18 giugno 2008

I vescovi degli Stati Uniti fissano i principi della bioetica (Osservatore Romano)


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La dichiarazione sulle staminali embrionali approvata dalla Conferenza episcopale

I vescovi degli Stati Uniti fissano i principi della bioetica

di Marco Bellizi

"Profondamente immorale" e non necessaria. È questo, in estrema sintesi, il parere dei vescovi degli Stati Uniti sulla ricerca riguardante le cellule staminali embrionali, una questione entrata anche nella campagna elettorale per le prossime elezioni presidenziali. I presuli, riuniti per tre giorni a Orlando, in Florida, per la sessione primaverile della loro assemblea plenaria, hanno approvato con 191 voti a favore e uno contrario il documento "Sulla ricerca sulle cellule staminali embrionali: una dichiarazione della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti". Si tratta del primo documento del genere da parte della conferenza dei vescovi e per questo motivo era molto atteso. Così come era atteso anche il confronto su altre questioni, come quella riguardante la traduzione di una sezione del messale romano. La traduzione delle preghiere appropriate per la domenica e i giorni di festa durante l'anno liturgico, richiedeva l'approvazione dei due terzi dei duecentocinquanta membri di rito latino della Conferenza dei vescovi. Non essendosi registrati i 166 voti necessari all'approvazione - e neanche gli 83 per il rigetto - si dovrà ora ricorrere al voto postale per quanti non erano presenti all'assemblea.
Tornando invece alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, i vescovi hanno votato il testo presentato dall'arcivescovo di Kansas City in Kansas Joseph F. Naumann a nome del cardinale Justin Francis Rigali, arcivescovo di Philadelphia, presidente della Commissione episcopale sulle attività pro vita. Una dichiarazione articolata, quella sottoposta ai vescovi, al termine della quale si sottolinea come appaia "innegabile che una volta attraversata la linea che impedisce di trattare gli esseri umani come meri oggetti di ricerca" non ci sia più possibilità di fermarsi. Per questo motivo, "l'unica posizione morale in grado di affermare la dignità umana di ciascuno di noi è rifiutare il primo passo su questo percorso".
"Essendo la vita - è scritto nella dichiarazione - il primo e fondamentale regalo dell'amore infinito di Dio, essa richiede il nostro massimo rispetto e la nostra massima protezione. Attacchi diretti alla vita umana innocente sono sempre gravemente sbagliati. Eppure ricercatori, eticisti, e politici ritengono che noi possiamo uccidere direttamente gli embrioni di esseri umani come se questi fossero meri oggetti di ricerca, e inoltre che dovremmo partecipare, attraverso le tasse, a questa uccisione attraverso l'uso dei fondi pubblici".
La dichiarazione passa in rassegna le argomentazioni di quanti sono a favore di questo tipo di ricerca, confutandole una a una. "Praticamente - è scritto - tutti sono d'accordo sul principio che privatamente o pubblicamente non si possa attaccare la vita di esseri umani innocenti. Nonostante ciò, molti argomenti sono stati usati per giustificare la distruzione di embrioni umani al fine di ottenere cellule staminali. È stato argomentato che ogni danno fatto in questo caso è superato dai potenziali benefici; che ciò che è distrutto non è una vita umana, o quantomeno non un essere umano con diritti umani fondamentali; dissezionare embrioni umani per le loro cellule staminali non dovrebbe essere visto come comportante una perdita della vita embrionale. In primo luogo - contestano i presuli degli Stati Uniti - il falso assunto che un bene possa giustificare una diretta uccisione è stata fonte di molto del male del nostro mondo. Questa etica utilitaristica ha in particolar modo conseguenze disastrose se usata per giustificare esperimenti letali sugli essere umani nel nome del progresso. La promessa di uno sperato "maggior bene" può cancellare o diminuire la percezione dell'erroneità di sopprimere direttamente la vita umana qui e ora. Infatti, le politiche che minano il nostro rispetto per la vita umana possono solo mettere in pericolo gli stessi pazienti che le ricerche sulle cellule staminali si offrono di aiutare. La stessa etica che giustifica la manipolazione della vita per aiutare malati di Alzheimer o Parkinson oggi potrebbe essere utilizzata per sacrificare quegli stessi pazienti domani, se la loro sopravvivenza venisse vista come uno svantaggio per altri esseri umani considerati più meritevoli o produttivi. La sofferenza di pazienti e familiari colpiti da devastanti malattie merita la nostra compassione e richiede risposte ma non al costo del nostro rispetto per la vita stessa".
In secondo luogo, dicono ancora i vescovi, qualcuno sostiene che l'embrione nella sua prima settimana di sviluppo è troppo piccolo o immaturo o sottosviluppato per essere considerato una vita umana: "Eppure l'embrione umano, dal suo concepimento in poi, è un essere vivente della specie umana quanto ciascuno di noi. È un dato di fatto biologico che questo nuovo organismo vivente ha il pieno arredo di geni umani e utilizza attivamente quei geni per vivere e svilupparsi in un modo che è unico per gli esseri umani, fissando le basi fondamentali per il suo successivo sviluppo. Sebbene dipendente sotto molti aspetti, l'embrione è un completo e distinto membro della specie dell'homo sapiens che si sviluppa verso la sua maturità dirigendo le sue funzioni organiche in modo integrato. Tutti i successivi stadi di sviluppo sono passi nella storia di un essere umano già in esistenza. Proprio come ciascuno di noi è stato un tempo un adolescente, un bambino, un neonato e un bimbo nell'utero, ciascuno di noi è stato un tempo un embrione".
Alcuni, mentre riconoscono il fatto scientifico che l'embrione è membro vivente della specie umana, sostengono che la vita in questo stadio precoce dell'esistenza è troppo povera di facoltà mentali o fisiche per potergli essere attribuita la piena titolarità dei diritti umani fondamentali: "Ma affermare che i nostri diritti dipendono da tali fattori significa negare che l'essere umano abbia dignità umana, che noi abbiamo diritti che derivano semplicemente dall'essere membri della famiglia umana. Se diritti fondamentali come il diritto alla vita sono legati ad abilità o qualità che possono apparire o sparire, crescere o diminuire, o essere maggiori o minori in differenti esseri umani, allora non ci sono inerenti diritti umani, non c'è vera uguaglianza fra gli uomini, solo privilegi per il forte".
Ciò non è solo quanto insegna la Chiesa cattolica, precisano i vescovi: "La nostra Dichiarazione d'Indipendenza ha dato per assunto che gli esseri umani non sono uguali in dimensioni, forza e intelligenza. Eppure dichiara che i membri della razza umana, che sono dissimili sotto questi aspetti, sono creati uguali nei loro diritti fondamentali, a cominciare nel loro diritto alla vita. Tragicamente, questo principio di uguaglianza dei diritti umani per tutti non è stato sempre seguito nella pratica, neanche da chi sottoscrisse quella Dichiarazione. Ma nei momenti più onorevoli della nostra nazione gli americani hanno compreso che noi non possiamo tralasciare o escludere nessuna categoria umana, che i diritti umani fondamentali appartengono a tutti i membri della razza umana senza distinzione. Alla luce delle conoscenze moderne circa la continuità dello sviluppo umano dal concepimento in avanti, tutti noi, senza riguardo al loro credo religioso, si confrontano con questa sfida ancora oggi quando prendono decisioni sugli esseri umani allo stato embrionale del loro sviluppo".
Infine si ricorda nella dichiarazione, qualcuno ritiene che gli scienziati che uccidono gli embrioni per le loro cellule staminali non stiano in realtà privando nessuno della vita, giacché usano scarti o embrioni non voluti che morirebbero comunque: "Questa argomentazione è semplicemente non accettabile. Ciascuno di noi è destinato a morire, ma questo non dà a nessuno il diritto di ucciderci. La nostra società non permette esperimenti letali su malati terminali o prigionieri condannati a morte con il pretesto che questi presto moriranno comunque. Allo stesso modo, il fatto che un essere umano embrionale è a rischio di essere abbandonato dai suoi genitori non dà a nessun individuo e a nessun governo il diritto di uccidere quell'essere umano".

(©L'Osservatore Romano - 18 giugno 2008)

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