9 settembre 2008

Il Papa in Sardegna: "Il viaggio nella fede di un popolo" (Muolo)


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VISITA PASTORALE DEL PAPA A CAGLIARI (7 SETTEMBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG

DISCORSI ED OMELIE DEL PAPA A CAGLIARI

Il viaggio nella fede di un popolo

In quattro discorsi le parole «pesanti» rivolte a giovani, a sacerdoti e religiosi e a tutti gli abitanti della regione, con un atto di affidamento alla Madonna di Bonaria, patrona dell’isola Una giornata segnata dalla grande partecipazione popolare

DAL NOSTRO INVIATO A CAGLIARI

MIMMO MUOLO

Tre parole ai giova­ni. «Famiglia, for­mazione e fede».
Ai sacerdoti e ai religiosi la raccomandazione di se­guire i fulgidi esempi di santità sbocciati nella re­gione.
E a tutta la Sarde­gna un atto di affidamen­to alla Madonna di Bona­ria, che coinvolge le fami­glie («troppi sono i divor­zi e molte le separazioni»), i ragazzi («spesso tentati dalla droga e dal diverti­mento alienante») e gli a­dulti in genere, specie «i laici impegnati nel mondo del lavoro, dell’economia, della politica». Sono le coordinate della visita del Papa a Cagliari.
Una do­menica segnata dalla grande partecipazione popolare (150mila perso­ne, secondo le stime degli organizzatori, nonostante l’afa e il caldo), ma che so­prattutto è stata scandita da tanti signifi­cativi gesti del Pontefice, il quale ha ag­giunto così ai quattro discorsi pronunciati un messaggio d’affetto e di vicinanza an­cor più pregnante.
Il clima caloroso – al di là degli aspetti meteorologici – è stato chiaro fin dal pri­mo incontro al Santuario di Bonaria, la capitale spirituale dell’isola e il motivo principale della visita, coincisa con i fe­steggiamenti per il centenario della pro­clamazione della Vergine venerata in que­sto antico santuario a patrona massima della Sardegna. Un secolo simboleggiato da un gruppo di ultracentenari (guidati da Antonia Girau, 106 anni) che il Papa ha in­contrato nel tempio, poco prima di dare inizio alla celebrazione eucaristica. E u­na fede testimoniata anche dallo straor­dinario affetto con cui gli 80mila presen­ti si sono stretti intorno a lui, tributando­gli autentiche ovazioni al passaggio del­la papamobile lungo i settori transenna­ti di piazzale Paolo VI e interrompendo con trenta applausi la lettura dell’omelia (che Avvenire pubblica integralmente a pagina 5).
«Lo spettacolo più bello che un popolo può offrire è senz’altro quello della propria fede», ha esordito il Pontefice.
«E in que­sto momento – ha aggiunto – io tocco con mano una commovente manifestazione della fede che vi anima e di questo voglio esprimervi subito la mia ammirazione».
La Messa e il successivo Angelus, protrat­tisi fin quasi alle 13, hanno del resto con­fermato che non di un fatto del passato si tratta, ma di un sentimento vivo e pre­sente in gran parte della popolazione.
«Santità – ha detto l’arcivescovo di Ca­gliari, monsignor Giuseppe Mani, nel sa­luto iniziale – la Sardegna è tutta qui. Sia­mo venuti e le abbiamo portato quanto di più bello possediamo: la nostra fede». E durante la celebrazione non sono mancati momenti anche molto suggestivi.
La con­segna da parte del Papa della navicella d’oro alla statua lignea della Madonna con il Bambino. I canti, eseguiti spesso in lingua sarda, l’applauditissimo pas­saggio in cui Benedetto XVI, u­sando lo stesso idioma, ha ri­cordato che Maria è sa Mama, Fiza, Isposa de su Segnore (Ma­dre, Figlia e sposa del Signore) e soprattutto l’Atto di affida­mento, letto al termine del rito. Maria, ha auspicato il Papa nel corso dell’omelia, «vi aiuti a portare Cristo alle famiglie, og­gi più che mai bisognose di fi­ducia e di sostegno; a trovare le opportune strategie pastorali per far sì che Cristo sia incontrato dai giovani, spesso vittime del nichilismo diffuso; vi renda ca­paci – ha sottolineato ancora – di evange­lizzare il mondo del lavoro, dell’econo­mia, della politica, che necessita di una nuova generazione di laici cristiani im­pegnati, capaci di cercare con competen­za e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile».
La presenza alla Messa del premier Silvio Berlusconi e del sottosegretario, Gianni Letta – entrambi salutati da Benedetto X­VI nel discorso dell’Angelus e poi incon­trati brevemente in sagrestia al termine della celebrazione – ha poi forse fatto con­centrare l’attenzione mediatica in parti­colare su questo passaggio dell’omelia (suscitando reazioni e commenti di cui diamo conto a parte), che esprime un concetto non nuovo nel magistero del Pontefice.
Per il resto la prima parte della visita si è conclusa con una preghiera alla Vergine, affinché protegga ogni mamma terrena («quelle che, insieme col marito, educa­no i figli in un contesto familiare armo­nioso, e quelle che, per tanti motivi, si tro­vano sole ad affrontare un compito così arduo») e con il pranzo al Seminario re­gionale, insieme con i vescovi sardi (menù tipico dell’isola).
Quando, dopo un breve riposo, l’itinera­rio papale è ripreso nel primo pomerig­gio, Benedetto XVI ha dato dimostrazio­ne di non voler dimenticare proprio nes­suno. E infatti, tra l’incontro in Cattedra­le con il clero e quello festoso con i giova­ni a Largo Carlo Felice, il Papa ha inserito anche una breve tappa al carcere di Buon­cammino. Tre detenuti scelti dalla dire­zione del penitenziario hanno atteso il suo passaggio fuori dal portone d’ingresso. Così la papamobile ha leggermente ral­lentato e il Pontefice ha rivolto loro un sa­luto.
Poco prima davanti ai consacrati e ai se­minaristi, aveva ricordato: «La Sardegna ha conosciuto presbiteri che, come au­tentici maestri di fede, hanno lasciato me­ravigliosi esempi di fedeltà a Cristo e alla Chiesa».
Papa Ratzinger ha citato una lun­ga schiera di santi, i 'martiri' recenti (co­me don Muntoni e padre Carzedda), ha e­lencato gli ordini religiosi presenti nell’i­sola e ha concluso: «Senza il seme del cri­stianesimo la regione sarebbe semplice­mente più fragile e povera».
Infine l’incontro con i giovani, che lo han­no accolto con un entusiasmo da Gmg. In cambio Benedetto XVI ha offerto loro tre valori.
La famiglia, innanzitutto, e quel­la vera, perché «oggi il termine viene usa­to per unioni che, in realtà, famiglia non sono». Poi «la seria formazione intellet­tuale e morale».
«Chi su questo vi fa degli sconti non vuole il vostro bene», ha sot­tolineato nel discorso che Avvenire pub­blica a pagina 4. E infine «la fede sincera e profonda che diventi sostanza della vo­stra vita». Tre parole per il futuro dei gio­vani. Ma anche tre parole antiche che han­no consentito ai sardi di essere come quer­ce. Resistenti alle tempeste, capaci di ger­mogliare nuovamente dopo incendi e sic­cità, come aveva detto lo stesso Pontefice in mattinata. Ora bisogna continuare. E Benedetto XVI è certo che i giovani dell’i­sola sapranno farlo.
La visita è coincisa con i festeggiamenti per il centenario della proclamazione della Vergine venerata nell’antico santuario. Un appuntamento scandito da gesti significativi, come l’incontro con un gruppo di ultracentenari e una breve tappa al carcere di Buoncammino Nell’incontro avuto con consacrati e seminaristi, Papa Ratzinger ha citato una lunga schiera di santi e i «martiri» recenti. «Senza il seme del cristianesimo questa terra sarebbe semplicemente più fragile »

© Copyright Avvenire, 9 settembre 2008

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