23 settembre 2008

CARDINALE BAGNASCO: "L'ITALIA NON E' DA INCUBO, MA SERVONO PIU' VALORI CRISTIANI" (Agi)


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Riceviamo e con grande piacere pubblichiamo:

BAGNASCO: ITALIA NON E' DA INCUBO, MA SERVONO PIU' VALORI CRISTIANI

(AGI) - CdV, 22 set.

(di Salvatore Izzo)

''Piu' che un Paese da incubo il nostro e' un Paese che ciclicamente conosce gli spasmi di un travaglio incompiuto, dove pero' i segmenti luminosi non mancano, e i punti di forza neppure''.
E' la valutazione del presidente dei vescovi italiani Angelo Bagnasco, che nella prolusione del Consiglio Episcopale Permanente ha voluto dissociarsi dall'analisi ''fin troppo pessimista che una certa Italia dedica al Paese intero''.
In particolare, sull'operato del Governo il cardinale pronuncia ''una parola pacata''. ''Si avverte sulla scena politica afferma - una certa voglia di fare, ad esempio per colmare gli scarti infrastrutturali e per risolvere alcune delle grandi emergenze aperte, ma per ora non si attenua quella percezione di impoverimento di cui s'e' detto in precedenti occasioni''. Tema sul quale per la Cei il Governo Berlusconi appare in ritardo rispetto alla gravita' della situazione, cosi' come tarda a varare provvedimenti significativi in aiuto alle famiglie e a sostegno della natalita'. ''Scenari piu' sereni - pero' - sembrano profilarsi sul fronte della giustizia'' e su quello della scuola in vista di ''un sistema effettivamente paritario e integrato, in cui ad emergere siano le diverse opportunita' in vista di abilita' giovanili obiettivamente piu' apprezzabili''.
Da parte dei vescovi e' vista con favore anche la scelta di procedere ''pare con maggiore serenita', verso un sistema piu' federalista, che faccia perno su processi decisionali piu' autonomi e responsabilizzanti''. ''A nessuno - rileva il cardinale - sfugge la rilevanza anche culturale di questo passaggio che richiede una elevata capacita' di previsione circa il congegnarsi efficace di meccanismi anche delicati. Non ci sono tuttavia toccasana prodigiosi: se si vuole che il nuovo assetto si riveli effettivamente un passo avanti''.
La questione immigrazione resta pero' ''uno degli ambiti piu' critici della nostra vita nazionale'' e purtroppo ''stanno emergendo qua e la' dei segnali di contrapposizione anche violenta che sara' bene da parte della collettivita' ai vari livelli non sottovalutare''. In proposito, per Bagnasco accoglienza e legalita' restano i perni sui quali agire per affrontare una sfida che, ''fino a ieri'', era stata fronteggiata ''senza spaccature sociali o situazioni drammaticamente fuori controllo, perche' alla prova dei fatti il temperamento del nostro popolo si lascia filtrare da una secolare cultura dell'accoglienza e di rispetto per il fratello, per quanto diverso, in difficolta'''.
Ora ''sara' bene procedere, anche in un contesto europeo - ha spiegato il presidente della Cei - cercando con impegno accordi di cooperazione con i Paesi di provenienza e volendo progressivamente guadagnare alla legalita' situazioni irregolari compatibili con il nostro ordinamento, accettando di dare, appena vi siano le condizioni, risposte positive sia alle esigenze di una progressiva ed equilibrata integrazione sociale, sia alle domande di ricongiunzione familiare presentate nella trasparenza e per il benessere superiore delle persone coinvolte, oltre che della societa' tutta''
Anche su questo tema, per Bagnasco, i valori cristiani sono prima di tutto valori umani e razionali, sui quali tutti possono convergere. In coerenza con questa convinzione, in tema di difesa della vita, la prolusione ha fatto registrare una ''svolta'' nella posizione cattolica sul testamento biologico: dopo i pronunciamenti della magistratura sul caso di Eluana Englaro serve, ha spiegato, ''una riflessione nuova da parte del Parlamento nazionale, sollecitato a varare, si spera col concorso piu' ampio, una legge sul fine vita che, questa l'attesa, riconoscendo valore legale a dichiarazioni inequivocabili, rese in forma certa ed esplicita, dia nello stesso tempo tutte le garanzie sulla presa in carico dell'ammalato, e sul rapporto fiduciario tra lo stesso e il medico, cui e' riconosciuto il compito, fuori da gabbie burocratiche, di vagliare i singoli atti concreti e decidere in scienza e coscienza''. Fermo restando, ha scandito il porporato, che eventuali dichiarazioni anticipate di fine vita non dovranno ''specificare alcunche' sul piano dell'alimentazione e dell'idratazione, universalmente riconosciuti ormai come trattamenti di sostegno vitale, qualitativamente diversi dalle terapie sanitarie''.
Fino a pochi mesi fa la Cei riteneva che le attuali disposizioni fossero sufficienti, ma poi ''pronunciamenti giurisprudenziali avevano inopinatamente aperto la strada all'interruzione legalizzata del nutrimento vitale, condannando in pratica queste persone a morte certa''.
C'e' dunque un apporto originale che i cattolici sono chiamati a dare al progresso dell'Italia, dando vita, come ha chiesto il Papa a Cagliari, ad una ''nuova generazione di laici cristiani, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile''.
I cattolici in Italia rappresentano pero', per Bagnasco, ''un popolo vero, che chiede il rispetto della propria dignita' agli occhi del mondo''.
Lo ricorda il presidente della Cei Angelo Bagnasco, nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanete che ha aperto questa sera a Roma. Un popolo, ha aggiunto, che ''chiede rispetto anche dinanzi a tesi impavidamente sostenute secondo cui, ad esempio, una certa riscoperta della dimensione religiosa starebbe, nelle nostre contrade, avvenendo attraverso non il ''fatto'' cristiano ma la mera declamazione socio-politica''.

In proposito, pur senza entrare in aperta polemica con alcuni media che hanno proposto di recente inchieste sulla Chiesa Italiana, Bagnasco ha notato che ''evidentemente talora si parla di cose che non si conoscono, e per finalita' probabilmente tutte interne alla polemica politica e culturale''.

''Questo - ha aggiunto - lo diciamo perche' sappiamo bene che resta aperto il problema di un certo sguardo laico sulla Chiesa, e di che cosa questo sguardo piu' ispido, tra altri sguardi, riesce a vedere in noi e nella comunita' cristiana''.

Il silenzio della Chiesa riguardo agli attacchi subiti da parte di organi di stampa non deve essere interpretato come disattenzione al dibattito culturale. ''Non ci sfuggono - ha assicurato il cardinale - taluni discorsi. Se subito non reagiamo non e' perche' certe parzialita' o l'ostinazione di taluni giudizi ci lascino indifferenti.

Ovviamente ci interroga la dichiarata delusione di chi, dopo aver esercitato un'abile selezione tra le nostre parole e i nostri impegni, conclude che siamo inadempienti. Se normalmente non rispondiamo punto per punto, non e' perche' vogliamo mancare di attenzione all'interlocutore, ma piuttosto - ha concluso - perche' pensiamo che vi siano delle pre-comprensioni cosi' ossificate che solo il tempo e, quanto a noi, gli spazi per un'ulteriore coerente testimonianza potranno allentare''.

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