22 settembre 2008

Il silenzio sul massacro dei Cristiani in India (Luca Volontè)


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Il silenzio sul massacro dei cristiani in India

luca volontè

Morti e sangue, l'India di Ghandi, per mezzo dei suoi correligionari, gli stessi induisti del grande mahatma, sta martirizzando centinaia di cristiani. Oggi, ieri e prevedibilmente domani.

Quarantacinque morti e 18 mila feriti da tre settimane a questa parte, un massacro di cui tutti riconoscono quanto la scintilla, l'omicidio del leader estremista indù, non fosse opera dei cristiani. Da allora, però, giorno non passa senza che Stato per Stato, regione per regione, si diffonda e spanda, sotto gli occhi della autorità centrale e delle polizie periferiche, la violenza contro laici e sacerdoti, adulti e bambini cristiani.
Dopo la regione di Orissa è stata la volta di Karnataka e poi Madhya Pradesh, al centro e al sud dell'India. In questi giorni è stato assaltato il convento delle carmelitane, devastate chiese, distrutte effigi e statue della Madonna di Lourdes. Arresti? Certamente, ma niente dell'impegno del governo, può far pensare alla fine repentina dei massacri contro i cristiani, troppo lassismo e molta connivenza producono un ulteriore carburante esplosivo al passa parola anticristiano.
L'obiettivo dichiarato è l'hindutvam, l'idea razzista di una sola religione per l'intera nazione, l'induismo per l'India. A dire il vero, purtroppo ma necessariamente da quando si è voluto colpevolmente eclissare la Paternità di Dio dall'orizzonte mondano, le nazioni che pensano d'aver solo una religione sul proprio territorio si moltiplicano a dismisura. Il Kosovo, nel continente europeo e con esso una buona parte del Medio Oriente dove l'islam impazza.
Non stupisce, infatti, che oltre all'induismo anticristiano, a riprova della assoluta mancanza di memoria degli insegnamenti di Ghandi, tra le nazioni più anticristiane ci siano Arabia Saudita, Iran, Maldive, Bhutan, Yemen,Afghanistan. Religioni esattamente sullo stesso piano delle ideologie, infatti oltre alle nazioni islamiche spicca al primo posto la repubblica socialista della Corea del Nord.
I cristiani di laggiù stanno testimoniando esemplarmente la straordinaria bellezza dell'esser cristiani, direbbe Benedetto d'aver incontrato personalmente Cristo, "noi siamo persone che amano la pace e rifiutano la violenza". L'Onu sta fermo, nessuno Stato del mondo ha chiesto un intervento per fermare il quotidiano massacro, l'Ue mantiene una posizione omissiva e solo a fine settembre, nell'incontro bilaterale Ue-India, sapremo se la tolleranza e il diritto umano alla libertà religiosa è una questione che sta a cuore al continente, oppure il vezzo del commercio avrà vinto anche stavolta.
Le piazze sono vuote, le manifestazioni per i monaci tibetani non vengono replicate, nemmeno l'ombra di una foto di un cristiano svetta sulla facciata dei Municipi e delle Regioni italiane.Quando c'erano fotografi e collaboratori stranieri di "Emergency", allora sì valeva la pena di scaldare le mani e accendere le candele, ora per quei 'poveri cristi' non si spende nemmeno una riga dei sottotitoli nei Tg. La Chiesa cattolica ha invitato al digiuno: non essendo una iniziativa di Pannella, nemmeno una radio lo ha ricordato; eppure in questa sconfortante situazione, oltre alla straordinaria forza della preghiera e all'insegnamento di quei nostri fratelli, c'è altro da segnalare.
Cogliamo le opportunità civili della situazione drammatica, una per la Chiesa e per i fedeli cattolici e una per la società politica. La prima, raccogliamo sotto la guida della Caritas e della Cei offerte per ricostruire case, chiese e scuole e così facendo, saremo certi che questa nuovo impegno sarà, come fu nel caso di "Solidarnosc", condiviso e renderà consapevole il popolo cristiano. La politica italiana ed europea ha l'occasione di far diventare concreto il peso dei valori e dei diritti umani, forse l'unica cosa che caratterizza oggi la peculiarità stessa del nostro Paese e dell'intera Europa. Non perdiamo tempo, chi crede preghi e chi non crede abbia la buona creanza di non tacere, il silenzio è un danno per tutti.

Luca Volontè è deputato Udc.

© Copyright Il Secolo XIX, 21 settembre 2008

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