9 settembre 2008
A Cagliari una folla di 150mila fedeli. Organizzazione quasi perfetta (Sallemi)
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Una folla di 150mila fedeli, nessun incidente
Caldo afoso: un arresto cardiaco senza conseguenze, 200 persone colpite da malore
Organizzazione quasi perfetta: l’apparato di sicurezza ha funzionato a dovere. Cento le automobili rimosse Fermato un giovane dopo l’aggressione a un volontario
di Alessandra Sallemi
CAGLIARI.
Una bella giornata: per i contenuti etici dei discorsi del Papa e per la tenuta dei fedeli nonché dell’apparato di sicurezza che ha governato la voglia di partecipazione di oltre centocinquantamila persone. Sul tema stretto dell’ordine pubblico il bilancio è più modesto di certi lunedì dove si contano incidenti, segnalazioni, arresti causa le intemperanze del fine settimana.
Le auto rimosse lungo le strade dove, da sabato e in qualche caso da venerdì pomeriggio, era vietato parcheggiare, sono state cento. Ieri un giovanotto ha trascorso qualche ora in questura perché prima delle 10 pretendeva di entrare senza pass e con indosso una maglietta inneggiante allo stato laico (bisognava stabilire chi fosse. Indentificarlo, insomma).
Un ventenne manesco è stato fermato dagli agenti di una pattuglia della squadra Volanti assieme a un collega finanziere: a mezzogiorno in punto ha picchiato un volontario che distribuiva acqua gratuitamente non lontano dal chiosco lungo il viale Cimitero gestito da suo padre. Il volontario, lasciato privo di conoscenza sul marciapiede, è all’ospedale San Giovanni di Dio sotto osservazione, potrebbe avere un trauma cranico, dovrà curarsi per almeno per 10 giorni.
Prima c’era stato il ciclista che aveva raggiunto la sommità del colle di Bonaria (il dislivello è da professionisti), si era affiancato ai coristi diretti da don Albino e, pur separato dai gradoni che delineano il sagrato, era in una delle fasce vietate al grande pubblico. Non ne voleva sentire di andarsene, due agenti giovani lo stavano quasi portando via di peso, due colleghi più anziani hanno preso in mano la situazione e dopo un po’ il ciclista è andato via con le sue ruote, convinto e neppure scontento. Una scena simile è avvenuta verso le 10.40 davanti all’albergo Mediterraneo, sotto la scalinata della chiesa di Bonaria: alcune persone volevano oltrepassare le transenne anche se non avevano il pass adeguato, hanno cercato di buttar giù tutto, i volontari non si sono attardati a discutere e, avvertita la polizia, dopo un paio di spiegazioni la tensione è sfumata.
Sul fronte benessere la situazione non è risultata altrettanto scorrevole. Duecento persone sono state male ieri mattina, poche di meno in serata. Il caldo-umido era insopportabile, il maestrale annunciato è stato il grande, colpevolissimo assente, ragazze e anziani svenivano facilmente. Il servizio di soccorso è stato definito eccellente dagli stessi pellegrini e le forze dell’ordine hanno sottolineato il risultato ottenuto: nessun malessere è degenerato. Anche un arresto cardiaco ieri mattina prima delle 10 (è successo nel piazzale davanti al Cis) si è risolto bene: l’uomo, 60 anni, si è accasciato, il medico della postazione poco lontana (Pma: posto medico avanzato) lo ha trattato col defibrillatore, il paziente si è ripreso ed è stato ricoverato in ospedale per accertamenti. Il piano sanitario della giornata è stato organizzato da Asl 8, 118 e Protezione civile. Medici, infermieri e volontari efficacemente coordinati dagli operatori della centrale del 118 hanno trascorso la giornata ad andare e venire da una delle 6 postazioni mediche avanzate con barelle e sedie a rotelle. Protagoniste le macchinette della pressione: sotto i tacchi in tutte le persone visitate, medici e infermieri sono riusciti a mandare a casa in buone condizioni quasi tutte le vittime del caldo, per qualcuno si è preferito il ricovero in ospedale dove sottoporre le persone a un’osservazione di un paio d’ore. Qualcuno ieri si chiedeva chi avrebbe soccorso i soccorritori: perché finito il servizio attorno al colle di Bonaria dove papa Benedetto XVI si è trattenuto dalle 10.30 all’una e quaranta, le Pma sono state smontate e rimontate lungo il percorso pomeridiano. Per capire: le pma non erano un bancone di distribuzione dell’aspirina ma tendoni da campo con una decina di brande e macchinari di primo soccorso. Nessuno si è dato il cambio: chi c’era la mattina c’era anche il pomeriggio, con un caldo che non ha dato tregua a nessuno. Un impegno assolutamente capillare è stato notato nella distribuzione dell’acqua e dei cappellini. Dall’altare col frontale d’argento allestito sul sagrato di Bonaria, papa Benedetto XVI si è affacciato su una folla immensa e bianca: i berretti coprivano quasi tutte le teste fino alla sponda di Su Siccu.
Il conto sulla quantità di forze dell’ordine in campo si fa in fretta: c’erano tutte, più le associazioni degli alpini e dei carabinieri in pensione. Reparti di polizia, reparti e stazioni dei carabinieri, le motovedette della Capitaneria che hanno garantito il servizio in mare visto che una ventina di barche si è avvicinata a Su Siccu e i diportisti hanno assistito alla messa dall’acqua. C’erano tutte le gerarchie della Guardia di finanza, col comandante provinciale Capasso che ha aperto la giornata all’aeroporto di Elmas assieme al questore Mulas, al comandante provinciale dei carabinieri Anchesi e al prefetto Gullotta. Commentava il colonnello Anchesi: «Il dispositivo ha viaggiato bene in tutte le direzioni, il servizio è stato preparato per tempo e non ci siamo trovati a dover correre ai ripari all’ultimo momento, bisogna anche dire che la giornata era un evento di pace: pellegrini che volevano venire a vedere il loro Papa. In linea teorica, fra gli eventi possibili, questo è senz’altro uno di quelli augurabili». Il coordinatore dell’intero servizio è stato il vicario del questore, Giuseppe Gargiulo: «Una bella partecipazione del personale. Hanno lavorato con entusiasmo. Tutti. 650 tra carabinieri e polizia, 200 vigili urbani, più i volontari che sono stati veramente bravi». La difficoltà tecnica da tenere a bada era l’afflusso di 150 mila persone in due zone concentrate ma con ingressi differenziati: ogni pellegrino aveva ricevuto un pass per una determinata strada e per un preciso varco, non si poteva entrare da luoghi diversi.
«Preoccupava il fatto che una tale massa di persone si sarebbe radunata lungo le strade dove la circolazione doveva essere chiusa - spiega Gargiulo - i vigili urbani hanno saputo fare un grande lavoro per impedire che saltassero fuori problemi. Panico e nervosismo non ce ne sono stati».
Il capitano Roberto De Vittor, comandante della sezione infortunistica dei vigili urbani, ieri spiegava che probabilmente il momento più difficile è stato agli ingressi del viale Sant’Avendrace, dove è confluita una quantità di persone inaspettata visto che il cuore della manifestazione era altrove.
Ha aiutato il fatto che alle 7 le strade del percorso papale erano già chiuse al traffico, ma anche che non si è aspettato l’orario di massima fissato nell’ordinanza per riaprirle: appena l’apparato di sicurezza attorno al Papa lasciava una strada, subito questa veniva riaperta.
Ieri intorno alle 13.20 in via Dante, parte della folla dei pellegrini che aveva lasciato Bonaria si distribuiva lungo la strada per vedere Benedetto XVI sulla papamobile dato che buona parte dei fedeli si era dovuta accontentare (protestando) degli schermi e di un audio molto scadente. Tutto era bloccato, nell’incrocio con la via Logudoro due bus Ctm (5-11 e 30) e una fila di auto aspettavano al semaforo. Fermi, i conducenti scesi a guardare anche loro il passaggio del Papa, appena questo è arrivato sulla papamobile con l’arcivescovo Mani e il monsignore segretario, c’è voluto ancora un attimo per far passare la scorta (con gli uomini che viaggiavano quasi fuori dalle auto per esser lesti in caso di necessità) e poi il traffico è stato riaperto. D’altronde, nel pomeriggio di sabato i vigili urbani si erano resi conto che tenere le strade chiuse entro orari rigidi avrebbe provocato molti disagi («come faccio per andare al lavoro?», «posso andare a prendere mia figlia all’aeroporto?», due delle mille domande giunte al centralino). Nel pomeriggio in largo Carlo Felice non si poteva riaprire la strada al traffico perché la manifestazione dei giovani è continuata dopo il saluto del Papa. Così volontari, carabinieri, vigili e polizia hanno aperto un passaggio tra via Manno, via Santa Margherita e il Corso: «Almeno questo - diceva il responsabile delle Volanti della questura, Gianfranco Murgia -, perché qui il servizio non è ancora finito». Per lui, come per gli altri, era cominciato un po’ prima delle 6: «L’ho detto - ha concluso Gargiulo - a questa giornata si è lavorato con entusiasmo. Anche perché c’è stato modo di ascoltare e questo Papa, quando lo si ascolta con attenzione, prende». Benedetto XVI è ripartito alle 19.30 da Elmas, a salutarlo la base militare, organizzazione del maggiore Lino Marrone.
© Copyright La Nuova Sardegna, 8 settembre 2008
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