30 aprile 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 30 aprile 2007 (1)


In questo post non viene narrato il reato in se', ma le reazioni della CEI e del Vaticano e quelle del mondo politico (queste ultime assolutamente inadeguate anche perche' non unanimi).
Mi consola il fatto che FINALMENTE i Cattolici si stanno svegliando e, forse, la persecuzione contro la Chiesa e il Papa fa parte del misterioso disegno di Cristo per strapparci dal torpore in cui eravamo precipitati negli ultimi decenni
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Raffaella

Vedi anche:

Rassegna stampa del 30 aprile 2007


E il cardinale Ruini: risponderemo forte e chiaro

Luigi Accattoli

CITTÀ DEL VATICANO —« Solidarietà totale» all'arcivescovo Angelo Bagnasco, accompagnata dall'avvertimento che se c'è «volontà di intimidire» gli uomini di Chiesa, loro parleranno «in modo ancora più forte e più chiaro» .

Il cardinale Camillo Ruini commenta così, con il Corriere della Sera, l'ultima minaccia anonima all'arcivescovo che dal 7 marzo è il suo successore alla presidenza della Cei. «Ovviamente è un gesto inqualificabile che probabilmente nasconde una volontà di intimidire» afferma il cardinale Vicario del papa per la città di Roma. «Di fronte a questo gesto — dice ancora — è evidente una solidarietà totale, che va al di là del gesto stesso e che non viene soltanto dai vescovi o dal solo mondo cattolico, ma che è molto più vasta». Conclusione dell'uomo che ha guidato per 16 anni la Conferenza episcopale italiana: «Di fronte a ogni tentativo di intimidire, è bene che tutti sappiano che parleremo, se necessario, in modo ancora più forte e più chiaro».
Ritroviamo in queste parole il tono dell'omelia per i morti di Nassiriya (novembre 2003), quando Ruini disse con riferimento ai terroristi: «Non fuggiremo davanti a loro». Parole che sono poi riecheggiate in quest'altre: «La Chiesa non si lascia intimidire», pronunciate dal segretario della Cei Giuseppe Betori nel settembre del 2005, dopo che lo stesso Ruini era stato contestato a Siena da un gruppo sinistrorso, durante la cerimonia di consegna di un premio della «Fondazione Liberal».
Anche le parole «parleremo chiaro e forte» e «parleremo ancora più chiaro» le abbiamo ascoltate più volte dal cardinale Ruini e quelle di ieri ci dicono che egli è l'uomo combattivo e tenace di sempre, benché oggi non parli più a nome della Cei. Il primo segnale che viene da questa sua dichiarazione è che egli non minimizza l'ennesima minaccia all'arcivescovo Bagnasco, come erano sembrati fare — nel primo pomeriggio di ieri — la curia di Genova e «ambienti vicini alla Cei». In questa sua lettura forte dell'episodio, Ruini concorda con quanto sempre ieri ha dichiarato il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, che invitava l'Italia a «sostenere» Bagnasco e a «non lasciarlo solo».
I due uomini di Chiesa che hanno più voce sulla scena italiana e vaticana danno dunque la stessa interpretazione reattiva e polemica di un episodio che invece altri — nella stessa Chiesa — tendono a minimizzare, forse più per prudenza che per convinzione. Probabilmente la concordanza dei cardinali Ruini e Bertone è da ritenere spontanea, più che frutto di una consultazione. Ma è altrettanto probabile che ambedue — diretti collaboratori del papa — risentano della preoccupazione di Benedetto XVI per il clima che si sta creando in Italia in materia di pronunciamenti della Chiesa che toccano materie politiche. Né va dimenticato che una delle scritte apparse sui muri di Genova diceva «***** al papa».
C'è infine da rilevare un'altra assonanza significativa tra le parole dei due cardinali che più di frequente parlano con il papa: ambedue tendono a promuovere — intorno all'arcivescovo Bagnasco — un'ampia solidarietà: Bertone sollecitando il «sostegno» dell'Italia, Ruini segnalando come già in atto un appoggio «molto più vasto» di quello cattolico.

Corriere della sera, 30 aprile 2007


Prodi: atti che non vanno tollerati Rutelli: si vuole limitare la Chiesa

Il presidente del Consiglio ha telefonato al capo della Cei Casini: i vescovi non si faranno intimidire. Fi: minaccia ignobile

ROMA — Arriva la solidarietà da tutti i partiti. Dall'Unione come dal centrodestra. Ma riesplode anche la polemica su laicismo e anticlericalismo. È in questo modo che è stata accolta dai politici di maggioranza e di opposizione la notizia della lettera con il bossolo indirizzata al presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco.
Per il presidente del Consiglio, Romano Prodi, si tratta di «atti di stupidità e di intimidazione che non devono essere tollerati». Solidarietà che il premier esprime direttamente al capo dei vescovi italiani, raggiungendolo per telefono in serata. Il presidente della Margherita, Francesco Rutelli, esprime il suo «disgusto per il tentativo da parte di frazioni estremiste e violente di limitare la libertà della Chiesa cattolica». E mette in guardia dal minimizzare certi avvertimenti: «Guai a dare spazio a certi gesti, guai — ripete — a sottovalutarli».
I diessini, con una nota, parlano di «gesto grave e inaccettabile, da respingere senza esitazioni, che colpisce, oltre al destinatario, al quale va espressa piena solidarietà, le ragioni del dialogo, la vera leva attraverso la quale è cresciuta la coscienza civile del nostro Paese». Comunica tutta la sua «solidarietà» a Bagnasco, «per il vile gesto di cui è stato vittima», anche il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio. E il radicale Daniele Capezzone parla di «episodio da condannare e indice di un clima davvero brutto».
Ma, sempre all'interno del centrosinistra, ad evidenziare il clima di scontro che si è venuto a creare è il ministro della Giustizia, Clemente Mastella: «Siamo di fronte ad un elemento quasi di un ideologismo e ad un laicismo fortemente esasperato». I senatori teodem Luigi Bobba e Paola Binetti invitano «a bloccare questo proliferare di manifestazioni che rivelano un anticlericalismo ideologizzato di cui temiamo i possibili rigurgiti». Il socialista Roberto Villetti difende però manifestazioni come quella promossa dalla Rosa nel Pugno «il 12 maggio a piazza Navona per ricordare la vittoria del referendum sul divorzio».
Anche dalla Casa delle Libertà ci si mobilita per commentare le nuove minacce all'arcivescovo di Genova. Interviene subito Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi: «Siamo vicini a monsignor Bagnasco, fatto oggetto ancora una volta di un'ignobile minaccia e gli esprimiamo tutta la nostra solidarietà». Pier Ferdinando Casini si dichiara comunque «certo» che «la Chiesa italiana non si farà intimidire da queste provocazioni». Il leghista Roberto Calderoli se la prende duramente con il governo. Claudio Scajola, Fi, presidente del Copaco: «Tutti devono fare la loro parte per evitare che questo clima di odio e di intolleranza degeneri in azioni ancora più eclatanti. Un Paese costretto a mettere sotto scorta un rappresentante della Chiesa non è un paese civile».

Corriere della sera, 30 aprile 2007

Non e' vero che tutti i partiti hanno espresso solidarieta' a Mons.Bagnasco. Ecco qui:

"E´ un intollerabile atto di stupidità"
Prodi telefona a Bagnasco durante la messa. Berlusconi: ignobile minaccia

Il rabbino capo Di Segni: siamo vicini al presidente della Conferenza episcopale

ALBERTO CUSTODERO

ROMA - «È un atto di stupidità e di intimidazione che non deve essere tollerato». Il presidente del Consiglio Romano Prodi dà voce all´indignazione del mondo politico all´ultimo atto - il proiettile di pistola spedito via posta - della campagna di intimidazione cominciata un mese fa contro il presidente della Cei, monsignor Angelo Bagnasco, all´indomani della sua dura presa di posizione contro le unioni di fatto. Dopo Prodi (che ieri sera al telefono ha espresso la sua solidarietà a Bagnasco, dopo avere provato a chiamarlo nel pomeriggio, quando però l´arcivescovo stava celebrando una messa), è stato il vicepremier Francesco Rutelli a manifestare «disgusto per il tentativo, da parte di frazioni estremiste e violente, di limitare la libertà della Chiesa cattolica». Dura anche la posizione del ministro dell´Ambiente, il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio: «Sono gesti che avvelenano la democrazia».
Ma se la solidarietà del mondo politico è stata quasi unanime (va registrato il silenzio di Pdci e Prc), il nuovo episodio di minaccia ha provocato un inevitabile scontro tra laici e cattolici delle due coalizioni. Per i senatori teodem della Margherita Luigi Bobba e Paola Binetti «sono fatti sempre più frequenti e aggressivi che non possono essere attribuiti ad una mano isolata o ad un burlone in cerca di visibilità». Non manca, del resto, chi, tra i cattolici a destra come a sinistra, se la prende con il clima di «esasperato laicismo» che fa da contorno a questi episodi». Su questa posizione si sono schierati nel centrosinistra il ministro della Giustizia, Clemente Mastella («siamo di fronte ad un elemento quasi di un ideologismo e un laicismo fortemente esasperato»), e il socialista Roberto Villetti, capogruppo della Rosa nel Pugno («i laico-terroristi cercano d´inquinare il confronto che è il sale della democrazia»). E nel centrodestra Maurizio Ronconi, vicepresidente dei deputati dell´Udc, secondo il quale «nel Paese sta prevalendo un laicismo livoroso assai preoccupante perché un governo altrettanto laicista non riesce ad arginarlo e, anzi, con alcune componenti, lo incoraggia». Se dall´opposizione il presidente dei senatori di Fi Renato Schifani invita al dialogo («la classe politica deve evitare contrapposizioni di piazza che rischierebbero di favorire chi conosce solo l´arma della violenza»), e il presidente del Copaco, Claudio Scajola, chiede di «evitare che il clima di odio degeneri», Roberto Calderoli, della Lega, vicepresidente del Senato, getta invece benzina sul fuoco. «Purtroppo - ha dichiarato il senatore leghista - solo in un Paese in cui si inneggia alle Brigate Rosse, e chi è al Governo, forse perché eletto anche con quei voti, tace e si ostina a tacere, possono accadere cose del genere». Berlusconi, attraverso il suo portavoce Paolo Bonaiuti, ha fatto sapere di «essere vicino a Bagnasco, oggetto di una ignobile minaccia», mentre Andrea Ronchi, portavoce di An, «ha denunciato al ministro dell´Interno Amato questo clima di intimidazione». In serata, infine, è arrivata, per voce del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, «la solidarietà umana, civile e religiosa degli ebrei romani per l´atto vergognoso e vigliacco di cui è stato vittima monsignor Bagnasco».

Repubblica, 30 aprile 2007


IL POLITOLOGO

Baget Bozzo: è il segno dell'anticlericalismo dilagante

Roberto Zuccolini

ROMA — Don Baget Bozzo, lei che è di Genova e che conosce a fondo la città, ci può dire che cosa sta succedendo?

«Non credo verosimile che le minacce a monsignor Bagnasco possano portare ad un reale pericolo per la sua persona. Detto questo, però, hanno fatto bene a rafforzare la sua scorta. Perché Genova è una città particolare».

In che senso?

«È sempre stata una città rossa. Dal dopoguerra in poi è stata teatro a più riprese di manifestazioni anche violente. Ed è il luogo in cui le Brigate Rosse cominciarono ad uccidere negli anni Settanta. Ma a preoccuparmi, e tanto, è soprattutto un'altra cosa».

Quale?

«Sul fronte dell'anticlericalismo e dell'avversione alla Chiesa stiamo assistendo ad una vera e propria deriva di carattere generale, parallela a certe battaglie politiche».

Vuole dire la battaglia sui Dico?

«Sì, ma non solo. È molto significativo che ad esprimere accenti anticlericali non siano più soltanto i radicali e l'estrema sinistra. È in atto una saldatura di questi gruppi con i ceti più alti della società. Mi ha molto colpito il fatto che a Strasburgo i socialisti europei hanno chiesto la censura per Bagnasco, poi evitata grazie all'intervento del presidente del Parlamento Pöttering».

E in Italia?

«Da qui al Family Day tutto è possibile. Anche per la radicalizzazione di una parte importante della sinistra, tra cui i socialisti di Boselli».

Anche lei è stato socialista.

«Ma allora era diverso. Guardi, lo stesso Boselli non era certamente lo stesso. Me lo ricordo, a quei tempi non aveva questi accenti laicisti. Il Psi di Craxi era un'altra cosa. E non era così anticlericale neanche Pannella. La verità è che c'è una marea anticristiana che monta in Europa, un sentimento anticattolico che tocca gli strati più alti come quelli più estremi della società».

E a che cosa porterà?

«Non lo so: è difficile prevedere con esattezza che cosa accadrà, ma siamo di fronte ad un fenomeno da non sottovalutare. Ormai la violenza non tocca più solo la politica, bensì la parte che si può definire simbolica della società. Quindi anche la Chiesa».

Corriere della sera, 30 aprile 2007


Unico obiettivo: distruggere

di Paolo Del Debbio

La pallottola recapitata a monsignor Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, non è assolutamente da prendere sotto gamba. Né questa né le minacce di morte precedenti. Lo sarebbero, forse, se non si respirasse, in Italia, almeno da due anni, dal tempo del referendum sulla procreazione assistita, un clima pesante con episodi di vera e propria intolleranza nei confronti della gerarchia cattolica, Papa compreso. Ma non è così. Purtroppo.

Il Giornale ha difeso spesso il diritto di parola dei vescovi italiani anche durante la presidenza del cardinale Camillo Ruini. Spesso ci si è trovati davanti a delle critiche che non erano indirizzate al contenuto di quello che dicevano i vescovi ma al fatto stesso che i vescovi parlassero. Su questioni etiche avrebbero dovuto tacere perché così avrebbero rispettato la laicità dello Stato.

In questo clima creato da affermazioni sbagliate, da concezioni sbagliate, certamente questi fatti che hanno riguardato il presidente della Cei, non c'è da stare allegri. Altrimenti, vi sembra possibile che discutendo sui Dico si possa arrivare alle minacce di morte? Evidentemente questi presunti terroristi vogliono colpire la sua vita, la sua esistenza, più che i contenuti che esprime. È l'esistenza di Bagnasco che deve essere eliminata, più che la sua parola.

Ma perché tutto questo? La storia è vecchia. Almeno dal '68 in poi. L'obiettivo è l'annientamento di tutto ciò che è considerato un ostacolo alla instaurazione sulla terra di un’utopia mai precisata nei suoi contenuti positivi, ma molto precisa e feroce negli obiettivi da distruggere. La estrema banalità della categoria di tutto ciò che è borghese unitamente a tutto ciò che è capitalistico (e globalizzato), alla fine, è il pugno di mosche che rimane in mano a chi voglia approfondire il pensiero di questi signori. Niente di più. Ma questo deve costituire un motivo in più di preoccupazione. Perché tanto meno le proprie idee possono reggere al confronto con gli altri e alla razionalità, tanto più chi le pota avanti diviene violento.

L'ingresso a pieno titolo della Chiesa cattolica e dei suoi pastori negli obiettivi terroristici rivela la voglia distruzione e di annichilimento totale che arriva fino alle radici di un popolo. Combattere contro la Chiesa significa combattere contro le radici del popolo italiano. Distruggere tutto, fin dalle origini. D'altra parte, due anni fa, nelle scelte referendarie per la procreazione assistita, il popolo italiano si trovò - diciamo così - più d'accordo con la Chiesa che non con gli altri. Ma questo non conta. Per chi deve portare avanti un’idea (cialtrona) dotata solo della forza della violenza quello che conta non è cosa pensa il popolo, ma distruggere chi la pensa diversamente da loro. Per questo occorre massima vigilanza. Per rispetto alla persona di monsignor Bagnasco. E anche per rispetto al patrimonio che egli rappresenta per il nostro Paese.

Il Giornale, 30 aprile 2007


Intervista

Il cardinale Herranz

“Mandanti morali? I partiti che creano odio verso la Chiesa”

GIACOMO GALEAZZI


CITTÀ DEL VATICANO


«Teniamo gli occhi aperti e forniamo alla polizia le informazioni utili per la sicurezza di monsignor Bagnasco, ma i fondamentalisti anticlericali e laicisti non credano, con le loro intimidazioni, di far indietreggiare o tacere la Chiesa». La Digos ha appena consegnato il pacco minatorio agli esperti della scientifica e, nei Sacri Palazzi, ad analizzare l’«emergenza-Genova» è il cardinale Julián Herranz, fino al mese scorso ministro vaticano della Giustizia, ora presidente della Commissione Disciplinare della Curia Romana.

Il capo della Chiesa italiana è finito nel mirino dell’estremismo politico. Come si sta muovendo la Santa Sede?

«Ciò che sta accadendo a Genova non viene sottovalutato. Non drammatizziamo i segnali pur inquietanti: suscitare clamore è il primo obiettivo di settori ultraminoritari e non rappresentativi della società italiana. Però si tiene conto anche degli ambienti e degli orientamenti che stanno dietro l’emergenza e i fenomeni violenti. E’ indubbio che stiamo registrando un clima di intolleranza e fanatismo antiecclesiale, quindi per rafforzare la sorveglianza viene garantita la massima collaborazione alle forze dell’ordine da parte del clero e del laici».

Con quali effetti?

«I violenti non riusciranno ad impedire al presidente della Cei di far sentire la sua voce nella sfera pubblica. La fede non è solo un fatto privato e la disponibilità al martirio è insita nella nostra missione di pastori. Io sono vicinissimo a Bagnasco e mi sento profondamente unito a lui. Gli ricordo che abbiamo un dogma stupendo: la comunione dei santi. L’intera Chiesa, tutto il popolo di Dio lo accompagna. Esiste un fondamentalismo islamico con il braccio del terrorismo. E un fondamentalismo laicista ugualmente antirazionale e antidemocratico. E’ senza un barlume di civiltà attaccare gli interventi pubblici della Chiesa, come accade da mesi sui Dico».

Vede «mandanti morali» delle minacce?

«Alcuni partiti, a furia di gridare all’ingerenza ecclesiastica, creano odio verso la Chiesa e istigano le frange estremiste. Questi sono i risultati. Addolora e preoccupa vedere come i politici che sono l’espressione in Parlamento del laicismo non condannino apertamente questi gesti di vergognoso squadrismo. Solo oggi si è mosso qualcosa. Chi semina odio, arma la mano del fondamentalismo ideologico più violento. Si vuole tenere la Chiesa sotto tiro, ma si ottiene l’effetto opposto. Non temiamo il martirio. L’ultimo secolo è stato quelli con il maggior numero di martiri».

Che effetto fa in Curia vedere il presidente della Cei super-scortato?

«Crea motivata preoccupazione. La sorveglianza è competenza della polizia ed è stato giusto raddoppiare la scorta. Il pericolo è reale e va contrastato in maniera efficace. Siamo di fronte a un’ondata di totalitarismo che ricorre a minacce di ogni tipo per spegnere la nostra voce. La Chiesa, però, non tace e non fa marcia indietro. Né ora né mai. Bagnasco e gli altri pastori continueranno a illuminare le coscienze e ad indicare le esigenze della fede cristiana. La Chiesa non verrà ridotta al silenzio per timore. Vogliono far scomparire, oltre all’idea di Dio, la dimensione religiosa della persona. Puntano ad una fede confinata nella coscienza, senza riflessi nella vita personale, familiare e sociale».

E’ una strategia?

«Cercano di intimidire la Chiesa con modalità che rievocano tristi esperienze che speravamo superato per sempre. Dà fastidio una Chiesa che manifesta, scende in piazza e difende la propria fede».

La Stampa, 30 aprile 2007

Io aggiungere ai partiti che fomentano l'odio anche alcuni mass media che tentano la stessa operazione. La mia speranza e' che gli uni e gli altri abbiano presto un sonoro smacco morale :-)

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