10 settembre 2008

Il Papa a Cagliari: la sosta al Seminario per il pranzo e la passeggiata nel nuovo giardino. Un frugale pasto sardo (Puggioni e Girau)


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DISCORSI ED OMELIE DEL PAPA A CAGLIARI

Nel seminario ritorno a casa

Pranzo frugale servito da camerieri in abito talare

LA SOSTA L’incontro con i vescovi

MARIO GIRAU

CAGLIARI.

Anche per il Papa tornare a casa dopo una mattinata impegnativa è rilassante. Si ritrova la famiglia. Il seminario è la casa dei preti, dei vescovi, il cuore della diocesi, il polmone della chiesa.
Abbandonata ogni ufficialità, Benedetto XVI ha reindossato il vestito che gli piace di più: professore di teologia, maestro nella fede, primus inter pares tra i vescovi, vicario di Cristo venuto in Sardegna per confermare i fratelli nella fede. Stanco, rosso in viso per il caldo, ma felice per quel tuffo nella semplicità ecclesiastica.
Il seminario sardo del “Sacro Cuore di Gesù” è un’istituzione pontificia voluta nel 1927 da Pio XI. Tutto è stato sobrio nella casa dei futuri preti: la benedizione della cappella e della struttura aperta nel 2005, il breve incontro con i vescovi nell’aula “Sebastiano Mosso”, fine teologo prematuramente scomparso; il pranzo, frugale, contrariamente alle informazioni della vigilia.

Il cronometro organizzativo in forte ritardo ha consentito agli abitanti del quartiere di Is Mirrionis di affollare via Monsignor Piovella, che presentava uno spettacolo mai visto in oltre 40 anni di vita del quartiere: ogni finestra pavesata a festa, tappeti colorati, coperte ricamate, artistici arazzi hanno addobbato i balconi.

«Questa visita è un onore per la nostra zona», dice Salvatore Frau, ex tramviere. Atteso per le 12,45 il corteo papale si fa attendere. Arrivano alla spicciolata anche i vescovi. Qualcuno ha perso il pullmino messo a disposizione degli alti prelati. Monsignor Piergiuliano Tiddia, arcivescovo emerito di Oristano, e padre Giovannino Tolu, maestro generale dei mercedari, risalgono a piedi quasi la metà di via Parragues. «In questi momenti - ha detto il presule - tornano alla mente i viaggi di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, due doni preziosi per la Chiesa sarda, quello di oggi è il terzo in 38 anni». Padre Giovannino Tolu è commosso: «Tutta la mattina ho un groppo alla gola per l’emozione di ospitare nel nostro santuario il Santo Padre, per averlo in Sardegna, nella nostra terra, oggi cuore della Chiesa universale». Pasquale Flore e Fabio Ladu, seminaristi del quinto anno: «La novità vera è il Papa che viene nel nostro quotidiano». Sono le 13,32 quando la papamobile imbocca via Piovella tra gli applausi della folla. A forte velocità per ragioni di sicurezza.
«Ma ita è Schumaker s’autista de su Papa», commenta qualche spettatore che avrebbe voluto centellinare il passaggio di Benedetto XVI, accompagnato dall’arcivescovo Giuseppe Mani e dal segretario particolare monsignor George Genswein. Il rettore don Gianfranco Pilotto attende il Pontefice nel piazzale del seminario con il vicerettore, due animatori e i direttori spirituali. Quasi 200 seminaristi accolgono il Papa col canto “Tu es Petrus”, Tu sei Pietro. «Il seminario significa - dice il Santo Padre - il vivaio in cui vengono formati i ministri della Chiesa. Preghiamo perchè questa dimora diventi scuola di orazione e di scienza divina, e quanti vi entreranno da alunni, ne escano come zelanti pastori del popolo di Dio e collaboratori del nostro ministero». Il problema-seminario è al centro dei discorsi a tavola tra il Papa e i vescovi, soprattutto con gli arcivescovi Giuseppe Mani e Ottorino Alberti che siedono a fianco del Pontefice nel vasto refettorio che può ospitare anche 300 commensali. Il catering e la guardia pontificia hanno disposto il tavolo a ferro di cavallo. Il Papa spalle a una parete, gli altri 30 commensali a portata di finestra. Tutto seminaristico il servizio mensa con 26 chierici in talare nera - sabato pomeriggio sottoposti a un corso accelerato - che hanno portato in tavola prosciutto e bresaola, malloreddus basilico e pomodoro fresco preparati da una signora di Capoterra, dolcetti sardi, semifreddo, vino rosato e moscato, solo succo d’arance sarde per il Papa, che ha rigraziato il personale di cucina e servizio: 35 minuti in tutto.

© Copyright La Nuova Sardegna, 8 settembre 2008

La sosta al Seminario per il pranzo e il riposo. La passeggiata nel nuovo giardino

Un frugale pasto sardo con malloreddus e vitella

GIOVANNI PUGGIONI

A tavola con i vescovi della Sardegna e l'incontro con i seminaristi
Lasciati a Bonaria i paramenti usati nella suggestiva celebrazione per il centenario della Madonna, Joseph Ratzinger arriva in seminario tra gli applausi degli abitanti di San Michele e Is Mirrionis con l'aria (e non solo) del fratello maggiore di tanti vescovi, sacerdoti e chierici: sorride e manda benedizioni a tutti scendendo dalla "papamobile", e già questo è un buon segno per chi lo aspetta di buon mattino facendo la guardia all'ingresso. In verità ci sono più uomini armati che giovani in tonaca, forse perché è arrivato il momento più intimo e privato della giornata: l'incontro ravvicinato con i più alti prelati delle diocesi sarde, e la stessa meditazione che il Papa si concede dopo il pranzo. A causa della "extraterritorialità" di cui godono gli edifici e le pertinenze della Santa Sede, anche il seminario regionale diventa praticamente zona "off limits" per tutti, comprese le scorte e gli 007 inviati dal Viminale per le ovvie ragioni di sicurezza. Così le due ore trascorse da Benedetto XVI nel nuovo edificio di via monsignor Parraguez e in quello di via monsignor Cogoni scorrono veloci nella massima quiete e riservatezza. Il caldo asfissiante e il pesante servizio d'ordine imposto dal Vaticano non impediscono, comunque, di sapere cosa succede all'interno del complesso dove la parola d'ordine è "Viva il Papa" e la gioia si spreca in ogni angolo. Intanto il pranzo che si svolge in una salone al piano terra, proprio accanto alla cappella fresca di una speciale benedizione alla presenza di tutto il popolo del seminario.
Accanto al Papa nella tavolata a forma di U prendono posto l'arcivesco Giuseppe Mani e l'arcivescovo emerito di Cagliari Ottorino Alberti. Ai lati arcivescovi e vescovi in servizio, il silenzioso segretario particolare, tutti i massimi rappresentanti degli ordini ecclesiastici con in testa padre Giovannino Tolu, generale dei Mercedari. In tutto trenta "coperti" con un menù che, si dice, sia stato ridotto rispetto alla proposta originale e che, comunque, comprendeva: antipasto con prosciutto e mustela, malloreddus casalinghi al pomodoro, ghisau di vitella con tortino di bietole e patate, un sorso di moscato di Santadi per la crema di torrone e is mustazzoleddus campidanesi. Un pasto frugale che, stando sempre alle voci, si sia però irrobustito per il buffet per i giovani seminaristi. Papa Ratzinger ha quindi incontrato vescovi ed eminenze della Sardegna nella sala dove campeggia la gigantografia di padre Sebastiano Mosso, il gesuita che per anni guidò il seminario e che era stato molto vicino al Papa.
Da indiscrezioni si è appreso che Benedetto XVI ha avuto un breve colloquio con tutti e che nella circostanza gli sono stati offerti doni semplici ma significativi: tra gli altri, due libri sulla presenza e l'arte sacra dei Mercedari in Sardegna (a Bonaria in particolare) e nel Mondo. Un libro gli è stato donato anche dal presidente della Regione Renato Soru, con cui ha avuto un breve incontro poco prima di lasciare il Seminario. Il Papa ha sfogliato il volume di stoffa intitolato "Da tanto tempo" e realizzato da Maria Lai, «un'artista - come ha spiegato il governatore al Pontefice - simbolo di quell'arte sarda fatta di saperi e creatività».
Dopo un breve riposo nella stanza dell'arcivescovo Mani e una passeggiata solitaria nel cortile del seminario diocesano (al riparo da occhi ed orecchi indiscreti come è sua abitudine), il Papa è risalito in auto diretto in Cattedrale.

© Copyright L'Unione Sarda, 8 settembre 2008

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