23 giugno 2008

La sicurezza del bambino, il timore di Dio e le paure umane (Zavattaro)


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Timore di Dio e paure umane

Fabio Zavattaro

Le paure umane, il timore di Dio.
È l’Angelus di Papa Benedetto in questa calda domenica di giugno. Ci sono le notizie del disastro nelle Filippine, il traghetto che affonda, si parla di 600 dispersi, molti i bambini, a causa della violenza del tifone: dal Papa vicinanza spirituale e una speciale preghiera per le vittime e per quanti hanno perso la vita a causa del maltempo. C’è quel messaggio di pace per il Libano, un Paese martoriato, che troppo ha sofferto, e per il quale l’auspicio è che progredisca finalmente verso una stabile pace.
C’è soprattutto, nelle parole di Benedetto XVI, quel continuare il dialogo con i fedeli proprio sul tema fede e ragione, fil rouge del pontificato ratzingeriano.
Così dal Vangelo di Matteo coglie i due inviti di Gesù: non temete gli uomini, e temete Dio. Chi teme Dio non ha paura; come dicono le scritture, il timor di Dio è “il principio della vera sapienza”. Ed ecco che allora tutte le umane paure si sciolgono come neve al sole. Certo la paura è “dimensione naturale della vita”, ricorda il Papa; è un qualcosa che ci accompagna in ogni stagione dell’esistenza, fin dall’infanzia. Ma ecco che Benedetto XVI trova un’immagine per guidare la nostra riflessione: “Fin da piccoli si sperimentano forme di paura che si rivelano poi immaginarie e scompaiono”. È vero nascono successivamente altre paure che, dice, hanno precisi fondamenti nella realtà. Oggi poi vi è una “forma di paura più profonda, di tipo esistenziale, che sconfina a volte nell’angoscia: essa nasce da un senso di vuoto, legato a una certa cultura permeata da diffuso nichilismo teorico e pratico”.
L’uomo ha gli strumenti per intervenire e per trovare risposte alle paure. Ma da solo non può fare tutto. Ricorda il Papa ai fedeli che affollano, come ogni domenica, piazza San Pietro: “Di fronte all’ampio e diversificato panorama delle paure umane, la Parola di Dio è chiara: chi teme Dio non ha paura”. Il timore di Dio coincide con la fede in lui e con “il sacro rispetto per la sua autorità sulla vita e sul mondo”. Non avere questo timore di Dio “equivale a mettersi al suo posto, a sentirsi padroni del bene e del male, della vita e della morte”.
Ancora un’immagine dal Papa; immagine che è sinonimo di tenerezza, di affetto, di amore: chi teme Dio ha la sicurezza del bambino in braccio a sua madre; “chi teme Dio è tranquillo anche in mezzo alle tempeste, perché Dio, come Gesù ci ha rivelato, è Padre pieno di misericordia e di bontà. Chi lo ama non ha paura”. L’amore scaccia il timore e il credente, dunque, non si spaventa di fronte a nulla: è nelle mani di Dio e sa che “il male e l’irrazionale non hanno l’ultima parola, ma unico Signore del mondo e della vita è Cristo, il Verbo di Dio incarnato, che ci ha amati sino a sacrificare se stesso, morendo sulla croce per la nostra salvezza”.
Torna anche in Papa Benedetto quel “non abbiate paura” che Papa Wojtyla pronunciò con forza proprio all’inizio del suo pontificato, trenta anni fa. Torna perché proprio nell’amore di Dio vinciamo ogni forma di paura. All’uomo, al credente, il compito di saper ascoltare il silenzio di Dio, che non è assenza, ma un modo diverso di essere accanto ad ognuno di noi. C’è una poesia brasiliana che narra di un uomo che, giunto alla fine dei suoi giorni, si ritrova accanto al Signore. E con lui accanto rivive tutta la sua vita, come una lunga spiaggia dove i suoi passi e quelli del Signore procedono gli uni accanto agli altri: “Vedi – dice il Signore – io ti sono stato vicino in tutti i giorni della tua vita”. Poi improvvisamente sulla sabbia rimangono solo due impronte: ecco Signore, dice l’uomo, lì è quando io mi sono trovato in grande difficoltà, quelli sono stati i giorni più tristi, duri, disperati della mia vita, e tu mi hai lasciato da solo. Dov’eri tu, in quei giorni in cui più avevo bisogno di te? Ma il Signore risponde: quelli sono i giorni in cui io ti ho preso in braccio. Benedetto XVI nel suo Angelus ci dice che la vittoria della fede sulle paure umane passa proprio da quel non aver paura che Gesù ripete più volte agli apostoli, a san Paolo, il quale “forte della presenza di Cristo e confortato dal suo amore, non temette nemmeno il martirio”.
Sabato 28 giugno il Papa sarà nella basilica dedicata all’Apostolo delle genti, per aprire le celebrazioni del bimillenario della nascita, con uno speciale anno giubilare. Sarà l’occasione, dice Benedetto XVI, per rinnovare la “fiducia in Gesù Cristo che ci chiama ad annunciare e testimoniare il suo Vangelo, senza nulla temere”.

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