17 giugno 2008
Ratzinger a Brindisi davanti a 70mila fedeli parla anche di accoglienza: no al pietismo sì alla solidarietà (Unità)
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Ratzinger a Brindisi davanti a 70mila fedeli parla anche di accoglienza: no al pietismo sì alla solidarietà
Un porto che sappia accogliere, che «sappia proteggere dalle tempeste che minacciano la fede e i veri valori». E non solo Brindisi e la Puglia, ma l’Italia, l’Europa e il mondo intero. Si affida a Maria, «porto di salvezza per tutta l’umanità» papa Benedetto XVI che da Brindisi, la città pugliese «lembo d’Europa proteso nel Mediterraneo, tra Oriente e Occidente», terra di pace, di accoglienza e di dialogo, lancia la sua invocazione durante la recita dell’Angelus, con la quale ha concluso la celebrazione solenne tenutasi ieri mattina sulla banchina di sant’Apollinare al porto, alla quale hanno partecipato settantamila fedeli giunti da tutta la regione. Un messaggio ad un tempo preoccupato - dalla messa in discussione della difesa assoluta della vita e della famiglia tradizionale - e di speranza. Usa il valore simbolico del porto, «approdo sicuro» e sospirato dopo una navigazione difficile, «luogo di accoglienza, di riparo e di sicurezza», ma anche «di partenze, di progetti e di aspirazioni, di futuro», Ratzinger per tornare a rivolgersi ai giovani pugliesi e di tutto il Sud: «Permetta alle giovani generazioni di prendere il largo senza paura per affrontare con cristiana speranza il viaggio della vita». Un futuro che sia di pace. È l’altro tema affrontato dal pontefice che ha ricordato la funzione di comunicazione verso il Mare Mediterraneo e verso l’Oriente ricoperta storicamente da Brindisi che le ha avvalso anche riconoscimenti internazionali. «Per questo ospita anche una base delle Nazioni Unite, che svolge una funzione importante sotto il profilo umanitario» ha ricordato. Pace vuole dire soprattutto «cooperazione tra i popoli che fanno corona al Mediterraneo, antica culla di civiltà, e quelli del Vicino e Medio Oriente» ha ribadito Ratzinger.
Chiede azioni positive e concrete il pontefice che ha stigmatizzato «l’indifferenza» che talvolta impedisce agli Stati di prevenire i conflitti o di esplorare le vie diplomatiche più idonee per ricomporli. Lo fa richiamando il suo recente intervento all’Assemblea Onu a New York.
«L’azione della comunità internazionale e delle sue istituzioni, supposto il rispetto dei principi - afferma - che sono alla base dell’ordine internazionale, non deve mai essere interpretata come un’imposizione indesiderata e una limitazione di sovranità. Al contrario, è l’indifferenza o la mancanza di intervento che recano danno reale». «Ciò di cui vi è bisogno - insiste - è una ricerca più profonda di modi di prevenire e controllare i conflitti, esplorando ogni possibile via diplomatica e prestando attenzione ed incoraggiamento anche ai più flebili segni di dialogo o di desiderio di riconciliazione».
In una terra che ha saputo accogliere profughi e immigrati papa Ratzinger ha voluto chiarire come debba essere intesa la «compassione cristiana» cui sono chiamati la Chiesa ed i fedeli. «Non pietismo, ma solidarietà. Non assistenzialismo, ma condivisione». È questo «lo stile cristiano» che apre a una reale speranza verso il futuro» ha assicurato.
r.m.
© Copyright L'Unità, 16 giugno 2008
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