8 settembre 2008

Il Papa parla in sardo. Un lungo applauso degli oltre 150mila fedeli (Bobbio)


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Il Papa parla in sardo Un lungo applauso

Oltre 150 mila fedeli. «La politica ha bisogno di una nuova generazione di cristiani impegnati»

nostro servizio
Alberto Bobbio

Cagliari È la sua preoccupazione.
Parla alla Sardegna, ma parla all'Italia intera. Insiste sull'evangelizzazione, strategia pastorale di cui ha bisogno il Paese. I temi sono sempre gli stessi: famiglia, formazione, emergenza educativa.
Benedetto XVI, ieri a Cagliari, ha rilanciato la passione per il Vangelo e ha detto che le famiglie oggi sono «più che mai bisognose di fiducia e di sostegno sia sul piano spirituale che su quello sociale». Il Papa guarda all'Italia in una stagione difficile e rilancia la richiesta di una nuova evangelizzazione nel «mondo del lavoro, dell'economia, della politica». Dice che è la politica ad aver bisogno di «una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile».
C'è un'analisi profonda dell'attuale situazione italiana nelle parole che, a Cagliari, Benedetto XVI ha pronunciato nel corso dell'omelia della Messa celebrata sulla scenografica scalinata che dalla Basilica della Madonna di Bonaria scende fino al mare. Lo hanno ascoltato attenti oltre 150 mila fedeli.
In prima fila, oltre al governatore della Sardegna Renato Soru, anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il sottosegretario di Palazzo Chigi Gianni Letta. Le parole del Papa hanno assunto la forma di un appello, che appare come quello ai «liberi e forti» di don Luigi Sturzo.

Non ha chiesto «nuovi politici cattolici», come ieri hanno scritto molti siti internet e le agenzie di stampa, forzando le sue parole. Ma si è rivolto ai tutti i laici, sostendo l'idea che la politica è una cosa buona per la quale vale la pena di impegnarsi, ma con responsabilità e rigore e soprattutto senza dimenticarsi dei problemi della gente, che oggi s'intrecciano alla precarietà del lavoro, ad una economia che dimentica i più poveri, ad una politica che deve occuparsi di uno sviluppo che non può dimenticare la dignità dell'uomo.

È lo stesso appello all'impegno che il cardinale Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, aveva lanciato nell'intervista a «Tracce», pochi giorni prima del Meeting di Rimini.
Ma a ben vedere si tratta di un filo che con costanza Benedetto XVI intreccia nella sua predicazione italiana. Lo aveva detto al convegno dei cattolici italiani di Verona e lo ha più volte ripetuto durante le sue visite alla diocesi italiane da Pavia, a Genova a Brindisi. Della necessità di proteggere la famiglia ha parlato anche durante l'Angelus, usando toni quasi poetici, quando ha ripetuto che va protetta «ogni mamma terrena», sia quelle che «insieme al marito educano i figli in un contesto familiare armonioso», sia quelle che «per tanti motivi si trovano sole ad affrontare un compito così arduo». Non si riferiva solo alle ragazze-madri, ma anche alle donne che rimangono vedove o sole a causa di separazioni spesso traumatiche.
La famiglia è stata al centro del ragionamento che il Papa ha proposto ai giovani poco prima di tornare a Roma. E anche a loro ha lanciato un appello, chiedendo di difendere «il valore della famiglia», da «custodire come un'antica e sacra eredità», anche se «nei fatti domina una mentalità diversa». Il Papa ha rilevato, a questo proposito, che oggi sono «ammesse altre forme di convivenze» e che «a volte viene usato il termine famiglia per unioni che, in realtà, famiglia non sono». Ratzinger ha osservato che «si è molto ridotta la capacità dei coniugi di difendere l'unità del nucleo familiare a costo anche di grandi sacrifici». Per questo ha quasi scongiurato i giovani: «Riappropriatevi del valore della famiglia, amatela non solo per tradizione, ma per scelta matura e consapevole». Poi ha chiesto a loro di prepararsi ad amare anche quella famiglia che «con l'aiuto di Dio voi stessi formerete», perché «l'amore vero non si improvvisa».
Ai giovani il Papa ha parlato chiaro. Li ha messi in guardia da chi fa sconti sulla «formazione intellettuale e morale», perché vuol dire che «non vuole il vostro bene». E ha rilevato che la «crisi di una società inizia quando essa non sa più tramandare il suo patrimonio culturale e i suoi valori alle nuove generazioni». Ha precisato di non riferirsi solo al sistema scolastico: «La questione è più ampia». E ha parlato di «emergenza educativa», che «per essere affrontata richiede genitori e formatori capaci di condividere quanto di buono e di vero essi hanno sperimentato e approfondito in prima persona». Poi ha ripreso un altro dei temi del pontificato, contestando chi sostiene che non ci sia «alcuna verità, aprendo così la strada allo svuotamento dei concetti di bene e di male, e rendendoli addirittura interscambiabili». Qui Ratzinger ha esclamato che «quando si smarrisce il senso della presenza di Dio tutto si appiattisce» e le «cose e le persone interessano solo nella misura in cui soddisfano dei bisogni e non per se stesse».
Benedetto XV ha anche parlato della Chiesa sarda e della sua grande devozione mariana. Il viaggio ha ricordato i 100 anni della dedicazione della Sardegna alla Madonna di Bonaria, patrona dell'isola. E quando il Papa ha pronunciato in lingua sarda alcune parole dedicate alla Madonna, prese dall'Ave Maria sarda («Sa Mama, Fiza, Isposa de su Segnore»), dai 150 mila fedeli che lo ascoltavano davanti al santuario è salito non solo un applauso, ma un vero e proprio boato. Per la prima volta un Papa ha parlato in sardo.

© Copyright Eco di Bergamo, 8 settembre 2008

Breve colloquio con Berlusconi «Molto emozionato e contento»

nostro servizio

Cagliari

Aspetta impaziente in fondo alla basilica di Santa Maria di Bonaria, Madonna dei sardi, patrona della Sardegna. Scambia qualche parola con l'arcivescovo della città monsignor Giuseppe Mani, mentre le telecamere di Videolina, l'emittente privata più diffusa in Sardegna, lo riprendono. Attende che Benedetto XVI si tolga i paramenti liturgici. Ha scelto la Sardegna, terra che ama, terra che abita, anche solo per riposarsi a Villa Certosa in Costa Smeralda, per partecipare alla Messa del Papa, dopo averlo accolto all'aeroporto di Cagliari. Il protocollo vuole che quando il Papa viaggia in Italia ci sia sempre un rappresentante del governo ad accoglierlo all'aeroporto. Ma a Genova era andato Scajola, ministro delle Attività produttive, che è ligure, e a Brindisi era andato il ministro degli Affari regionali Raffaele Fitto che è pugliese. Ma qui in Sardegna non ha voluto mancare.
Silvio Berlusconi ha accolto il Papa ieri mattina all'aeroporto di Elmas e poi ha partecipato alla Messa al santuario di Bonaria sul lungomare di Cagliari. La Sardegna è una regione importante nella geografia politica del premier. Qui l'anno prossimo si vota per le Regionali e qui le divisioni nel Pd, che è alla guida della Regione con Renato Soru, sono più forti che in tutte le altre Regioni d'Italia. Forse non significa nulla, forse è solo cortesia diplomatica del governo italiano al Pontefice. Ma gli osservatori qui a Cagliari allungano interpretazioni sulla scelta di Silvio Berlusconi, e molte sono politiche. Il premier ha investito molta parte della sua immagine di successo sulla Sardegna. Ha voluto il G8 alla Maddalena e sta difendendo la scelta contro molti detrattori isolani. Dunque, anche la scelta di andare ad accogliere il Papa a Cagliari starebbe all'intero di una strategia politica che vede la Sardegna in primo piano. Ieri mattina il sottosegretario di palazzo Chigi Gianni Letta ha viaggiato da Roma a bordo dell'aereo militare messo a disposizione del Papa. E questa è una novità. Letta è l'uomo che tesse i rapporti tra il governo italiano e la Santa Sede. Non lascia mai da solo il premier e ha partecipato anche all'udienza tra Benedetto XVI e Berlusconi in Vaticano nel mese di giugno.
Berlusconi e Letta, ieri mattina, hanno partecipato alla Messa al santuario di Bonaria e alla fine, nel corso dell'Angelus, il Papa li ha ringraziati entrambi. Poi c'è stato il breve colloquio tra Berlusconi e il Papa alla presenza sempre di Gianni Letta. Il vicedirettore della Sala Stampa vaticana, padre Ciro Benedettini, ieri pomeriggio ha precisato che non s'è trattato di un'udienza, ma solo di un «saluto di cortesia», durato pochissimi minuti. E ha anche smentito che il colloquio si sia svolto solo tra il Papa e Berlusconi, come avevano scritto alcune agenzie di stampa. Letta è stato sempre presente. La circostanza è stata stata anche confermata in serata dall'entourage del presidente del Consiglio. Berlusconi ha lasciato Cagliari per volare a Milano subito dopo. Ai giornalisti ha detto solo poche parole: «Mi sono emozionato. Sono molto contento». E ha ricordato di essere una sorta di «cittadino onorario» della Sardegna e «devoto della Madonna di Bonaria». Sicuramente è stato «folgorato» dalla bellezza della statua della Madonna di Bonaria e ha manifestato il desiderio di averne una copia per la cappella privata della sua residenza di Arcore.
Al. Bo.

© Copyright Eco di Bergamo, 8 settembre 2008

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