9 settembre 2008

La differenza dei Cattolici in politica...al di là dei provincialismi (D'Agostino)


Vedi anche:

Due speciali di Mediaset su Bernadette e Lourdes

A Cagliari una folla di 150mila fedeli. Organizzazione quasi perfetta (Sallemi)

Il Papa agli organizzatori del viaggio a Cagliari: «Tutto perfetto, non dimenticherò» (Zedda)

Padre Lombardi presenta ai giornalisti il viaggio del Papa in Francia (Sir)

Papa in Francia. Lo storico Jean-Dominique Durand: "La gente potrà incontrare l'uomo" (Sir)

Perché Benedetto XVI prepara una lezione ratisboniana da fare a Parigi

Sarkozy rompe il protocollo: accoglierà Benedetto XVI all'aeroporto di Parigi

Sms del Papa ai giovani a 50 giorni dalla GMG: "Vi chiedo di unirvi a me nella preghiera per i giovani di Francia"

Il Papa in Sardegna: "Il viaggio nella fede di un popolo" (Muolo)

Lo scrittore sassarese Mannuzzu: "Il Papa ha ridato speranza ai nostri dolori" (Bellaspiga)

Giovani, tifo da stadio per il Papa. Benedetto XVI: «Meglio che manchi il pane, non la giustizia» (Paracchini)

Il Papa esalta in sardo la Vergine di Bonaria: «Sa mama, fiza e isposa de su Segnore» (Pinna)

Nello straordinario bagno di folla a Cagliari i temi sociali si affiancano alla devozione mariana (Peretti)

Mons. Betori a Firenze, incarico prestigioso per un "angelo del fango" (Agi)

Il senso più vero delle parole di Papa Ratzinger a Cagliari (Il Tempo)

Mons. Fisichella: «In Italia mancano strutture che garantiscano la formazione delle nuove generazioni alla politica» (Tornielli)

L'intervento del Papa a Cagliari: "Un masso nell'acqua stagnante della politica" (Francia)

Andreotti: "Io mi fido di Benedetto XVI. Non basta andare a messa per meritare il Paradiso" (Roncone)

L'appello del Papa da Cagliari: "Laici cristiani impegnati evangelizzino quel mondo con competenza e rigore morale" (Accattoli)

Il Papa conquista e commuove i sardi. La piazza dei Centomila troppo stretta (Aime)

Il Papa in Francia. Videointervista al card. Ving-Trois (Parigi): “Niente vale di più che esserci”

A Cagliari Benedetto XVI lancia un monito alla Chiesa italiana (Fontana)

La giornata del Papa a Cagliari nel racconto di Salvatore Izzo (Agi)

Il cardinale di Parigi: "Benoît XVI gagne à être connu"

Il Papa: "La fede, prima di essere una credenza religiosa, è un modo di vedere la realtà, un modo di pensare, una sensibilità interiore che arricchisce l’essere umano come tale" (Discorso ai giovani in Piazza Yenne, a Cagliari, 7 settembre 2008)

Il Papa parla in sardo. Un lungo applauso degli oltre 150mila fedeli (Bobbio)

Vittorio Messori: "Non tirate il Papa a destra o a sinistra" (Galeazzi)

VISITA PASTORALE DEL PAPA A CAGLIARI (7 SETTEMBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG

DISCORSI ED OMELIE DEL PAPA A CAGLIARI

AL DI LÀ DEI PROVINCIALISMI

LA DIFFERENZA DEI CATTOLICI IN POLITICA

FRANCESCO D’AGOSTINO

Le reazioni che hanno suscitato le dense ed intense esortazioni pronunciate dal Papa in Sardegna sono un’ennesima conferma del provincialismo che purtroppo caratterizza l’o­rizzonte del dibattito politico italiano, per il quale ogni parola del Pontefice deve essere in­tesa in prima battuta come un monito, una sferzata, un incoraggiamento, insomma come un 'messaggio' indiretto ai politici cattolici i­taliani che militano (a seconda di chi le inter­preta) nel centrodestra o nel centrosinistra.

Le cose non stanno così. Il Papa, rivolgendosi ai fedeli che ascoltavano la sua omelia, ha mes­so a fuoco due punti, la cui valenza va ben ol­tre quella dei confini del nostro Paese. Egli ha portato l’attenzione su problemi che concer­nono il mondo intero, come quelli del lavoro, dell’economia, della politica ed ha auspicato l’avvento di una nuova generazione di «laici cristiani impegnati», capaci di attivare una nuo­va spinta evangelizzatrice.

Il contesto in cui queste parole sono state pronunciate è quello di una celebrazione eucaristica e, conseguen­temente, queste parole vanno interpretate in un solo modo, cioè come esplicitamente e spe­cificamente riferite a ciò che deve caratterizzare l’impegno dei cristiani nel mondo.

Ora, che cosa propriamente qualifica i cristia­ni che 'fanno politica'? Forse la particolare at­tenzione ad alcuni specifici ambiti di inter­vento, la predilezione nei confronti di alcune particolari pratiche sociali? No: non esiste cam­po di azione politica che non abbia assoluto ri­lievo per il cristiano, perché il suo compito è quello della promozione del bene umano in tutte le sue diverse estrinsecazioni. Sbagliano perciò, a mio avviso, coloro che pensano che il Papa, riferendosi al mondo del lavoro e dell’e­conomia, volesse far riferimento a nuovi cam­pi materiali di impegno politico per i cristiani.
Il cuore della questione è un altro: è quello del­lo spirito che deve animare i cristiani che ope­rano nel mondo del sociale. Se infatti, per quel che riguarda la materialità delle questioni politiche, può non esserci dif­ferenza alcuna tra l’impegno dei cristiani e quello dei non cristiani (e questo rende ragio­ne di un fatto che sta sotto gli occhi di tutti, cioè della legittima presenza dei cristiani in diversi raggruppamenti politici), sul piano delle ra­gioni ultime di questo impegno la differenza tra cristiani e non cristiani non può non esserci e deve essere rilevata.
Per i cristiani infatti l’im­pegno nella politica non si giustifica a partire dalla difesa di interessi ideologico-economici individualistici (come nel liberalismo) o di clas­se (come nel marxismo) e nemmeno dalla (pur legittima) tutela di tradizioni etniche e stori­che (come nelle diverse forme del conservato­rismo politico).
Per il cristiano la comunità po­litica va tutelata, difesa e promossa, perché è l’immagine inadeguata, ma non irrilevante, di quella comunione fraterna, la cui pienezza si rivelerà e si manifesterà compiutamente solo alla fine dei tempi e della quale già fin da ora il cristiano, in fede, speranza e carità, è chiama­to a dare testimonianza. Ecco perché al centro dell’appello del Papa non sta solo l’auspicio a che emerga nella società odierna una «nuova generazione di laici cri­stiani impegnati», ma quello per il quale que­sta «nuova generazione» sappia trovare le for­ze intellettuali e morali per «evangelizzare» il mondo del lavoro, dell’economia, della politi­ca.
Con queste parole il Papa non è tornato ad evocare «divisioni e steccati», come ha ritenu­to a torto Aldo Schiavone, che pur si mostra consapevole della necessità che nel nostro mondo si costruisca una nuova «etica della cit­tadinanza ». In qualsiasi modo si voglia pensa­re una nuova etica della cittadinanza, essa di principio non potrà avere un carattere esclu­dente.

Il cristianesimo, proprio perché sa che ogni uomo, ogni singolo uomo, è figlio del medesi­mo Dio e destinatario della medesima miseri­cordia, non è certo una religione che possa pre­dicare l’esclusione di alcuno: al contrario è l’u­nica forza che nella storia è stata capace di at­tivare (pur tra tanti errori e tanti peccati) au­tentiche forme di impegno, generose e gratui­te, a favore di tutti, per la costruzione di un mondo misurato sui bisogni di ogni singolo uomo.

Il Papa, parlando sul sagrato del santuario di Nostra Signora di Bonaria, non ha dato ai cri­stiani direttive o precetti, ma li ha esortati a ri­cordare il fondamento evangelico dell’azione politica, cioè che la nostra fraternità dipende dal fatto che abbiamo un Padre comune.

© Copyright Avvenire, 9 settembre 2008

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo articolo sorvola su una questione dirimente: se non c'è un campo specifico dell'azione dei cattolici in politica, perché si dà rilievo e preminenza a certi temi piuttosto che ad altri?
Purtroppo la Chiesa italiana è attualmente troppo sbilanciata a destra, a causa del permanere di un viscerale anticomunismo che non ha più ragion d'essere.. Al contrario laddove sarebbe necessario dare segnali forti di contrapposizione, scatta l'ambiguità. E' bastato che Famiglia Cristiana mettesse in luce alcune delle gravissime contraddizioni dello spirito evnagelico che stanno dietro le azioni dell'attuale maggioranza che subito si sono levati gli scudi difensivi. No, amici, così non va. Essere cattolici non significa essere berlusconiani "perinde ac cadaver".
Adesso ci vuole il coraggio della profezia, adesso è il momento di denunciare i legami dell'attuale governo con le mafie, l'evasione fiscale che consente, l'attacco alla scuola dopo averla minata alla base con decenni di trasmissioni televisive palesemente anticristiane ecc. ecc.
Io credo che dirsi cristiano sia molto diverso dal dirsi berlusoconiano: voi che ne pensate?

Paolo San

Anonimo ha detto...

Buon giorno a tutti, la risposta alla domanda posta nell'ultimo post su un presunto schieramento della "Chiesa" tout-court (attenzione che si intende con questo termine ? Totalità del corpo elettorale di fede cattolica? Vescovi? Gerarchie vaticane? Tutte le cose insieme?) è contenuta a mio avviso nel seguente passo dell'articolo di D'Agostino "Per i cristiani infatti l’im­pegno nella politica non si giustifica a partire dalla difesa di interessi ideologico-economici individualistici (come nel liberalismo) o di clas­se (come nel marxismo) e nemmeno dalla (pur legittima) tutela di tradizioni etniche e stori­che (come nelle diverse forme del conservato­rismo politico)". A mio parere occorre quindi una pacata meditazione su queste parole prima di tornare ancora una volta a proporre la questione dell'impegno sociale dei cattolici sempre e solo entro le logiche dello "schieramento", come se ci trovassimo in un contesto, che oggi non c'è più, di unità politica dei cattolici. Inoltre, tornando alla prima domanda posta, circa le prorità date a certi temi , nei documenti del Magistero e della CEI è stato più volte sottolinata la particolare attenzione dei cattolici sui cc.dd. principi non negoziabili (tutela della vita in tutte le sue fasi, promozione della famiglia naturale diritto dei genitori ad edicare i propri figli) quali capisaldi della costruzione di una comunità organizzata. Carla