17 giugno 2008

Il Papa a Brindisi indica lo stile da seguire (Zavattaro)


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Fabio Zavattaro

Un lembo di terra proiettato verso il Mediterraneo, ponte tra Oriente e Occidente: Santa Maria di Leuca e Brindisi, le tappe del viaggio di Benedetto XVI in Puglia. E proprio da questo lembo di terra che il Papa ha voluto rinnovare il suo appello alla pace e al dialogo tra i popoli.
Usa un’immagine, Papa Benedetto, per questo suo messaggio: il porto. Ogni porto “parla di accoglienza, di riparo, di sicurezza; parla di un approdo sospirato dopo la navigazione, magari lunga e difficile. Ma parla anche di partenze, di progetti e aspirazioni, di futuro”.
Brindisi poi ha un ruolo del tutto particolare in quanto ospita un centro delle nazioni unite che opera sotto il profilo umanitario proprio verso i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Così ricorda il Papa, le parole che ha pronunciato nel suo recente viaggio a New York, dove, parlando al Palazzo di vetro delle Nazioni Unite, ha detto: “L’azione della comunità internazionale e delle sue istituzioni, supposto il rispetto dei principi che sono alla base dell’ordine internazionale, non deve mai essere interpretata come un’imposizione indesiderata e una limitazione di sovranità. Al contrario, è l’indifferenza o la mancanza di intervento che recano danno reale. Ciò di cui vi è bisogno è una ricerca più profonda di modi di prevenire e controllare i conflitti, esplorando ogni possibile via diplomatica e prestando attenzione ed incoraggiamento anche ai più flebili segni di dialogo o di desiderio di riconciliazione”.
L’immagine del porto, la città di Brindisi, questa terra come ponte verso Oriente – e quindi dialogo anche con l’ortodossia: non a caso ad assistere alla messa celebrata, come dire, quasi in mezzo al porto di Brindisi, là dove abitualmente attraccano le navi dalla Grecia, dall’Albania, dalla Turchia, vi era il Metropolita Gennadios – sono tutti simbolismi che il Papa usa per dire ancora una volta che la strada da percorrere è quella della pace, del dialogo.
Così ecco un’altra immagine: Maria Odegitria, colei che indica la via. Ed è una strada che parla di pace; “porto di salvezza” per ogni uomo e per l’intera umanità. “La sua materna protezione – afferma ancora Benedetto XVI - difenda sempre questa vostra Città e Regione, l’Italia, l’Europa e il mondo intero dalle tempeste che minacciano la fede e i veri valori; permetta alle giovani generazioni di prendere il largo senza paura per affrontare con cristiana speranza il viaggio della vita”.
Proprio ai giovani il Papa ha rivolto parole di incoraggiamento, in una terra dove ci sono le ferite della criminalità organizzata, della disoccupazione, veri macigni che opprimono fino a togliere quello sguardo rivolto al futuro. Ecco allora quel prendere il largo senza paura: “Non lasciatevi irretire dalle insidie del male. Ricercate piuttosto un’esistenza ricca di valori, per dare vita ad una società più giusta e più aperta al futuro. Mettete a frutto i doni di cui Dio vi ha dotato con la giovinezza: la forza, l’intelligenza, il coraggio, l’entusiasmo e la voglia di vivere. È a partire da questo bagaglio, contando sempre sul sostegno divino, che potete alimentare in voi e attorno a voi la speranza. Dipende da voi e dal vostro cuore far sì che il progresso si tramuti in un bene maggiore per tutti”.
Lo stile da seguire è quello di Gesù: lo stile della compassione verso “le folle stanche e sfinite, come pecore senza pastore”. In quest’ottica, ha spiegato Benedetto XVI, “la compassione cristiana non ha niente a che vedere col pietismo, con l’assistenzialismo. Piuttosto, è sinonimo di solidarietà e condivisione, ed è animata dalla speranza che si fonda sulla venuta del Cristo, e che in ultima analisi coincide con la sua Persona e col suo mistero di salvezza”.
Solidarietà e condivisione che diventano appello per cercare strade concrete di intervento, soprattutto verso quei paesi che appartengono a quello che noi chiamiamo il terzo mondo. Tornato a Roma, lunedì riceve in Vaticano il nuovo ambasciatore del Camerun, Antoine Zanga, e rinnova, Papa Benedetto, il suo appello perché si trovi un accordo per alleggerire o annullare il debito estero dei Paesi in via di sviluppo e si arrivi ad una ripartizione più equa delle risorse. La comunità internazionale e i Paesi africani devono contribuire, con aiuti appropriati e ben calibrati e con una politica economica su scala mondiale, “a rompere il circolo vizioso del sottosviluppo e della povertà estrema”. Ci sono poi altri fattori che influiscono in modo negativo sui paesi e sui popoli, quali gli sconvolgimenti climatici, le pandemia, le guerre, il terrorismo.
Messaggio, dunque, complesso ricco di spunti, quello che il Papa ha voluto lasciare in questo suo viaggio in terra pugliese. Da Santa Maria di Leuca, da Brindisi, Benedetto XVI si è rivolto ai popoli per dire ancora una volta la parola speranza. Che non è attesa degli eventi ma è impegno concreto per costruire un futuro migliore. La Chiesa è chiamata come Cristo a “instaurare il regno della vita e a scacciare il dominio della morte, perché trionfi nel mondo la vita di Dio”, ricorda il Papa nell’omelia al molo Sant’Apollinare. Questa, ricorda ancora, è opera silenziosa non spettacolare. È processo umile “che tuttavia porta con sé la vera forza del futuro e della storia”.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Semplicemente impeccabile questo articolo di Fabio Zavattaro che ancora una volta, con la chiarezza che gli e' propria, ti spiega le parole del Papa e ti conduce a riflessioni interiori per vivere l'insegnamento del Santo Padre ogni giorno.
Che differenza con il suo collega Valli che pretende di "insegnare" a papi e presidenti come ci si comporta!!e poi spiegare a noi come la pensa lui!
Speriamo che anche altri possano notare la differenza e restituire a Zavattaro una posizione che egli si e' costruito negli anni con serieta'e professionalita'.
Chi scrive o parla in Tv per spiegare a noi che leggiamo e ascoltiamo, dovrebbe dimenticare le sue appartenenze e comportarsi come il ruolo pubblico richiede: con imparzialita'. Andrea