30 aprile 2007

Rassegna stampa del 30 aprile 2007


Cari Amici, come era prevedibile, oggi i giornali dedicano le prime pagine al tentativo di intimidazione nei confronti di Mons. Bagnasco, della Chiesa e del Papa. Tentativo, ovviamente, destinato a fallire anzi, semmai, a rafforzare la missione della Chiesa stessa.
Ieri abbiamo tanto criticato i media che sono responsabili di avere riportato male (probabilmente in malafede) alcune affermazioni del Presidente della CEI, di avere enfatizzato le prime scritte sui muri e di avere scatenato il processo di emulazione!
Bene! Stamattina, per non cadere nel circolo vizioso della profezia che si autoalimenta, ho deciso di inserire un paio di articoli su questo argomento, pubblicati da due quotidiani agli antipodi per ideologia. Verranno ignorati gli articoli con la descrizione di cio' che avvenuto. Non mi soffermo sul reato in se' per non fare pubblicita' a questi terroristi o pseudo tali.
Mi interessano molto di piu' i commenti e gli editoriali sull'argomento e, sicuramente, le reazioni di Vescovi e del Vaticano. Ci sara' da "ridere" perche' qualcuno ha trovato il modo di attribuire comunque la colpa di cio' che e' successo al Papa ed alla CEI...complimenti!
A questo post seguiranno altri.

Raffaella


Proiettile per posta a Bagnasco Bertone: l´Italia lo sostenga
La Cei: gesto irresponsabile, noi non alimentiamo scontri

MARCO POLITI

CITTA´ DEL VATICANO - Una pallottola recapitata in busta al presidente della Cei Angelo Bagnasco, un fremito d´orrore in Vaticano e nell´intero episcopato italiano. «Bisogna che l´Italia sostenga monsignor Bagnasco e non lo lasci solo», esclama scosso il Segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone. «Un fatto assurdo e brutale», gli fa eco l´ex ministro degli esteri papale cardinale Silvestrini.
Una minaccia così non si era mai vista nell´intera storia repubblicana, neanche nelle stagioni più aspre e conflittuali tra Chiesa e società al tempo dei referendum sul divorzio e sull´aborto, neanche - tornando più indietro con la memoria - all´epoca delle scomuniche contro i seguaci del comunismo staliniano.
Monsignor Bagnasco non avrebbe nemmeno voluto che la notizia fosse pubblicizzata, ma alla fine è trapelata. Venerdì la busta è arrivata in arcivescovado a Genova: dentro, un vecchio proiettile (anzi, per la precisione, un bossolo) assieme a una foto di Bagnasco ritagliata da un giornale e deturpata da una svastica tracciata a mano. In gran riserbo, secondo una linea che si è imposto da settimane, il presidente della Cei ha incontrato il questore di Genova.
Poi, ieri, la notizia è esplosa. Ed è stata un´ondata di solidarietà. Telefonate da tutta Italia all´arcivescovo. Ma neanche ieri, nel vivo delle attestazioni di solidarietà e delle polemiche sulle responsabilità del gesto teppistico, il presidente della Cei ha voluto cambiare atteggiamento. Da parte sua non è venuto nessun annuncio e nessuna protesta. «Contro monsignor Bagnasco ci sono solo piccole frange di esaltati», si è limitato a dire il portavoce dell´arcivescovado di Genova.
In una lunga telefonata tra Bagnasco e Betori, segretario generale della Cei, è stato concordato che va mantenuta la linea di profilo basso, anzi bassissimo. La Conferenza episcopale non vuole esasperare gli animi, il vertice della Chiesa invita ad una condotta pacata e ribadisce la sua volontà di dialogo con chiunque.
«L´Italia non lasci solo monsignor Bagnasco» è il commento spontaneo del cardinale Bertone, nel tardo pomeriggio, di ieri, all´uscita dalla messa celebrata in una chiesa di Roma. E´ una reazione istintiva, che affida alla sensibilità popolare la difesa della Chiesa e dei suoi esponenti. «Di più non posso dire. Io sono amico di monsignor Bagnasco e anche tra noi due ci sosteniamo vicendevolmente», conclude il cardinale. Dal suo letto d´ospedale, dov´è ricoverato a Milano, il vicepresidente della Cei, monsignor Luigi Benigno Papa, trasmette a Bagnasco una «preghiera di sostegno e vicinanza».
Ma la parola d´ordine è: non enfatizzare. «Non vogliamo sollevare polveroni - confidano a Repubblica dal quartiere generale della Cei - soprattutto se si trattasse di un mitomane». Betori decide nel primo pomeriggio che non va fatto nemmeno un comunicato. Solo una dichiarazione targata diplomaticamente "fonti autorevoli vicine alla Cei".
L´orientamento è chiaro: «Il fatto di Genova - viene affermato - è un gesto intimidatorio che si commenta da sé». Fa parte di un clima di «incomprensibile eccitazione». E non è intenzione della Cei «enfatizzare oltre misura questo ennesimo gesto irresponsabile». Lapidario il commento finale: «Non è intenzione della Chiesa alimentare alcuna forma di scontro, che non è mai stato cercato». Il vertice della Cei auspica che prevalgano il buon senso e le ragioni del dialogo.
Da Genova, il direttore del settimanale diocesano don Grilli ribadisce che Bagnasco è uomo mitissimo, pronto a dialogare con chiunque: «Basta che lo chiamino e lui va».
Eppure, nonostante l´autocontrollo esercitato ad ogni livello dell´istituzione ecclesiastica, lo choc è forte negli ambienti ecclesiali. Il cardinale Silvestrini, che nei suoi ottant´anni e più ha visto tanti passaggi della storia d´Italia, confessa che «neanche in quei mesi del 1945 quando in Emilia prelevavano e uccidevano dei sacerdoti, c´era un simile atteggiamento di minaccia diffusa contro i vescovi e la Chiesa». Il porporato sente sorpresa per questo scoppio di «violenza irrazionale che rompe ogni argine» e invoca anche lui come Bertone solidarietà per Bagnasco e ciò che rappresenta. «E´ un fatto tremendamente grave», afferma Silvestrini. «Condanna del gesto e vicinanza al presidente della Cei - aggiunge - ma è anche necessario che Chiesa e società convergano per superare un clima in cui si manifestano minacce così assurde». Guai se si lascia incancrenire la situazione, sottolinea.
A Milano il cardinale Tettamanzi sta seguendo con particolare apprensione gli attacchi al suo successore nella diocesi genovese. «Speriamo fortemente - dicono i suoi collaboratori - che si tratti di un matto».

Repubblica, 30 aprile 2007

Caro Politi, come mai e' cosi' stupito? Come mai oggi ostenta quasi solidarieta' nei confronti di Bagnasco? Non mi e' sfuggita la citazione di Tettamanzi (colui che Lei, Politi, avrebbe voluto al posto dell'attuale Presidente della CEI), ma io mi chiedo: perche' fingere di stupirsi per il clima che si e' venuto a creare?
Quando i media alimentano gli equivoci e riportano informazioni gonfiate e/o false, e' chiaro che le conseguenze non si fanno attendere.
Io non mi stupisco per quanto e' accaduto. Cio' che mi stupisce e' il finto stupore dei media e dei politici, che, oggi, corrono a solidarizzare con Bagnasco non ammettendo le proprie responsabilita'.
E' un vero peccato che cio' che e' accaduto dopo Ratisbona non abbia insegnato nulla. Anche allora i media enfatizzarono una frase della lectio del Papa, facendo credere che fosse contro l'islam. Che cosa successe? Manifestazioni di piazza, manichini bruciati, bandiere tedesche date alle fiamme e una suora innocente uccisa.
Non stupiamoci...impariamo!

Raffaella


Minacce a Bagnasco, ora arriva un proiettile e nell'Unione si litiga

di Ferruccio Repetti

Genova - Dopo le scritte intimidatorie sui muri della cattedrale, ecco la busta con un bossolo di proiettile e foto segnata dalla svastica: le minacce a monsignor Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, saranno pure «frutto di esaltati» o - come dichiara il portavoce della Curia genovese, Carlo Arcolao - «di frange molto piccole e psicologicamente labili», ma intanto si moltiplicano. E la questura del capoluogo ligure dimostra di non sottovalutarle, decidendo anzi di rinforzare la scorta già assegnata al presule nei giorni scorsi.

Tanto più a poche ore dall’episodio di intolleranza avvenuto venerdì, ma reso noto ieri: nel palazzo arcivescovile annesso alla cattedrale di San Lorenzo - dove alcune settimane fa erano apparsi messaggi ingiuriosi all’indirizzo di Bagnasco, in relazione alle sue dichiarazioni contro i Dico e in difesa della famiglia - è stata recapitata una busta anonima diretta al capo dell’arcidiocesi. L’ha aperta un suo segretario che si è trovato fra le mani un bossolo e una foto di Bagnasco ritagliata da un giornale su cui era tracciata col pennarello una svastica. «Il fatto è stato tenuto riservato anche ai più stretti collaboratori dell’arcivescovo - spiegheranno poi dalla Curia - per non alimentare il clima di allarme». Lo stesso Bagnasco, che in serata ha ricevuto la telefonata del premier Romano Prodi) si è incontrato con il questore Salvatore Presenti, e subito sono scattate le indagini che hanno portato ad accertare la natura del bossolo (la parte metallica del proiettile espulsa dopo lo sparo): calibro 9 per pistola, modello 34, di fabbricazione precedente alla Seconda guerra mondiale. Questo particolare rafforza negli investigatori la convinzione che il mittente sia un mitomane. Lo ribadisce il questore Presenti. Il quale, comunque, ha stabilito contromisure adeguate di protezione.

Ieri, in occasione delle cerimonie religiose che si sono svolte alla presenza di Bagnasco, due agenti non si sono mai allontanati da lui, anche al momento della Comunione. In particolare nella cattedrale, dove nel pomeriggio ha ordinato tre nuovi diaconi, il prelato ha fatto solo un accenno alle minacce, durante l’omelia: «Oggi - ha scandito il presidente della Cei, con voce ferma - la diocesi vive una grande gioia che non può essere turbata da nulla». Dal Vaticano arriva la solidarietà del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, suo predecessore a Genova: «Bisogna che l’Italia sostenga Bagnasco e non lo lasci solo. Di più non posso dire. Io sono suo amico e anche tra noi due ci sosteniamo vicendevolmente». Ma la tensione in città resta alta: pur nel tentativo di ridimensionare la portata degli episodi «per non alimentare alcuna forma di scontro», le autorità religiose e i vertici delle forze dell’ordine mantengono il livello di vigilanza, sulla base del progressivo inasprimento della tensione che si è verificato d 2 aprile scorso, quando Bagnasco ha criticato la normativa sui Dico. Quel giorno, sulla porta di San Lorenzo, appare la prima scritta: «Bagnasco vergogna». Dopo un vertice tra il questore e il prefetto Giuseppe Romano, si decide di affidare al vescovo un agente di scorta.

Nei giorni successivi, nonostante Bagnasco eviti di tornare sull’argomento-Dico, spuntano nuove scritte a Genova e in altre città italiane. Alcuni slogan sono «firmati» con la stella a cinque punte delle Br. La mattina del 25, sempre a Genova, a ridosso di uno dei muri del duomo, mentre a poca distanza è in corso la cerimonia per l’anniversario della Liberazione, viene abbandonata una valigetta. Scatta l’allarme bomba: i carabinieri, per sicurezza, la faranno saltare in aria. Sembra l’ultimo sussulto dell’anticlericalismo più radicale. Un migliaio di cattolici genovesi scendono in piazza «armati» di fiaccole, per testimoniare solidarietà al loro vescovo. Proprio in quel momento, quando viene lanciato l’ennesimo appello alla ragione, a qualcuno viene in mente di spedire, via posta ordinaria, una busta con un bossolo. E un altro messaggio inquietante.

Il Giornale, 30 aprile 2007


I cattolici dell’Unione: anticlericalismo fomentato a sinistra

di Francesca Angeli

Roma - Laicismo esasperato e anticlericalismo. Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, associa le minacce a monsignor Angelo Bagnasco ad un crescente clima di contrapposizione e di intolleranza che mette a rischio la coesione sociale. Con il proiettile inviato al presidente della Cei, dice il Guardasigilli: «siamo di fronte ad un elemento quasi di un ideologismo e un laicismo fortemente esasperato» che «non giova al Paese». Secondo Mastella si è arrivati «a una soglia di intolleranza incredibile, frutto di un elemento culturale che tenta di anteporre le proprie questioni non tollerando, non rispettando i problemi e i principi che altri pongono, che vengono contestati con atteggiamenti e gesti che sono incomprensibili e da consegnare alla più bieca idea anticlericale che esiste da anni nel nostro Paese».

Anche il premier Romano Prodi condanna quelli che definisce «atti di stupidità e di intimidazione che non devono essere tollerati» e spiega di aver espresso personalmente a Bagnasco la sua solidarietà. Il leader della Margherita, Francesco Rutelli esprime: «disgusto per il tentativo da parte di frazioni estremiste e violente di limitare la libertà della Chiesa cattolica» e invita pure a «non sottovalutare certi gesti». Un altro Dl, Pierluigi Castagnetti si spinge più in là parlando di «una vera e propria intimidazione contro la funzione magisteriale della Chiesa che fa pensare a forme di violenza paraterroristica».

Il commento di Mastella infastidisce Silvio Viale, della Rosa nel Pugno. «Il proiettile inviato a Bagnasco è una provocazione di chi vuole strumentalizzare il confronto sulla laicità. -dice Viale- Come evidente è la pronta strumentalizzazione, senza pudori, messa in atto da vari esponenti politici». Ovvero Mastella, dice Viale, medico noto per il suo impegno a favore della pillola abortiva, che definisce l’intervento del ministro «stupidario di occasione». Ma anche dentro la Margherita c’è chi la pensa come Mastella: le minacce a Bagnasco non arrivano dal nulla ma sono frutto di una campagna oltraggiosa nei confronti della Chiesa. In una nota congiunta i senatori teodem, Luigi Bobba e Paola Binetti, sottolineano come gli avvertimenti «sempre più frequenti e aggressivi» non possano «essere attribuiti ad una mano isolata o a un burlone». Bobba e Binetti puntano chiaramente il dito contro chi ha soffiato sul fuoco. «L’aggressione alla Chiesa italiana nella persona del suo presidente non è assolutamente giustificabile. Eppure alcuni leader politici lo hanno fatto, ignorando la molteplicità di iniziative di servizio al Paese», dicono i senatori, che chiedono un intervento urgente «per non lasciare spazio a quanti seminando odio e violenza esercitano una vera e propria azione di destabilizzazione nella convivenza civile». Basta, concludono «al proliferare di manifestazioni che rivelano un anticlericalismo ideologizzato di cui di cui temiamo i possibili rigurgiti».

Il socialista Roberto Villetti, capogruppo della Rosa nel Pugno a Montecitorio si sente chiamato in causa. «È assurdo che esponenti politici confondano il dibattito tra idee diverse con le gesta dei gruppi armati - dice Villetti -. Si arriva a mettere sotto accusa la Rosa nel Pugno e la decisione di socialisti e radicali di ricordare l’anniversario della vittoria del referendum sul divorzio con una manifestazione a piazza Navona il 12 maggio (giorno del family day ndr) perché così si creerebbe il clima favorevole a simili allucinanti gesta». Denunciano un clima di violenza e di intolleranza nei loro confronti pure i rappresentanti delle associazioni gay che chiedono l’intervento del capo dello Stato. Giorgio Napolitano. Aurelio Mancuso, Arcigay, chiede di condannare «nello stesso modo» le intimidazioni alla Chiesa e gli insulti omofobici. Ma l’Arcigay da Ancona commenta così: «Chi semina vento raccoglie tempesta».

Il Giornale, 30 aprile 2007

E certo!!!! Colpa della Chiesa...ovvio!
Ma certi politici pensano che gli italiani siano tutti nati ieri?


IL PERSONAGGIO
Bagnasco voleva tenere riservata la notizia. Per lui ieri in duomo un lungo applauso e tanti incoraggiamenti

"Nulla turberà la mia missione"

L´arcivescovo a cresime e ordinazioni con la scorta rafforzata

MASSIMO CALANDRI
NADIA CAMPINI

GENOVA - Monsignor Angelo Bagnasco venerdì mattina era a Roma per i suoi impegni di presidente della Cei, quando negli uffici della Curia genovese, alle spalle del centro storico, è arrivata una busta bianca anonima. Al tatto i due addetti della segreteria sentono qualcosa di sospetto e la trasmettono agli uffici del commissariato di polizia che sorge proprio di fronte al palazzo della Curia. Dentro c´è un bossolo piuttosto ossidato di una pistola calibro 34, una vecchia arma usata dall´esercito nella seconda guerra mondiale, e una fotografia di Bagnasco ritagliata di un giornale con sopra disegnata una svastica. In quelle ore l´arcivescovo sta rientrando a Genova e la notizia gli arriva tramite il suo segretario. Monsignor Bagnasco sceglie di non parlarne con nessuno, nemmeno con i suoi collaboratori più stretti, telefona solo in Vaticano, al segretario di Stato Tarcisio Bertone, per consultarsi con lui. Poi decide di mantenere il riserbo più assoluto, d´intesa anche col questore, che incontra venerdì sera in Curia.
L´intenzione era quella di evitare il rischio di possibili emulazioni, ma ieri mattina la notizia è trapelata tramite un giornale locale, il Corriere Mercantile. A quel punto la risposta arriva direttamente dall´altare, in cattedrale, durante la messa solenne per l´ordinazione di tre diaconi. «Oggi - dice l´arcivescovo nell´omelia - la nostra diocesi vive una grande gioia che non può essere turbata da nulla».
Nonostante tutto Bagnasco resta «sereno» e anche ieri, come sempre, ha voluto mantenere inalterati i suoi impegni. Al mattino è stato in una parrocchia genovese, San Marcellino, ad impartire le cresime, al pomeriggio in cattedrale per le ordinazioni diaconali. Qui per la prima volta ha risposto in modo breve, ma significativo, alle nuove minacce.
In chiesa il servizio di sorveglianza messo in campo è stato rafforzato. Due agenti hanno seguito l´arcivescovo in tutta la processione lungo la navata della cattedrale, i vestiti scuri che spiccavano in mezzo alle tonache bianche dei sacerdoti, lo sguardo nervoso e attento per sorvegliare tutti i presenti. Si sono anche messi ai lati, a pochi metri di distanza dall´arcivescovo, quando monsignor Bagnasco è sceso dall´altare per distribuisce la comunione. Nel frattempo altri agenti in borghese perlustravano discretamente la cattedrale, mescolandosi ai fedeli. Dal canto suo l´arcivescovo ha parlato nell´omelia di una «grande festa di famiglia», sottolineando che «non siamo soli, siamo dentro la comunità cristiana, che è il soggetto primario di ogni iniziativa di evangelizzazione e carità».
Il volto sereno, sorridente, il presule al termine della funzione ha ripercorso in processione tutta la navata della cattedrale fermandosi a lungo a stringere le mani e salutare i fedeli, tanti suoi vecchi parrocchiani. «Auguri» e tante parole di incoraggiamento gli sono arrivate, mentre risuonava in chiesa un lungo e caloroso applauso.
Già dalle prime scritte di minaccia contro di lui monsignor Bagnasco ha sempre cercato di ignorare tutto, nella speranza che piano piano si ridimensionasse il clima di tensione. «Ha già chiarito che tutto questo putiferio è nato da una cattiva interpretazione - spiega don Silvio Grilli, direttore del settimanale della diocesi genovese Il Cittadino -. Cosa deve dire ancora? Sceglie di stare zitto. E´ l´uomo più mite che ci sia, è sereno, ma ovviamente è anche dispiaciuto». La "cattiva interpretazione" è quella che, secondo don Grilli, fu data a un discorso nel quale Bagnasco aveva evocato pedofilia e incesto per sottolineare i rischi legati a un riconoscimento delle coppie di fatto.
L´agenda dell´arcivescovo non cambia, ma ormai il presidente della Cei vive sotto scorta. Quando gli uffici della Curia sono aperti e l´arcivescovo è in sede, al primo piano del palazzo che dà le spalle alla cattedrale, un agente della Digos staziona in portineria e quando ci sono udienze private si sposta al primo piano, dove vengono ricevuti sacerdoti e autorità. Nelle uscite pubbliche l´arcivescovo è seguito da un´auto e da alcuni agenti, che variano di numero a seconda del tipo di situazione. «Noi abbiamo l´attenzione massima e compiamo tutti gli accertamenti possibili - dice il questore di Genova, Salvatore Presenti -. Tuttavia quest´ultimo episodio non desta particolare preoccupazione, non è un gesto organizzato, non ha nulla a che vedere con gli autori delle scritte, è probabilmente l´atto di un mitomane».

Repubblica, 30 aprile 2007

E' incredibile che un uomo di Chiesa debba vivere sotto scorta. Tutta la mia solidarieta' al Presidente della CEI.

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