17 giugno 2008

Intitolato a Benedetto XVI il nuovo seminario arcivescovile di Brindisi (Osservatore Romano)


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Intitolato a Benedetto XVI il nuovo seminario arcivescovile

All'inizio della messa, l'arcivescovo di Brindisi Ostuni, monsignor Rocco Talucci, si è rivolto al Papa per manifestargli la "grande la gioia nel sentirci in comunione con la Chiesa universale, con l'unico Pastore, in una esperienza sinodale veramente grande che vede la Chiesa diocesana porsi in questo particolare territorio come sorgente di speranza viva".
Il presule ha ricordato le parole con cui Benedetto XVI lo ha accolto in occasione della visita ad limina il 20 marzo dello scorso anno: "Brindisi: che bel porto". E ha affermato: "Davanti a questo porto regalatoci da Dio prima che dagli uomini, davanti a questa città che guarda al Mediterraneo e all'oriente e dalla cui base Onu partono gli aiuti umanitari per le popolazioni povere o colpite da calamità, lei sta celebrando con noi il mistero del Figlio di Dio, che, dal vicino oriente, ha diffuso la luce rivelatrice dell'amore, sì che l'uomo, ogni uomo, può ritenersi non solo creatura di Dio, ma figlio amato con una speranza nuova che solo il Padre garantisce".
"L'uomo, pur finito - ha sottolineato monsignor Talucci - nutre desideri infiniti, aspira a una gioia che, per essere vera e consona al desiderio, deve non finire mai. Questa speranza ultima sostiene anche le altre speranze, che riguardano il cammino della Chiesa ma anche il cammino, il progresso, lo sviluppo delle nostre città sulla via della giustizia, della solidarietà e del lavoro, che sono la traduzione sociale della carità, perché, finalmente libere, possono aspirare a tempi più felici".
L'arcivescovo ha poi ricordato che "sin dalle origini, la nostra storia è stata segnata dalla luce e dalla forza del Vangelo. Le radici cristiane di questa Chiesa parlano della speranza seminata dagli Apostoli. San Leucio, protovescovo di questa Chiesa, e sant'Oronzo, l'evangelizzatore del Salento, sono i luminosi successori del collegio apostolico che qui hanno innestato la forza dirompente dell'amore sgorgato dalla croce di Cristo. Oggi questa Chiesa, aperta al Mediterraneo, lavora e prega per la pace; protesa verso l'oriente, coltiva rapporti ecumenici veramente fraterni, facendo vivere quell'ecumenismo spirituale che semina fiducia tra la gente, per un cammino di preghiera con i fratelli protestanti e con i fratelli ortodossi".
Il presule ha anche evidenziato le figure dei due patroni della Chiesa locale, san Teodoro d'Amasea, "indomito soldato di Cristo", e san Lorenzo da Brindisi, "doctor apostolicus e riconciliatore di popoli in Europa, umile e grande frate cappuccino". Proprio guardando a loro, l'arcidiocesi brindisina ha realizzato i paramenti liturgici che il Papa ha indossato per la celebrazione, adoperando "un tessuto ispirato a un manto imperiale medioevale, uno sciamito, nel quale furono avvolte le spoglie mortali del martire Teodoro". Si tratta di "un parato - ha spiegato Talucci - dal forte messaggio cristologico, su cui spiccano due grifi, simbolo della duplice natura di Verbo incarnato, custoditi nella rosa mistica, simbolo della Chiesa. Tutto questo desidera essere un piccolo segno con cui attestarLe il nostro sincero amore di figli". Anche il nuovo seminario, inaugurato nel novembre scorso dal segretario di Stato cardinale Bertone, è stato dedicato a Benedetto XVI in segno di riconoscenza per la visita.
"Benedica la nostra Chiesa riunita in Sinodo - ha detto l'arcivescovo rivolgendosi al Papa - e ci stimoli alla più autentica identità cristiana, per essere fermento in questa nostra società che ci appare così delicata e debole, ma anche così ansiosa di nuova luce. Lei sente tanto amore all'uomo, se gli mostra la ricchezza di Dio, senza il quale non c'è speranza, e se gli porge, senza tentennamenti, la verità di Dio che dona luce al mondo. Benedica le nostre città, perché siano tutte a misura d'uomo; benedica questo nostro popolo, perché sia sempre orientato al bene; benedica i nostri fanciulli, molti dei quali l'hanno salutata ieri sera sulla via del mare; benedica i nostri giovani, che hanno tanto bisogno di Dio, anche se spesso ostentano una lontananza che non è una scelta; benedica i nostri ammalati, perché restino nella luce della speranza".
"Benedica questa "porta d'oriente" - ha concluso - perché giunga la pace nel Mediterraneo e nella vicina Terra Santa. Benedica le nostre Chiese di Puglia, con i loro vescovi, che sentono un grande affetto verso la sua persona".
Anche durante l'incontro del pomeriggio in cattedrale, monsignor Talucci ha espresso al Papa il saluto e la riconoscenza a nome dei sacerdoti, dei diaconi e dei seminaristi dell'arcidiocesi. "L'essere con lei in questa basilica - ha detto - ci riporta ai meravigliosi eventi del Cenacolo di Gerusalemme, dove siamo nati nell'amore del divin Maestro".
"In questo Cenacolo - ha aggiunto - la sua presenza ci riconduce a Pietro, protagonista di quella meravigliosa lavanda dei piedi a cui ci siamo ispirati per vivere con intensità evangelica il cammino del Sinodo che andiamo compiendo. L'espressione di Gesù "come ho fatto io..." è il motto che ci guida in questa esperienza sinodale per imparare a essere "una cosa sola" intorno al Pastore e insieme a tutto il gregge che ci è stato affidato".
L'esperienza sinodale sarà animata in particolare dalla volontà di "rileggere la parrocchia - ha spiegato Talucci - come soggetto centrale di missionarietà e testimonianza nel territorio dove "abita". Come sacerdoti, da Gesù scelti, consacrati e mandati, vogliamo riscoprire il nostro stare con lui, per esser capaci di camminare insieme, e così essere segno di cammino e di amore in mezzo al popolo".

(©L'Osservatore Romano - 16-17 giugno 2008)

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