6 giugno 2008

Quando il Papa piace ai laici (Battista)


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IMMIGRAZIONE

QUANDO IL PAPA PIACE AI LAICI

di PIERLUIGI BATTISTA

Q uesta volta Papa Ratzinger è piaciuto ai laici.

E siccome è piaciuto ai laici, in quest’occasione non si sono sentite le consuete vibrate proteste contro l’indebita «interferenza» vaticana o contro l’inammissibile «intromissione» ecclesiastica negli affari di uno Stato geloso della propria laicità.

Non un proclama. Nemmeno una voce, se non quella solitaria dei radicali cui, si sa, non difetta la coerenza. Eppure i retroscena politici sono concordi nel riconoscere alla moral suasion esercitata dal Vaticano uno dei motivi che hanno indotto il premier Berlusconi, alla vigilia dell’incontro con Benedetto XVI, a sfumare la sua posizione sul reato di immigrazione clandestina. Del resto se, come sembra, i retroscena dicono il vero, non sarebbe una cattiva notizia.

Che il capo del governo, su una materia anch’essa, come usa dire, eticamente sensibile, ascolti il parere di un’autorità morale come la Chiesa cattolica (per poi decidere in piena autonomia) è un segno di attenzione culturale non banale.

Un’attenzione estesa ai pareri dell’opposizione, degli organismi internazionali, di tutto il mondo culturale su un tema così fondamentale per la dignità umana da richiedere sensibilità, una durezza mai disgiunta da un minimo di pietas , una soluzione pragmatica e non l’esibizione di un vessillo ideologico.

Parlare con la Chiesa (come con tutti) dunque si può. Ascoltarne i suggerimenti (come quelli di tutti) non è in quanto tale sintomo di lesa laicità. Riconoscerne l’autorevolezza non è un segno di subalternità neoclericale.

Proprio il silenzio di questi giorni, se confrontato al clamore che ha accompagnato casi analoghi, significa però che il riconoscimento di un tale principio è soggetto alle volubili intermittenze della ragion politica.

Che il tener conto delle obiezioni della Chiesa per poi decidere nel pieno rispetto del carattere laico dello Stato è una regola buona solo a seconda delle convenienze.

Se è infatti legittimo il monito cattolico sulla riduzione della semplice clandestinità a reato passibile di sanzioni carcerarie, come possono diventare illegittimi i suoi interventi su altre materie sulle quali lo Stato deve legiferare? Se la Chiesa dice la sua sul trattamento degli immigrati clandestini, o sull’amnistia, oppure sulla spedizione italiana in Iraq (su temi insomma sempre molto cari alla sinistra), è giusto fare attenzione, e se invece interviene sull’aborto, o sull’eutanasia, allora bisogna fermamente rintuzzare l’attacco allo Stato laico?

Questo doppio standard nasce dalla difficoltà di ammettere che non esistono leggi dello Stato eticamente «neutrali», sulle quali l’intervento della Chiesa sarebbe arbitrario, e altre così cariche di valori morali da permettere anche alla Chiesa di esprimersi. Il modo di trattare i clandestini o la difesa intransigente della pace avrebbero una valenza morale. Ma non l’aborto, l’eutanasia, rubricate a intangibile sfera dei «diritti civili» e, perciò, in quanto tali di esclusiva pertinenza della sfera laica.

Invece il diritto di intervento culturale e morale da parte dell’autorità cattolica non può essere dimezzato, sebbene una regola molto semplice faccia fatica a imporsi in Italia: nella discussione sui valori che ispirano le leggi ogni voce è libera, ma nella decisione è invece libero lo Stato.

Da oggi, forse, c’è una ragione in più per sostenerla.

© Copyright Corriere della sera, 6 giugno 2008 consultabile online anche qui.

Perfetto! C'e' una grandissima ipocrisia in Italia per cui la Chiesa puo' parlare solo se fa comodo.
Enno'! O puo' parlare sempre o deve tacere...sempre!
Prendiamo atto di questo clima (vero?) di dialogo e prepariamoci a citare questo articolo ogni volta che individui piu' o meno isolati si sentiranno in dovere di attaccere e/o offendere il Papa
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Raffaella

2 commenti:

mariateresa ha detto...

Cara amica, io credo che alcuni siano irredimibili.Hanno un riflesso condizionato e non possono farci niente. Battista è sempre stato molto attento e obiettivo su questa questione, il suo editoriale è una conferma. Ma tutti gli altri laici che cercano sempre "la gamba tesa" ce li teniamo ancora per un bel po'.
Portiamo pazienza.

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella, che evento, questo articolo che ho letto stamani nella home page del sito del Corriere! Te lo stavo per segnalare, poi per fortuna mi sono accorta che lo avevi già inserito nel blog. Bella e giusta bacchettata ai "soliti noti", atei, agnostici, scettici e perchè no, anche "cattolici adulti".