11 settembre 2008

L'arcivescovo di Cagliari: «Ho visto la gioia del Papa». Bella intervista...peccato per le "frecciatine" del giornalista


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VISITA PASTORALE DEL PAPA A CAGLIARI (7 SETTEMBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG

L'arcivescovo di Cagliari Giuseppe Mani fa il punto sul pellegrinaggio del Pontefice in Sardegna

«Ho visto la gioia del Papa»

Possibile celebrare la messa in sardo se gli studiosi tradurranno i testi

di LUCIO SALIS

«Dire che sono soddisfatto è poco». L'arcivescovo Giuseppe Mani è raggiante.
Il pellegrinaggio del Papa in Sardegna è stato un successo: di fede, partecipazione popolare, mediatico.
E personale. È stato lui a dare il benvenuto a Joseph Ratzinger: «Santità, tutta la Sardegna è qui. I malati, i fratelli delle carceri, persino quelli che non volevano partecipare e ora fanno capolino cercando di non farsi coinvolgere». Ottenendo un riconoscimento ad personam : «Ringrazio Mani per le belle parole e per aver preparato tutto in modo bellissimo».

«Ho visto la gioia e la soddisfazione del Papa e mi ha veramente entusiasmato. Alla fine gli ho detto: “Santità, io sono contento, ma lei sarà stanco morto”. E lui: “No, sono riposato, disteso. Quando sono partito per la Sardegna ho pensato che avrei trovato tanto entusiasmo e altrettanta confusione. Invece c'è stata un'organizzazione perfetta”».

A suo giudizio, quante persone c'erano?

«Ero nella Papamobile e non avevo mai visto una cosa simile. Neanche quando seguivo Wojtyla. C'era la Sardegna».

Qualcosa che non ha funzionato?

«Ci ho pensato, ma non sono riuscito a cogliere neppure una sbavatura».

Oggi (ieri per chi legge , ndc) però giornali e tv parlavano soprattutto del monito ai politici cattolici. Questo non ha attenuato il significato religioso della visita?

«No, perché era tutto collegato alla fede, che diventa impegno politico e sociale. E qui in Sardegna, ho detto al Papa, sotto questo profilo si lavora seriamente. Non a caso ha ricevuto, con grande soddisfazione, in udienza privata il presidente Soru. Al quale, nell'incontro coi i giovani ha dedicato parole molto belle. Lo ha addirittura ricevuto in udienza privata, in seminario, mentre Berlusconi lo ha incontrato in sacrestia».

Il mancato saluto a Soru durante la messa è stato uno sgarbo non voluto o una dimenticanza?

«Solo una questione di protocollo, che prevede il saluto solo all'autorità più alta e alla più bassa: il presidente del Consiglio e il sindaco».

Il Papa ha bocciato l'attuale classe politica cattolica?

«La sua è stata solo un'esortazione a fare di più».

C'è chi ha rilevato una grandiosità forse eccessiva della manifestazione.

«Si è fatto l'essenziale. Non si riceve il Pontefice come una persona qualsiasi. Le spese non sono da paragonare a quelle che si fanno per i fuochi dell'ultimo dell'anno. La Sardegna che ospita il Papa deve vestirsi a festa».

A proposito di soldi, qualcuno avrebbe preferito spendere una parte di quei fondi in opere di carità.

«Non si è speso molto».

Quanto?

«La Regione ha stanziato un milione. Sotto questo aspetto non ho il minimo rincrescimento, perché credo di aver interpretato il desiderio di tutti i sardi, che si sarebbero indebitati per fare bella figura».

Si è parlato però della defezione di una piccola parte del clero. Qualche sacerdote ha detto: io non ci sarò.

«Io non ho notato niente di niente».

Quella frase in sardo l'ha suggerita lei al Papa?

«Certo. A tavola, gli ho fatto i complimenti perché l'aveva pronunciata molto bene. E lui mi ha chiesto: “Ma lei lo sa il sardo?”. E io: “No, conosco una frase sola: Mischinu de mei ”. “Questo lo capisco anch'io”, ha ribattuto lui ridendo».

Monsignore, quando si potrà celebrare la messa in limba?

«Ci vuole l'autorizzazione della Santa Sede. L'importante è che siano approvati i testi in sardo. Gli studiosi si diano da fare e non ci sarà alcun problema».

© Copyright L'Unione Sarda, 9 settembre 2008

1 commento:

Luisa ha detto...

Come deve essere faticoso e pesante ogni tanto rispondere alle domande dei giornalisti.....o il giornalista, con le sue insinuazioni-frecciatine, voleva tendere "une perche" al vescovo per smentire certi rumori e questa sarebbe l`ipotesi più favorevole, ma che non faccio mia, o è stata solo l`occasione di gettare ombra sul successo di una bella festa.