalire all'Accademia platonica e alla Schola medica salernitana, oltre che ai vari simposi culturali presenti in Grecia (i più celebri dei quali sono l'etería di Alceo e il tíaso di Saffo), il termine università designa un preciso modello culturale. La Sapienza, Università di Roma, è proprio una di queste istituzioni, anzi una delle più antiche, in quanto nacque a Roma il 20 aprile 1303, proprio, ironia della sorte, per volontà di un Papa. Andare alle origini del sistema delle università consente di ricollegarci alle ragioni della nascita di tali istituzioni che dovrebbero essere luogo aperto di elezione del sapere e delle eccellenze.
Invece la recente esclusione di Papa Benedetto XVI, del teologo Ratzinger, dal tenere un intervento alla Sapienza di Roma dietro invito del Rettore, in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Accademico, è non solo assurda ma mortificante. Non esiste alcuna plausibile giustificazione del comportamento di un certo numero di magistri che hanno contestato l'invito del prof. Ratzinger in nome di una mal invocata libertà di non ascoltare.
Proprio sulle ragioni del diniego vorrei brevemente soffermarmi per delinearne l'inconsistenza dogmatica. Le due argomentazioni prospettate risiedono, da un lato, nella paventata lesione della libertà di non ascoltare, che sarebbe stata lesa dall'intervento del Papa, dall'altro, nella presunta modestia dello spessore accademico dello stesso prof. Ratzniger. La prima argomentazione avrebbe come presupposto il dovere d'ufficio di partecipazione all'inaugurazione dell'Anno Accademico da parte dei docenti, talché il presunto "dovere" determinerebbe la lesione della "libertà di non ascoltare" degli stessi, ai quali, evidentemente, non sarebbe dato di non partecipare, anche come manifestazione del loro dissenso. Che un docente debba, per doveri d'ufficio, partecipare necessariamente all'inaugurazione dell'Anno Accademico non convince, atteso che alcuna sanzione è prevista per la mancata partecipazione, tanto è vero che l'assenza neppure deve essere giustificata, a differenza della mancata partecipazione, ad esempio, ai Consigli di Facoltà o di Dipartimento.
La verità è che abbiamo assistito impotenti ad una modesta minoranza che ha imposto alla quasi totalità dei docenti della "Sapienza" di non ascoltare un collega, qual è il prof. Ratzinger, ed, a quest'ultimo, di non tenere il suo discorso con grave lesione di un diritto a tutti riconosciuto come inviolabile.
Si badi bene, sulla base di un pregiudizio: infatti qualunque fosse stato l'oggetto di quel discorso, comunque non sarebbe andato bene. Non per i contenuti, non conosciuti, ma per l'autorità di chi lo pronunciava. Si tratta, come è evidente, di una censura preventiva di un pensiero e, quindi, dell'anticamera dell'ignoranza. La negazione stessa dell'istituzione universitaria.
*Presidente Club Liberal Levante Bari
© Copyright Corriere del Mezzogiorno, 29 gennaio 2008
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