23 aprile 2007

"Gesu' di Nazaret", alcune riflessioni...


Ecco qualche analisi (una un po' troppo frettolosa) del libro del Papa. Su questo argomento mi riprometto di tornare nei prossimi giorni...
Raffaella

Vedi anche:

"GESU' DI NAZARET" DI JOSEPH RATZINGER-BENEDETTO XVI e tutti i link ivi segnalati

Rassegna stampa completa su "Gesu' di Nazaret"


PAPA/IL MIO LIBRO SU GESU' PER I GIOVANI E' UN PO' IMPEGNATIVO...
"Ma ve lo consegno" perché "accompagni" le nuove generazioni

Pavia, 22 apr. (Apcom) - Il Papa torna a parlare del suo libro su Gesù e, ammettendo che "per i più giovani è un po' impegnativo", esprime l'auspicio che accompagni il cammino di fede delle nuove generazioni".

"Cari ragazzi e ragazze - ha detto Benedetto XVI durante il Regina Coeli pronunciato, oggi, a Pavia, dove si trova in una visita di ventiquattr'ore - vi auguro di scoprire sempre più la gioia di seguire Gesù e di diventare suoi amici. E' la gioia di Pietro e degli altri Apostoli, dei Santi e delle Sante di tutti i tempi".

"Questa gioia - ha tenuto ad aggiungere, interrotto dagli applausi dei 16.000 pellegrini raccolti negli Orti Borromaici - è anche quella che mi ha spinto a scrivere il libro Gesù di Nazaret, appena pubblicato. Per i più giovani è un po' impegnativo, ma idealmente lo consegno a voi, perché accompagni il cammino di fede delle nuove generazioni".


"Gesù di Nazaret", secondo Benedetto XVI

di STENO SARI

L'uscita del libro "Gesù di Nazaret" di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, si annuncia come un best seller e ha creato curiosità ed interesse da parte di credenti, agnostici ed atei. Ben venga il dibattito e il confronto. Parlando di Gesù qualcuno ha scritto che "tutti gli eserciti che abbiano mai marciato e tutte le flotte che siano mai state costruite e tutti i parlamenti che si siano mai radunati e tutti i re che abbiano mai governato, messi insieme, non hanno influito sulla vita dell'uomo sulla terra in maniera così potente". Eppure, negli ultimi decenni gli studiosi quando parlano di Gesù sono divisi. Se è vero che c'è chi crede che sia venuto per predicare il Regno, annunciare la Verità e riscattare l'umanità è anche vero che molti hanno dubbi sulla sua identità. Alcuni credono che i Vangeli siano stati scritti quando ormai era stato 'mitizzato'. Il problema non stava nella memoria degli evangelisti, ma nella loro interpretazione dei fatti. Secondo loro, dopo la morte di Gesù i discepoli cominciarono a considerarlo in modo diverso: il Figlio di Dio, il Salvatore e il Messia, mentre egli altro non era che un saggio errante, un rivoluzionario. Per difendere la loro "dotta"opinione, certi critici sembrano pronti a scartare qualunque elemento della vita di Gesù che abbia del soprannaturale. Dicono che la sua nascita verginale fu un espediente per nascondere il fatto che egli era un figlio illegittimo. Alcuni respingono le sue profezie sulla distruzione di Gerusalemme e sostengono che furono incluse nei Vangeli dopo il loro "adempimento". Altri arrivano al punto di affermare che le guarigioni compiute da Gesù erano di natura psicosomatica. C'è chi sostiene che i discepoli di Gesù inventarono la risurrezione per impedire lo sfaldarsi del loro movimento. Dopo tutto, ragionano, senza Gesù i suoi seguaci erano impotenti, per cui con i loro scritti riportarono in vita il loro Maestro. Fu il cristianesimo, non Cristo, ad essere risuscitato. Se questo suona come una 'boutade' degli eruditi, che dire allora dell'ipotesi avanzata dalla teologa Barbara Thiering secondo cui Gesù non fu mai messo a morte? La Thiering sostiene che sopravvisse all'esecuzione sul Golgota e finì per sposarsi due volte e avere tre figli. Tutte queste asserzioni abbassano Gesù all'unico livello al quale molti studiosi sono disposti ad accettarlo: quello di un saggio, di un oscuro ebreo, di un riformatore sociale, tutto meno che il Figlio di Dio venuto a morire per noi. Eppure facendo una ricerca seria si può accertare la storicità di Gesù e si possono dissipare i dubbi sul suo conto. "Per chi vuol vedere" ci sono prove convincenti sia interne che esterne ai Vangeli. Un personaggio mitico - una persona mai esistita - avrebbe potuto influire così profondamente sulla storia dell'umanità? Uno storico ha scritto "che pochi uomini semplici possano aver inventato in una sola generazione una personalità così possente ed affascinante, un'etica così nobile e così ispirata a umana fratellanza, sarebbe un miracolo ancor più clamoroso di quelli ricordati nel Vangelo".

Libero, 22 aprile 2007


RELIGIONI

L'ebraismo di Gesù, il cristianesimo e il nuovo libro di Papa Ratzinger

di Riccardo Calimani

"Ognuno è libero di contraddirmi", ha dichiarato Joseph Ratzinger parlando del suo ultimo libro dedicato a Gesù di Nazaret. Il saggio, ben 446 pagine, prende in esame la vita pubblica di Gesù dal giorno del battesimo sul fiume Giordano fino alla Trasfigurazione. Un secondo volume dedicato esclusivamente all'ultima parte della vita di Gesù dovrebbe uscire successivamente.
Per il momento possono essere fatte alcune osservazioni preliminari e, tuttavia, utili ad alimentare una discussione su questi temi controversi e affascinanti.
"Gesù è un ebreo che è andato oltre all'ebraismo", ha dichiarato Ratzinger. Questa frase esprime una opinione comune all'interno del mondo cristiano che sembra volerne mettere in ombra un'altra, altrettanto importante, quella della Nostra Aetate (Concilio Vaticano Secondo) in cui fu scritto: "Gesù è ebreo e lo è per sempre".
Appare evidente la dissonanza tra queste due affermazioni. Si tenga conto che queste dichiarazioni ufficiali vengono rese pubbliche dopo attenta riflessione e che le sfumature sono molto, molto importanti.
Da sottolineare inoltre come, sia pure in un modo implicito, Ratzinger consideri l'ebraismo di quel tempo come un tutt'uno monolitico e statico. Invece quel mondo era percorso da tensioni molto forti e gli ebrei erano divisi in tante sette e gruppi differenti che polemizzavano e si scontravano duramente. Solo di farisei se ne contavano ben sette specie in disaccordo tra di loro e poi c'erano i sadducei, gli zeloti e gli esseni. Non va dimenticato inoltre che il popolo ebraico era in quegli anni impegnato in una dura lotta di resistenza contro i romani che dominavano quelle terre e suscitavano con i loro comportamenti, considerati blasfemi, sdegno e rivolte.
A Ratzinger, che ha considerato Gesù come un ebreo che ha superato il suo ebraismo, si potrebbe rispondere facilmente con una frase che può dare scandalo, ma che è inconfutabile: Gesù non è mai stato cristiano nel corso di tutta la sua vita terrena!
Divenne Cristo, semmai, agli occhi dei primi fedeli ebrei, quando costoro lo considerarono un messia. Cristos in greco è la traduzione dell'ebraico mashiash, cioè messia cioè unto dal Signore.
Intendo dire che non si può parlare sbrigativamente della ebraicità di Gesù soprattutto quando si vuole seguire un percorso di ricerca storica come Joseph Ratzinger ha inteso fare nel suo libro.
Come ho avuto modo di spiegare nel mio libro: "Gesù ebreo" apparso negli anni Novanta e il cui capitolo centrale fu inserito negli atti di un convegno dal titolo "Il volto del Cristo" con prefazione di Giovanni Paolo II, proprio una lettura attenta dei Vangeli lascia trasparire inequivocabilmente che Gesù non fu trasgressore della Legge ebraica e che le sue parole sono da considerare all'interno del mondo ebraico, per non parlare del Pater Noster, del Discorso della Montagna che sono a tutti gli effetti sia preghiere ebraiche che, in un momento successivo, cristiane.
In questo senso va condivisa l'opinione di Ratzinger che i Vangeli esprimono, pur nelle contraddizioni che li contraddistinguono, una visione storica affidabile anche se non si deve dimenticare che esistono fonti altrettanto importanti, anche se non canoniche.
C'è un altro punto che merita una osservazione preliminare di metodo. Ratzinger lascia intendere che Gesù sarebbe molto vicino agli esseni.
Un fascio di luce nella oscurità: questo è il senso della scoperta dei Rotoli del mar Morto ritrovati nelle grotte di Qumran solo pochi decenni fa.
Un fascio di luce che contiene in sè un messaggio: illumina una superficie circoscritta, ne esalta i contorni, ne evidenzia i dettagli, ma conferma che gran parte di quello che vorremmo conoscere resta al buio, irraggiungibile.
Ancora. Forse nel libro di Ratzinger non è stato data attenzione ad un fenomeno poco conosciuto a livello popolare ma non per questo meno affascinante, cioè quel giudeocristianesimo che è durato sei secoli, che dette vita a molti movimenti spiritualmente molto interessanti e che, pur al di fuori della ortodossia cristiana ed ebraica, meriterebbero molta attenzione, proprio per poter conoscere fino in fondo le inquietudini e gli aspetti fecondi e paradossali del messaggio di Gesù, che come ha ben scritto la Nostra Aetate "ebreo per sempre". Affermazione che non basta enunciare, ma che va capita fino in fondo come essenziale punto di partenza.

Il Gazzettino del nordest, 22 aprile 2007


'GESU' DI NAZARET'

Il 'professor' Ratzinger loda e bacchetta
Il volume appena uscito raccoglie nelle sue 446 pagine citazioni in lode e anche bacchettate

Città del Vaticano, 13 aprile 2007 - Benedetto XVI lo aveva chiarito fin dall'annuncio dell'uscita del suo libro 'Gesù di Nazareth': il volume potrà essere discusso liberamente da chiunque, poichè non vincola all'infallibilità pontificia, non trattandosi di un testo inserito nel Magistero Papale nè in atti ufficiali del Mandato Petrino. Ovviamente a questa concessione corrisponde una contropartita: se è il libro del 'professor Ratzinger' possono trovare spazio nelle sue 446 pagine citazioni in lode e anche bacchettate. E infatti nei dieci capitoli non mancano nè le une nè le altre.

A godere delle lodi papali è per primo lo scrittore cattolico Vittorio Messori, del quale a pagina 46 è citato "l'importante libro 'Patì sotto Ponzio Pilato' ". È un debito di riconoscenza quello saldato con queste parole: Messori è infatti il coautore del libro di Joseph Ratzinger più venduto fino all'elezione, 'Rapporto sulla fede', una coraggiosa requisitoria sui danni delle forzature post-conciliari.

Una citazione con lode che spicca ancora di più perchè nel suo libro dedicato ai Vangeli il Pontefice non cita invece teologi e biblisti italiani di grande fama, come il card. Carlo Maria Martini, l'arcivescovo Bruno Forte e mons. Gianfranco Ravasi. È citato invece, con lode però implicita, il cardinale di Vienna Christoph Schoenborn, al quale del resto è stata affidata oggi la presentazione del libro. Citazioni anche di Budda, Confucio, Ghandi, Goethe, Martin Buber e del preposito generale dei gesuiti padre Peter Hans Kolvenbach.

Bacchettate, invece, per la "traduzione interconfessionale", che il Papa cita con l'espressione comune di "traduzione della Cei", cui rimprovera di aver "addolcito" tra l'altro lo "spavento" suscitato dal modo di insegnare di Gesù in un semplice "stupore".

Una curiosa coincidenza con il fatto che secondo i giornali alla Cei, in Vaticano, qualcuno rimprovera di questi tempi - ma la circostanza è stata smentita - proprio di non addolcire il Messaggio del Vangelo. E bacchetatte (e guarda caso in linea con l'impostazione identitatria) anche per l'utopia di un dialogo tra le religioni che abbia come finalità la pace nel mondo: "per il resto - rileva polemicamente Ratzinger - potrebbero ben mantenere le loro tradizioni, vivere ognuna la propria identità, e pur conservando le loro diverse identità dovrebbero collaborare per un mondo in cui siano decisivi la pace, la giustizia e il rispetto della creazione". Il rischio è quello di fare «chiacchiere utopistiche» dimenticandosi di Dio.

Il Papa ha dedicato alla stesura del libro "tutti i momenti liberi" fino al settembre 2006, data in cui ha completato le bozze. Si tratta di un volume diviso in 10 capitoli dedicati alla figura umana di Gesù, dal battesimo fino alla trasfigurazione. La parte relativa all'infanzia è stata "rimandata" dal Pontefice alla seconda parte del libro, di cui non è nota la data di uscita. Per ora, il Papa teologo ha preferito quindi concentrarsi sull'attività "pubblica" di Cristo.

Quotidiano.net

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