22 settembre 2008

Consiglio permanente della Cei: prolusione del cardinale Bagnasco (Sir)


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CARD. BAGNASCO: CONSIGLIO PERMANENTE, APPELLO PER LA “LIBERTÀ RELIGIOSA”

Un appello a favore della “libertà religiosa” quale “caposaldo della civiltà dei diritti dell’uomo e garanzia di autentico pluralismo e vera democrazia”.
A rivolgerlo è stato oggi il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, che nella prolusione al Consiglio permanente dei vescovi italiani (testo integrale su www.agensir.it) ha denunciato il “quasi silenzio della comunità internazionale” sulle “persecuzioni” dei cristiani in India e la “pulizia religiosa” in Iraq.
“La libertà religiosa – ha spiegato il cardinale definendo “false polarità” alcune “istanze” che “puntano a contrapporre il vertice e la base” nella Chiesa - non è un optional che gli Stati concedono ai cittadini più insistenti, né una concessione paternalisticamente riconducibile al principio della tolleranza”, ma “il caposaldo delle libertà ed il criterio ultimo” della loro “salvaguardia”. Quanto al rischio di “cristianofobia” in Europa, per Bagnasco c’è “una derivazione concettuale tra la disinvolta pratica del relativismo, gli eccessi antireligiosi e anticristiani e la regressione culturale ed etica delle società”. Di qui la necessità di “superare la situazione di stallo in cui si trova la costruzione europea” per “radicare l’Europa nella coscienza dei popoli” e dare “legittimità morale a carte e trattati” senza contrapporsi “artificiosamente alle tradizioni e alle culture delle nazioni”.

CARD. BAGNASCO: CONSIGLIO PERMANENTE, ITALIA PAESE DAL “TRAVAGLIO INCOMPIUTO”

“Più che un Paese da incubo, il nostro è un Paese che ciclicamente conosce gli spasmi di un travaglio incompiuto, dove però i segmenti luminosi non mancano, e i punti di forza neppure”. Questo, in sintesi, il ritratto dell’Italia tracciato dal card. Bagnasco, per contrastare uno “sguardo eccessivamente altalenante e fin troppo pessimista che una certa Italia dedica al paese intero”. Una presunta “pedagogia della catastrofe” che per il cardinale è contraddetta dallo “sforzo di milioni di cittadini” che ogni giorno “adempiono con dedizione e spirito di sacrificio il proprio dovere”. “Un Paese non si spezza all’improvviso, come non si costruisce dalla sera al mattino”, ha ammonito il presidente della Cei, secondo il quale “ci sono processi più lunghi”, che per essere analizzati ed affrontati esigono “un’ottica d’insieme che ne stabilizzi le terapie”. “Tutti avvertiamo il bisogno di uscire dalle convulsioni di un certo ritardo sulla via della modernizzazione – ha detto Bagnasco - ma lo si può fare se le libere intelligenze guardano costantemente al merito delle questioni, con autonomia e indipendenza”. “Autonomia” e “indipendenza” che i vescovi chiedono “in primo luogo a tutti gli analisti cattolici”. Tra i problemi aperti, Bagnasco ha citato quello di “uno sguardo laico sulla Chiesa”, cui quest’ultima non risponde “punto per punto” a causa di “pre-comprensioni ossificate”.

CARD. BAGNASCO: CONSIGLIO PERMANENTE, “MISURE ORGANICHE” PER “FAMIGLIE MONOREDDITO”

“Se si disponesse di un sistema fiscale basato sul quoziente familiare, potrebbe determinarsi un circolo assai più virtuoso tra le famiglie e la società nel suo insieme”. Ne è convinto il card. Bagnasco, che ha chiesto alle forze politiche di concentrarsi “sulle fasce più deboli, e sulle famiglie monoreddito che stano reagendo come possono all’ondata di aumenti dei prezzi che nel frattempo non cessano di lievitare”. Per la Cei, “ogni provvedimento di soccorso è utile, ma necessitano misure organiche che diano un minimo di serenità, consentendo ai nuclei familiari di pianificare le loro prospettive di vita”: di qui le necessità di “una maggiore equità sociale, sia verticale (tra redditi diversi) sia orizzontale (le famiglie dello stesso reddito ma con più figli devono pagare di meno)”. Per quanto riguarda la scena politica, secondo Bagnasco la gente avverte “una certa voglia di fare, ad esempio per colmare gli scarti infrastrutturali e per risolvere alcune delle grandi emergenze aperte”, ma per ora “non si attenua” la “percezione di impoverimento”. Sempre a proposito della famiglia, il presidente della Cei ha esortato a “difendere l’unità del nucleo familiare” e a non usare il termine famiglia “per unioni che, in realtà, famiglia non sono”, come ha detto il Papa a Cagliari, auspicando una “nuova generazione di laici cristiani” impegnati in politica.

CARD. BAGNASCO: CONSIGLIO PERMANENTE, FEDERALISMO, GIUSTIZIA E PARITÀ SCOLASTICA

Un “sistema più federalista”, una “giustizia più tempestiva” e la piena attuazione della parità scolastica: a chiederle è stato oggi il card. Bagnasco, secondo il quale è un buon segnale “un sistema più federalista, che faccia perno su processi decisionali più autonomi e responsabilizzanti”, ma se si vuole fare un vero “passo avanti” è necessario che “ciascun ente si interroghi su come fare un passo indietro rispetto a metodi di spesa che saranno presto insostenibili”. Così come è necessario, per la Cei, che “rimanga forte e appassionato il senso della solidarietà e della comune appartenenza ad un solo popolo, preoccupandosi perché nessuna parte, rispetto alle altre, rimanga per strada”. “Scenari più sereni” anche sul fronte della giustizia, dove va incoraggiato “un clima reciprocamente più comprensivo, che abbia come obiettivo la domanda, proveniente anzitutto dai cittadini, di una giustizia più tempestiva e funzionante”. Sul fronte della scuola, per la Cei “si stanno mettendo in campo innovazioni e recuperi volti a dare una maggiore credibilità ed efficacia”, ma “la vera chiave di volta non potrà non venire dal riconoscimento del ruolo primario della famiglia, messa in condizione di scegliere all’interno di un sistema effettivamente paritario e integrato, in cui ad emergere siano le diverse opportunità in vista di abilità giovanili obiettivamente più apprezzabili”.

CARD. BAGNASCO: CONSIGLIO PERMANENTE, L’IMMIGRAZIONE E IL “DOVERE EDUCATIVO”

Per il card. Bagnasco, “il fenomeno dell’immigrazione resta uno degli ambiti più critici della nostra vita nazionale”, visto che “nell’ultimo periodo stanno emergendo qua e là dei segnali di contrapposizione anche violenta”, da “non sottovalutare”. “Vogliamo credere che non si tratti già di una regressione culturale in atto - le parole di Bagnasco - ma motivi di preoccupazione ce ne sono, e talora anche allarmi, che occorre saper elaborare in vista di risposte sempre civili”, di “rimedi sempre compatibili con la nostra civiltà”. Anche la questione dei “nuovi irregolari” va affrontata collocando il problema migratorio ”in un contesto nel quale ciascuna delle parti interessate ha responsabilità e doveri”. “Anche in un contesto europeo”, vanno cercati “accordi di cooperazione con i Paesi di provenienza”, per “guadagnare alla legalità situazioni irregolari compatibili con il nostro ordinamento” e dare “risposte positive sia alle esigenze di una progressiva ed equilibrata integrazione sociale, sia alle domande di ricongiunzione familiare presentate nella trasparenza”. Bagnasco ha inoltre espresso “forte preoccupazione” per “i frequenti episodi di violenza e di spregio della vita umana, che vedono spesso protagonisti dei giovani”, frutto per i vescovi di “una grave carenza rispetto al dovere educativo”, mentre “la violenza nasce dal vuoto dell’anima”.

CARD. BAGNASCO: CONSIGLIO PERMANENTE, NO A “FORME MASCHERATE DI EUTANASIA”

“Quel che chiede ogni coscienza illuminata, pronta a riflettere al di fuori di logiche traumatizzanti indotte da casi singoli per volgersi al bene concreto generale, è che – mentre si evitano inutili forme di accanimento terapeutico − non vengano in alcun modo legittimate o favorite forme mascherate di eutanasia, in particolare di abbandono terapeutico, e sia invece esaltato ancora una volta quel ‘favor vitae’ che a partire dalla Costituzione contraddistingue l’ordinamento italiano”. Sono le parole del card. Bagnasco dedicate al caso Englaro, affrontato sul finale della prolusione. “La vita umana è sempre, in ogni caso, un bene inviolabile e indisponibile”, ha ribadito il cardinale, e la “dignità irriducibile” della persona “non viene meno, quali che siano le contingenze o le menomazioni o le infermità che possono colpire nel corso di un’esistenza”. Secondo la Cei si tratta, insomma, di una “consapevolezza non scalfibile da evoluzioni scientifiche o tecnologiche o giuridiche”. Senza entrare nel dettaglio dell’”iter abbastanza complesso” della vicenda di Eluana Elglaro, Bagnasco ha definito il caso “emblematico” in quanto “ha evidenziato la nuova situazione venutasi a determinare in seguito a pronunciamenti giurisprudenziali che avevano inopinatamente aperto la strada all’interruzione legalizzata del nutrimento vitale, condannando in pratica queste persone a morte certa”.
In questo modo, per la Cei “si è imposta una riflessione nuova da parte del Parlamento nazionale, sollecitato a varare, si spera col concorso più ampio, una legge sul fine vita che riconoscendo valore legale a dichiarazioni inequivocabili, rese in forma certa ed esplicita, dia nello stesso tempo tutte le garanzie sulla presa in carico dell’ammalato, e sul rapporto fiduciario tra lo stesso e il medico, cui è riconosciuto il compito di vagliare i singoli atti concreti e decidere in scienza e coscienza”. “In questa logica”, ha puntualizzato il presidente della Cei, tali dichiarazioni “non avranno la necessità di specificare alcunché sul piano dell’alimentazione e dell’idratazione, universalmente riconosciuti ormai come trattamenti di sostegno vitale, qualitativamente diversi dalle terapie sanitarie”. Una “salvaguardia indispensabile”, questa, “se non si vuole aprire il varco a esiti agghiaccianti anche per altri gruppi di malati non in grado di esprimere deliberatamente ciò che vogliono per se stessi”. Esprimendo a nome dei vescovi “la partecipazione commossa” alla sorte di Eluana e alla “sofferenza” della famiglia, Bagnasco ha ricordato che nella “condizione” di Eluana si trovano circa altri duemila italiani, e ha auspicato “per loro e le loro famiglie, come pure per altri malati gravemente invalidati, un efficace supporto da parte delle istituzioni”.

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