28 aprile 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 28 aprile 2007 (1)


Vedi anche:

"Gesu' di Nazaret", lo speciale del settimanale OGGI

Qualche riflessione e qualche provocazione...

Rassegna stampa del 28 aprile 2007

BOOM DI VENDITE PER "GESU' DI NAZARET"

DICO, COSSIGA: DA PARLAMENTO EUROPEO AFFARUCCI E PORCHERIOLE
Grazie a Dio per mancato richiamo radici cristiane

Roma, 27 apr. (Apcom) - "Ringrazio Iddio che nella sua antiveggente sapienza e contro il desiderio di molti cristiani, me compreso, e da ultimo del Cancelliere germanico Angela Merkel, della Confessione Luterana, non ha fatto sporcare i princìpi cristiani e la cultura giudeo-cristiana con le miserie, gli affarucci e le porcheriole dell'Unione Europea e in particolare del suo Parlamento" Lo afferma in una nota il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga dopo pronunciamento del Parlamento europeo.

Alla fine, il senatore Cossiga non ha tutti i torti...e poi ci stupiamo se gli europei non credono nell'Europa che bada piu' agli affarucci di tre deputati italiani che al bene fatto dalla Chiesa cattolica.
Raffaella


CEI:BETORI, MEDIA NON CAPISCONO CHE CHIESA NON E' PARTITO

Quando parla della Chiesa la stampa sbaglia soprattutto se vuole collocarla (nel suo insieme o in una sua parte) in uno degli schieramenti politici. Ne e' convinto il segretario della Cei, mons. Giuseppe Betori, per il quale le interpretazioni errate che i media danno delle posizioni della Chiesa sono in definitiva il frutto di un "rifiuto metodologico della possibilita' della fede, e cioe' della convinzione che la Chiesa non possa sapere chi e' l'uomo, persa com'e' dietro alle sue 'certezze' fittizie: al massimo la Chiesa puo' rispondere alle sollecitazioni che vengono dal di fuori". Ma non e' cosi' ed e' per questo che e' destinata ad andare ancora "delusa" l'attesa della stampa di "un gioco politico tra le varie componenti ecclesiali". Mons. Betori, si e' soffermato su questo tema nel suo intervento sul "dopo Verona" all'incontro con i responsabili diocesani del Progetto Culturale. Anche al Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona, ha spiegato il vescovo, ci si aspettava "uno scontro, un conflitto tra chi vuole il 'nuovo' e chi invece rimane ostinatamente ancorato al 'vecchio'. In quest'ottica - sono le parole di mons. Betori - anche il giusto confronto sulle dinamiche ecclesiali viene interpretato in modo fuorviante".

Repubblica.it


Verso il Sinodo a confronto con la Parola

Dalle risposte ai questionari dei «Lineamenta» presentati ieri, un contributo al testo base dell'assise 2008 dei vescovi

Da Roma Salvatore Mazza

Si riscontrano ancora «fenomeni di ignoranza» riguardo alla Rivelazione. Così come «un notevole distacco di molti cristiani» dalla Bibbia, con la conseguenza di un «permanente rischio di un uso non corretto della Sacra Scrittura». Sono principalmente questi i motivi che, a quarant'anni dalla pubblicazione della Costituzione conciliare Dei Verbum sulla Parola di Dio e sui modi per trasmetterla, hanno indotto i vescovi di tutto il mondo a chiedere al Papa un Sinodo che trattasse in maniera specifica di La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa.
A spiegare questi "perché" di una scelta, che è stata quasi unanime, è stato ieri mattina il segretario generale del Sinodo dei vescovi, monsignor Nikola Eterovic', presentando in una conferenza stampa i Lineamenta della prossima Assemblea dei vescovi, la XII ordinaria, in programma dal 5 al 26 ottobre 2008. Si tratta del "testo base" sul quale si svilupperà il lavoro di preparazione del Sinodo, le linee-guida scaturite dalla fase preliminare e dalle quali, attraverso le risposte ai questionari che chiudono ciascuno dei capitoli del documento, verrà elaborato l'Instrumentum laboris, ossia il testo base del Sinodo.
Ai Lineamenta, ha spiegato il segretario, lo stesso Benedetto XVI ha dato un importante contributo personale «nella sua veste di esperto teologo». Il Papa del resto «ha molto a cuore» il tema della riscoperta della Parola di Dio, e in molte circostanze, ha ricordato Eterovic', ha insistito sulla necessità di «promuovere una pastorale robusta e credibile della Parola di Dio». Ciò, ha osservato, per un rinnovamento che sia non solo teologico, ma anche liturgico e catechistico, e non solo per aumentare la consapevolezza del popolo cristiano, ma anche per meglio favorire i rapporti ecumenici, interreligiosi e con il mondo delle scienze. Infatti «la Parola di Dio ha una valenza ecumenica eccezionale... Un'unità piena sarà possibile solamente con un ritorno alle sorgenti della Parola, interpretata alla luce della tradizione ecclesiale».
Quanto al dato della diffusione della Bibbia, Eterovic' ha osservato come «noi cristiani, parlo anche a nome di altri fratelli nella fede, non siamo ancora soddisfatti, perché secondo l'Alleanza biblica universale del 2004, la Bibbia sarebbe stata tradotta per intero o parzialmente in 2.355 lingue, mentre le lingue del mondo sarebbero fino a 6.700, di cui 3.000 quelle principali. Dunque la Bibbia neanche parzialmente è ancora tradotta in tutte le lingue».
Alla Chiesa in particolare, ha poi ribadito Eterovic', «spetta il compito d'interpretare la Parola di Dio», con il contributo delle scienze umane ma evitando i «rischi dell'interpretazione arbitraria e riduttiva» delle Scritture, con le possibili derive di letture fondamentalistiche o ideologizzate. Sulla stessa lunghezza d'onda anche monsignor Fortunato Frezza, sottosegretario del Sinodo, che riguardo all'aspetto dell'approfondimento teologico della Bibbia ha messo in evidenza come «l'unità interiore della Scrittura e i metodi di studio, come l'esegesi storico-critica o l'esegesi canonica... sono strumenti adeguati alla ragionevolezza della ricerca da una parte, ma anche dichiaratamente intesi all'adesione a lettera e spirito della Rivelazione scritta. La Bibbia - ha aggiunto - non può essere né esposta a un superficiale volontarismo... né defraudata della sua interiore consistenza».
Rispondendo infine a una domanda circa un'apertura del Sinodo alla presenza di delegati fraterni del popolo ebreo, Eterovic' ha affermato che «la Parola di Dio è particolarmente importante nei rapporti dei cristiani con il Popolo ebraico... Nei nostri rapporti con gli Ebrei vorremmo che scomparisse ogni ombra. Penso sia possibile, e molto è già stato fatto».

Avvenire, 28 aprile 2007


«Nessuna novità nel nuovo "Ordo"»

(S.M.)

Non c’è alcuna innovazione nei poteri del Sinodo dei vescovi. Il suo «Ordinamento», aggiornato di recente, «si limita in sostanza ad armonizzare gli articoli in esso contenuti con il nuovo Codice diritto canonico e con i Canoni orientali, riflettendo la prassi sinodale che si è sviluppata durante quaranta anni». Lo ha precisato monsignor Nicola Eterovic’, rispondendo a una domanda a proposito di quanto affermato su alcuni giornali. In particolare il presule ha sottolineato che il Sinodo resta un organismo esclusivamente consultivo, anche se, come la Chiesa prevede dal 1965, in alcuni casi il Papa può accettarne le deliberazioni dopo aver attribuito il potere decisionale al Sinodo, e sempre ratificandole. Il fatto tuttavia «che esso abbia normalmente una funzione solo consultiva – ha aggiunto – non ne diminuisce l’importanza: nella Chiesa infatti il fine di qualsiasi organismo consultivo è sempre la ricerca della verità».

Avvenire, 28 aprile 2007


Di omofilia e omofobia

La chiesa cattolica è contraddittoriamente accusata di omofilia e di omofobia patologiche. Nella mozione di Strasburgo si è rischiato un secondo caso Buttiglione. Qui si discute il problema, che è interessante

Perché la chiesa cattolica è accusata da chi non la ama di essere patologicamente omofila e patologicamente omofoba? Il principio di contraddizione dovrebbe impedirlo, invece succede. Il Vaticano ha ammesso drammaticamente le sue insufficienze nel controllo e nella dissuasione di fenomeni di abuso omofilo in alcune importanti diocesi americane, e non solo in esse. Ma, al di là delle manipolazioni interessate e delle montature mediatiche wasp (white anglo saxon protestant) che pure ci sono state, la chiave di tutto, per le persone informate e non prevenute, è sempre stata questa:
nel suo ordine, la chiesa tende a derubricare quel che noi consideriamo reato in peccato, inosservanza comportamentale o violazione canonica dentro una comunità sociale di amore che ha per tema decisivo la salvezza dell’anima di ogni peccatore. Ecco
perché al posto delle denunce tempestive, nella diocesi di Boston e in altre ci furono, in misura sicuramente minore di quel che suggerisce la campagna anticattolica sviluppatasi negli anni scorsi, provvedimenti blandi, trasferimenti, tentativi di correzione nel silenzio (e anche al fondatore dei Legionari di Cristo, gravemente sospettato di abusi omofili, è stato risparmiato un pubblico processo). Dunque quella chiesa che è percepita
come omofila, luogo di una vocazione omosessuale diffusa e mal controllata, spesso trasformata in violenza psicologica o altro, è in realtà una comunità monosessuale in cui si manifestano problemi tipici di altre comunità simili (basti pensare al concetto
ironico inglese di “autonomia della flotta” per spiegare la sessualità dei marinai), e questi problemi sono accuditi con l’intenzione di correggere i comportamenti e salvare
le anime, cioè offrire una speranza di redenzione individuale a ciascuno. Non è indulgenza omofila, per così dire, è solo che la chiesa fa il suo mestiere, per così dire. Se ci riflettete lo stesso vale per la presunta omofobia “malata” della chiesa, l’altra e contraddittoria accusa che le viene rivolta. La chiesa, come tutti sanno, accoglie, confessa, assolve gli omosessuali, e nella realtà della sua vita e anche della sua dottrina li ama, li predilige come pecorelle smarrite, e da molto tempo ormai la chiesa-istituzione è molto laica nell’affrontare questa questione sociale (non scordiamoci che l’omofobia era la regola sociale diffusa fino a tre decenni fa, per esagerare, anche nella società civile occidentale, ed è legge nel mondo islamico). Li ama dunque, e tuttavia, anche qui, vuole correggere quei comportamenti, li ritiene significativi, non omologabili alla costruzione di amori e famiglie biparentali classiche. Insomma, anche qui la chiesa
corregge, ha un modello, una dottrina sociale, un catechismo, una sua idea di verità da proporre. Ed eccoci al punto chiave. Dai tempi del caso Buttiglione, che si ripete in forma meno grave con la parte della mozione antiomofoba approvata ieri l’altro a Strasburgo in cui si cerca di coinvolgere la chiesa nell’accusa di omofobia (per il resto la mozione va benone), si è visto che l’Europa politica, per come si esprime nelle sue classi
dirigenti euroburocratiche del Parlamento europeo, tribuna laicista quant’altre mai, vuole stangare la presunta omofobia della chiesa e, anche se non lo sappia, esprime in questo la stessa cultura anticattolica delle campagne sull’omofilia della chiesa. Una
chiesa che si proponga di correggere i comportamenti, madre e maestra, è inaccettabile in una società neosecolarista, poco laica, intollerante verso qualunque principio educativo che alluda a qualcosa piuttosto che al niente, quando questo qualcosa abbia
un contenuto oggettivo di verità. L’omofobia va messa al bando, certo, ma anche la pedagogia cattolica? E’ laico questo? No.

Giuliano Ferrara

Il Foglio, 28 aprile 2007

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