23 settembre 2008
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Bagnasco: «Prezzi alle stelle Servono aiuti alle famiglie»
Il presidente della Cei invoca un fisco più equo basato sul quoziente familiare «L'Italia non è un Paese da incubo». Immigrati: nostri fratelli anche gli irregolari
nostro servizio
Alberto Bobbio
Roma C'è affanno, ma non «siamo un Paese da incubo». Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, ieri pomeriggio ha messo in fila, aprendo i lavori del Consiglio permanente della Cei, le preoccupazioni dei vescovi sulla povertà delle famiglie, rilanciando il quoziente familiare, sull'immigrazione, definendo anche gli «irregolari sempre nostri fratelli», sul testamento biologico, che non deve favorire «forme mascherate di eutanasia» e sul federalismo, che deve coniugare «solidarietà» ed «appartenenza ad un solo popolo». E ha confermato la sua filosofia nella valutazione del Paese, cioè le riserve su una «pedagogia della catastrofe» che «di tanto in tanto riaffiora nelle analisi che imperversano sulla pubblicistica dell'ultima stagione». Per il cardinale si tratta di una lettura che contiene «elementi di sincerità», che sono tuttavia «inseriti in una trama troppo cedevole ad inflessioni che paiono senza respiro».
L'Italia di oggi
Bisogna uscire «dalle convulsioni di un certo ritardo sulla via della modernizzazione», ma guardando oltre la superficie delle cose, cioè al «merito delle questioni» con autonomia e indipendenza». Per Bagnasco l'Italia vive «ciclicamente gli spasmi di un travaglio incompiuto», dove però non mancano «punti di forza»: «Un Paese non si spezza all'improvviso, come non si costruisce dalla sera al mattino». Occorrono «analisi puntuali», non «sommarie», che colgano la complessità e sia in grado di indicare «le terapie». I vescovi lo chiedono soprattutto agli «analisti cattolici», che devono parlare con «realismo proporzionato ai fatti» e «mai senza speranza».
La scena politica
Dai contatti quotidiani che hanno i vescovi il presidente rileva che «la gente avverte sulla scena politica una certa voglia di fare». Accade per le infrastrutture e per alcune delle «grandi emergenze nazionali». Ma oggi «non si attenua» la «percezione di un impoverimento», più volte denunciato dalla Cei. Le cause sono, secondo Bagnasco, una «complessa crisi internazionale» una «globalizzazione sostanzialmente poco governata». Per cui è «indispensabile» occuparsi delle «fasce più deboli» e delle «famiglie monoreddito», le quali «stanno reagendo come possono all'ondata di aumento dei prezzi», che «non cessano di lievitare».
Quoziente familiare
Il presidente della Cei fa appello a quelle che chiama «misure organiche», che siano in grado di «dare un minimo di serenità» alle famiglie, in modo che esse riescano a «pianificare» il futuro. E invita a tendere ad una «maggiore equità sociale» tra «redditi diversi», ma anche a considerare il fatto che «famiglie con lo stesso reddito, ma con più figli» devono «pagare meno». E spiega che sarebbe meglio se «si disponesse di un sistema fiscale basato sul quoziente familiare», perché esso potrebbe dar vita ad un «circolo virtuoso» tra famiglie e società nel suo complesso.
Federalismo equo
È per il vertice della Cei un «passaggio culturale», che deve prevedere il «congegnarsi efficace di meccanismi delicati», anche se non ci sono «toccasana prodigiosi». Dunque occorre che «ogni ente» si interroghi sui metodi di spesa. Bisogna fare un passo indietro riguardo a metodi che «saranno ben presto insostenibili», in modo che il nuovo assetto federale sia un «passo in avanti». Ma bisogna anche evitare di lasciare per strada la «solidarietà» e l'idea che l'Italia non sia un «solo popolo».
Immigrazione
Resta «uno degli ambiti più critici della vita nazionale». Se fino a qualche anno fa ancora teneva la «secolare cultura dell'accoglienza» degli italiani e gli immigrati si inserivano «senza spaccature sociali o situazioni drammaticamente fuori controllo», nell'«ultimo periodo» stanno emergendo «qua e là segnali di contrapposizione anche violenta». Bagnasco dice che «sarà bene non sottovalutarli». Non arriva fino a dire che si tratta di una «regressione culturale», ma spiega che il rischio è quello: «Motivi di preoccupazioni ce ne sono e talora anche allarmi». Il cardinale osserva che di fronte ad essi bisogna «elaborare risposte sempre civili», dopo un «dibattito pubblico» sulla ricerca dei «rimedi», che però siano «compatibili con la nostra civiltà». Non c'è alcun accenno alla questione delle impronte ai rom, ma questa frase evidentemente si riferisce alla discussione che ha infiammato l'estate. Poi definisce gli extracomunitari irregolari «nostri fratelli», riproponendo la riflessione di Benedetto XVI nel corso degli Angelus di agosto. Per Bagnasco la soluzione sta in accordi con i Paesi di origine degli immigrati, ma anche in provvedimenti che facciano guadagnare «progressivamente» alla «legalità» le «situazioni irregolari compatibili con il nostro ordinamento» e che favoriscano la «ricongiunzione familiare».
Troppa violenza
Su questo fronte i vescovi sono molto preoccupati perché «episodi di violenza» e di «spregio alla vita umana» vedono spesso «protagonisti i giovani perfino minorenni». La causa sta in un «vuoto dell'anima», nella «povertà di valori oggettivi ed universali». È quella che i vescovi e il Papa hanno chiamato «emergenza educativa», che Bagnasco ieri ha definito una «autentica e prioritaria urgenza». In prima fila qui ci sono le famiglie e la scuola e una risposta va data se «il Paese vuole guardare concretamente al futuro». La famiglia resta «nonostante le burrasche», e qui il presidente della Cei ha citato il recente discorso di Benedetto XVI ai vescovi francesi, lo «zoccolo solido sul quale poggia l'intera società». È su questa sfida, precisa il cardinale, ma anche «sul lavoro, l'economia e la politica» che si deve misurare la «nuova generazione di laici cristiani impegnati» evocata dal Papa nel discorso di Cagliari.
Scuola e giustizia
Bagnasco su questi temi vede profilarsi «scenari più sereni». Non fa alcun cenno alla questione del maestro unico, criticata nei giorni scorsi peraltro dal Sir, l'agenzia di stampa promossa alla Cei, ma osserva che «sul fronte della scuola si stanno mettendo in atto innovazioni e recuperi volti a dare una maggiore credibilità ed efficacia all'istituzione e ai suoi operatori». Ed esprime la sua «sincera e cordiale stima» per tutto il personale scolastico. Il cardinale ribadisce però che la «chiave di volta» sarà il riconoscimento del ruolo educativo della famiglia, che deve essere messa in grado di «scegliere all'interno di un sistema effettivamente paritario e integrato». Sulla giustizia incoraggia la domanda che viene dai cittadini, di una «giustizia più tempestiva e funzionante».
Testamento biologico
Bagnasco ricorda il caso di Eulana Englaro, spiega che nelle sue condizioni ci sono oltre 2 mila persone in Italia e critica i «pronunciamenti giurisprudenziali» che hanno autorizzato l'interruzione del nutrimento vitale, perché queste persone sono «condannate a morte certa». Osserva che occorre una riflessione «in Parlamento» per varare «si spera col concorso più ampio» una legge sul «fine vita», che riconosca «valore legale» a «dichiarazioni inequivocabili», rese in forma «certa ed esplicita», che tuttavia salvaguardino il malato e non dicano niente circa «l'alimentazione e la idratazione», che sono «trattamenti di sostegno vitale» e non «terapie sanitarie» e quindi non possono essere considerati accanimento terapeutico. Ciò per evitare di aprire il «varco ad esiti agghiaccianti», cioè a «forme mascherate di eutanasia».
Chiesa e persecuzioni
Non c'è una Chiesa «di base» e una «Chiesa di vertice». Bagnasco dice che è «una falsa polarità». La comunione nella Chiesa è una cosa sola, per cui tutti devono sentirsi interrogati dalle «persecuzioni» inflitte ai cattolici in India, ma anche in Pakistan e in Iraq. Il presidente della Cei ha parlato di «pulizia religiosa» in Iraq e ha denunciato il «quasi silenzio della comunità internazionale» sugli attacchi ai cristiani in India.
© Copyright Eco di Bergamo, 23 settembre 2008
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