11 settembre 2008

Il Papa in Francia tra le inquietudini delle nuove generazioni: "Fra timori e speranza" (Philippe Levillain per l'Osservatore Romano)


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Tra le inquietudini delle nuove generazioni

Fra timori e speranza

di Philippe Levillain

Giovanni Paolo II ha compiuto sette viaggi apostolici in Francia, otto se si include quello all'Île de la Réunion. Si è recato due volte al santuario di Lourdes: il 14 e 15 agosto 1983 ed il 14 e 15 agosto 2004, per il centocinquantesimo anniversario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione da parte di Pio ix.
Lo sforzo compiuto fu tale che si pensò che sarebbe morto lì. Il predecessore di Papa Ratzinger ha intrattenuto con la Francia relazioni complesse e di lunga data. Nel corso del suo lungo pontificato, divenne sempre più popolare. Non fu molto ascoltato da una nazione che, anche durante il pontificato di Leone XIII, il Papa del Ralliement dal marchio repubblicano, vuole in generale ignorare o addirittura tende a maltrattare il magistero romano. Si parla naturalmente della tradizione gallicana, termine del xix secolo che riassume uno spirito di difesa dell'onore cattolico francese. È il riflesso della posizione di "figlia primogenita della Chiesa", colei che fu interpellata da Giovanni Paolo II proprio nel maggio 1980.
Dalla formula che fece fortuna "Figlia primogenita della Chiesa, sei tu fedele alle promesse del tuo battesimo?" alle prime parole che pronuncerà Benedetto XVI il prossimo venerdì 12 settembre sono trascorsi ventotto anni.
Diverse "generazioni Giovanni Paolo II" sono cresciute. Gli adolescenti sono divenuti genitori. I loro figli li hanno sostituiti. Il susseguirsi è regolare.
La venuta di Benedetto XVI è sicuramente attesa in forma prioritaria da questo ambito sociologico, intellettualmente curioso, attento ed energico, che intende resistere all'idea di decadenza del cristianesimo, che non è né maggioritaria né esemplare. È su questo terreno di conferma dell'ingresso continuo nella speranza che Benedetto XVI sarà più ascoltato.
È chiaro che si ascolta meglio nel proprio paese che a Colonia o a Sydney, poiché la musica della voce è messa in risalto dall'ambiente d'origine. Questo viaggio atteso, che ha come sfondo la tradizione dei partecipanti alla Giornata mondiale della gioventù, "sale della terra", direbbe Benedetto XVI, preoccupa particolarmente istanze più autorevoli e solenni. Da qualche giorno, i media si fanno sempre più eco della loro inquietudine, pur rallegrandosi dell'evento. Gli interrogativi vertono, anche all'interno della gerarchia della Chiesa in Francia, sulle chance di riuscita del viaggio e sul livello di popolarità della Santa Sede. Occorre leggervi nello stesso tempo segni di timore e di speranza.
Un timore nei confronti di ciò che Benedetto XVI dirà quando sarà accolto all'Eliseo dal presidente della Repubblica, e soprattutto durante il discorso che terrà davanti al mondo della cultura nel convento dei Bernardins. Esattamente tre anni fa, Benedetto XVI pronunciò il famoso "discorso di Ratisbona", che ha fatto versare tanto inchiostro in Francia.
L'occasione, lo stile accademico, la sottigliezza di uno studioso che poneva sulle labbra di un imperatore bizantino un rimprovero sul jihad respinto dal suo interlocutore. Il successo del dialogo fra il cristianesimo e l'islam ristabilito poco a poco avrebbe creato un'immagine sconcertante del Pontefice. La Francia, dove il numero dei musulmani è vicino ai sette milioni e l'esigenza della libertà di culto molto sentita, ha accolto questo discorso con il disagio che si prova quando si tocca un tabù. Cosa dirà dunque Benedetto XVI nel convento dei Bernardins? Ribadirà, in ambito francese, il discorso ben strutturato preparato per la visita nel gennaio 2008 all'università romana della Sapienza sulla libertà indispensabile dell'università - in senso generico - rispetto a qualsiasi autorità politica ed ecclesiastica e sui doveri che le corrispondono? Spiegherà ulteriormente la sua visione del ruolo della Francia nella difesa dei valori cristiani? Proporrà una nuova definizione dell'intellettuale cristiano, marchio un tempo molto francese?

Benedetto XVI non è imprevedibile. È semplicemente, in ogni occasione, sorprendente.

E il carattere paradossale della situazione dipende dal fatto che il cardinale Joseph Ratzinger ha espresso la sostanza ecclesiologica e teologica dei suoi anni attuali come Pontefice. La sorpresa viene dal modo in cui vi attinge, e dalle occasioni per esprimerla, per renderla viva.

Le grandi questioni francesi da parte loro non sono cambiate: l'affermazione secondo la quale la laicità esige il rispetto reciproco, della Chiesa verso lo Stato e viceversa; l'accigliato gallicanesimo - neo gallicanesimo in realtà - di un clero che auspica una considerazione particolare per la sua coraggiosa analisi pastorale dei tempi del Vaticano ii e turbato per alcuni gesti di pacificazione da parte di Roma rispetto a uno "scisma francese"; un indifferentismo religioso che ha abbassato la soglia della scristianizzazione e un rifugio nell'acquiescenza all'identificazione recente del "fatto religioso", neo-positivismo sincretico del bisogno di sopravvivere.

Proprio così. Il fatto che il viaggio di Benedetto XVI sia allo stesso tempo temuto e atteso è da attribuire al bisogno di inquadramento dottrinale sentito da una Chiesa orgogliosa e da una nazione che ha beneficiato di grazie di apparizioni, che ha dato molti beati e santi.

In tutti gli ambiti, in particolare in quello della comunicazione, come si dice oggi, tutto è questione di traduzione, ossia di intepretazione appropriata. Ma bisogna ricordare che Benedetto XVI parla il francese perfettamente.

(©L'Osservatore Romano - 12 settembre 2008)

Grandioso articolo!!!
Grazie davvero a Philippe Levillain.
Solo una considerazione: e' vero che Benedetto XVI parla perfettamente il francese ma mi aspetto una PUNTUALE se non immediata traduzione dei testi in italiano
.
R.

1 commento:

euge ha detto...

Hai ragione Raffaella! Il francese di Benedetto XVI, non si presta a fraintendimenti come del resto non si prestava il discorso di Ratisbona! Sappiamo bene però cosa si riesce a combinare quando si riportano le parole di un discorso del Papa! Speriamo che i solerti traduttori, lascino da parte i voli pindarici e per una volta scrivano solo e soltanto quello che il Papa dirà!