26 aprile 2007

CARD. SCOLA: CRISTIANESIMO DA CONVENZIONE A CONVINZIONE


Il Papa ha ricevuto oggi alcuni vescovi del Triveneto in visita “ad Limina”: intervista con il patriarca di Venezia Angelo Scola

Il Papa ha ricevuto oggi alcuni vescovi del Triveneto in visita “ad Limina”: ieri all’udienza generale salutando i pellegrini di questa regione Benedetto XVI li ha invitati a restare fedeli alle “feconde tradizioni cristiane” della propria terra “che hanno ispirato e dato vita a significative opere di carità”. La Regione ecclesiastica, che comprende Veneto, Friuli-Venezia-Giulia e Trentino-Alto Adige, conta quasi 6 milioni e mezzo di abitanti; oltre tremila le parrocchie sparse sul territorio. Con quella di oggi si chiudono le visite “ad Limina” dei vescovi italiani. Adriana Masotti ha chiesto al presidente della Conferenza episcopale triveneta il cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, qual è la realtà di oggi in quest'area del nord-Italia:

R. – Penso di poter esprimere bene la mia opinione, partendo proprio dall’esperienza che sto facendo da qualche anno di visita pastorale. Io constato un dato di fatto, che quando celebro l’Eucaristia, la domenica, ho sempre intorno il 20 per cento di fedeli che partecipano alla grande azione liturgica domenicale. Questo a me sembra un dato molto significativo. Quindi, la situazione della secolarizzazione è certamente presente anche in Italia, nel Triveneto e nel Veneto, si presenta però molto, molto diversa rispetto a quella di altri Paesi, come la Francia o la Germania. E’ il cristianesimo, nel Nordest, ancora un fatto di popolo rilevante. Comunque, tutto questo sta sottoponendo il popolo di Dio ad un’urgenza fondamentale: quella di passare da un cristianesimo di convenzione ad un cristianesimo di convinzione. A me pare che noi siamo, anche nel Nordest, nel cuore di questo processo, di questo travaglio, con tutti gli aspetti di speranza e di dolore.

D. – In particolare il Veneto, dal punto di vista economico, è una regione ricca. Questo attira molti immigrati. Come si vive questa presenza e la Chiesa locale, quale compito si è data in questo ambito?

R. – Anche qui, è molto importante essere rigorosi e sfatare un poco un mito. Cioè quello di un Veneto, un Nordest, che sarebbe sottilmente razzista. I dati ultimi hanno mostrato che in realtà le nostre regioni sono le regioni in cui la cosiddetta integrazione sta avvenendo al meglio. E il compito particolare della Chiesa, secondo me, va visto anzitutto a questo livello, nell’ottica della carità, perché il compito della Chiesa non è quello della società civile, non è quello dello Stato. Mi pare che le Chiese del Nordest, che hanno una grandissima tradizione nell’ambito della condivisione e soprattutto nelle situazioni di prova, di emarginazione, di bisogno, anche nel lavoro con gli immigrati stanno dando realmente una testimonianza molto significativa e che fa molto ben sperare per il futuro non solo della Chiesa, ma della società civile.

D. – I giovani sono spesso attratti dal guadagno, dall’autonomia personale e perciò anche dal lavoro precoce, a scapito a volte – forse – della scuola. Quali obiettivi si è data la pastorale giovanile nelle diocesi del Triveneto?

R. – Qui sta emergendo una consapevolezza sempre più grande, che è quella che l’unica strada è testimoniare ai giovani la bellezza della sequela di Gesù: io mi lascio sorprendere e legare da Gesù nella misura in cui qualcuno mi mostra che seguire Gesù è bello, perché rende più vero il proprio modo di vivere gli affetti, la scuola, il lavoro, i rapporti, il divertimento e io ho la percezione che laddove comunità giovanili diventano luoghi di bellezza a cui si possono invitare tutti gli amici e dire loro: “Vieni e vedi”, come disse Gesù, realmente i giovani oggi rispondono con appassionato ardore come quelli di 30 o di 50 anni fa.

D. – E qual è la situazione sul fronte delle vocazioni religiose?

R. – Ci sono segni buoni di risveglio anche nel nostro Nordest, da questo punto di vista: qui bisognerebbe entrare in una considerazione più dettagliata di una serie di elementi, non escluso l’elemento del calo demografico, perché certamente le generazioni che vanno dai 15 ai 30 anni sono le meno presenti nelle nostre realtà, e questo ovviamente incide poi anche sul piano della vocazione religiosa.

D. – Quali le urgenze che la Chiesa del Triveneto affronta?

R. – L’urgenza principale è quella educativa a tutti i livelli. Per esempio, nella grande, ricchissima trama di scuole materne, non solo di riferimento cattolico, nel nostro Nordest, che sono fantastiche. E poi anche le trasformazioni che sono in atto a livello di ciò che si chiama l’iniziazione cristiana, che sta abbandonando quasi ovunque il carattere del doposcuola che poi terminerà con la Cresima. Ma poi penso anche a tutte le varie associazioni, movimenti, gruppi che sono ancora molto vivaci nel Nordest, anche se siamo ancora troppo timidi nelle Università e nei vari mondi del lavoro.

D. – La visita “ad Limina”:con quale animo lei e gli altri i vescovi, vi recate dal Papa?

R. – Noi abbiamo un grande desiderio nel cuore: di pregare sulle tombe di Pietro e di Paolo e di incontrare Benedetto XVI. Siamo gli ultimi della lista, chiuderemo la visita “ad Limina” dei vescovi italiani. Ci siamo preparati con molta attenzione, anche coinvolgendo il nostro popolo: molti sono venuti a Roma con noi pellegrini. Il desiderio è quello di essere confermati dal Santo Padre: il grande amore che il nostro popolo ha per il Papa è per noi di grande conforto e siamo tutti molto edificati dal suo volto umile e profondamente intelligente, dal suo straordinario insegnamento.

Radio Vaticana

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