9 settembre 2008

Mons. Betori a Firenze, incarico prestigioso per un "angelo del fango" (Agi)


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Riceviamo e con molto piacere pubblichiamo questa nota biografica di Mons. Giuseppe Betori, curata da Salvatore Izzo.
R.

BETORI A FIRENZE: LA PORPORA A UN ANGELO DEL FANGO

(AGI) - CdV, 8 set.

di Salvatore Izzo

A Firenze, dove il Papa lo ha destinato oggi come nuovo arcivescovo al posto del card. Ennio Antonelli, mons Giuseppe Betori ritorna dopo 42 anni da quel novembre 1966 che lo vide unirsi ai volontari che lottavano contro il fango.
"Ricordo non senza emozione - scrive oggi nella sua lettera ai fedeli della diocesi - l'impatto devastante dell'acqua e del fango che invadevano la citta', e lo sguardo attonito di tanti, specie bambini e anziani, di fronte a cio' che li circondava.
Furono momenti di paura e di fatica, ma anche di solidarieta' e di speranza. Su tutto alla fine sembro' prevalere un senso di liberazione: ogni oggetto che veniva tratto in salvo, ogni casa restituita alla vita era un dono che ridonava luminosita' allo sguardo di qualcuno. Quei giorni mi svelarono una cosa che non avrei piu' dimenticato: la bellezza ferita eppure composta e al dunque inviolabile di questa citta', delle sue pietre e della sua gente".
Un "angelo del fango", dunque, ricevera' presto la porpora cardinalizia e entrera' nel Conclave. Era giovanissimo allora (appena 19 anni) ed e' ancora giovane (e' nato 61 anni fa a Foligno) anche per il prestigioso ruolo al quale e' stato chiamato ora come premio per una "dedizione generosa, puntuale e quotidiana, unita alle capacita' di mente e di cuore che e' nota a tutti". Betori per questo "riscuote stima e gratitudine da parte dell'Episcopato Italiano", scrive oggi il presidente Angelo Bagnasco assicurando che restera' in Cei fino alla nomina del nuovo segretario. Il Consiglio Permanente avra' cosi' il tempo di designare la terna da sottoporre al Papa nella quale sembra probabile che entri il vescovo di Pistoia mons. Mansueto Bianchi, un vescovo del Sud, come mons. Marcello Semeraro (prima a Oria oggi ad Albano), dato in corsa pero' anche per l'incarico di vicegerente della diocesi di Roma, mentre per il Nord il piu' accreditato e' mons. Franco Brambilla, ausiliare di Milano, membro del comitato preparatorio del Convegno Ecclesiale di Verona, qualita' che fu decisiva nel 1986 per la scelta di Camillo Ruini, gia' vicepresidente del Comitato per il Convegno Ecclesiale di Loreto. Altri possibili candidati sono mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea, vicino al segretario di Stato Tarcisio Bertone e due profondi conoscitori della macchina Cei: l'ex portavoce Claudio Giuliodori, oggi vescovo di Macerata, e Domenico Mogavero, gia' sottosegretario e attuale vescovo di Mazara del Vallo.
In realta' per l'incarico di segretario della Cei, ricoperto nell'ultimo ventennio da presuli divenuti poi cardinali di rilievo come Ruini, Dionigi Tettamanzi e Ennio Antonelli, Betori aveva un successore naturale: l'arcivescovo di Monreale Cataldo Naro, con il quale aveva condiviso la preparazione del Convegno Ecclesiale di Verona dell'ottobre 2006, scomparso improvvisamente proprio alla vigilia di quello storico evento.
Per il successore di Betori si riaprirono cosi' drammaticamente i giochi, e la successiva nomina di un nuovo presidente (nel marzo 2007 Angelo Bagnasco sostitui' ì infatti Ruini) impose un ulteriore allungamento dei tempi.
Dopo un anno e mezzo, rodata la nuova presidenza, si e' resa disponibile Firenze, dove tuttavia mons. Betori trovera' i problemi legati a scandali sessuali che hanno lambito anche l'ausiliare di Antonelli, mons. Claudio Maniago.
Ma mons. Betori non e' uomo che si lascia intimorire dalle difficolta'. Entrato alla Cei da giovane biblista (e' stato docente e preside dell'Istituto Teologico di Assisi) gli sono state affidate responsabilita' crescenti: direttore dell'Ufficio Catechistico (e dunque coordinatore della straordinaria impresa dell'edizione dei nuovi catechismi della Chiesa Italiana), poi sottosegretario (responsabile dell'organizzazione del grande Convegno Ecclesiale Nazionale di Palermo e della Giornata Mondiale della Gioventu' celebrata a Tor Vergata in occasione del Grande Giubileo del 2000) e infine segretario generale in anni difficilissimi per la Chiesa Italiana, alle prese con la crisi della presenza dei cattolici nella politica e le spinte per legislazioni libertarie sui temi della bioetica e della famiglia.
Ordinato sacerdote il 26 settembre 1970 e' stato nominato vescovo da papa Giovanni Paolo II al momento dell'incarico di Segretario generale della Cei il 5 aprile 2001. Gli e' stata conferita la sede titolare di Falerone ed e' stato poi consacrato vescovo il 6 maggio 2001 nella cattedrale di San Feliciano a Foligno dal card. Ruini, che Betori ha affiancato nel terzo quinquennio della sua presidenza Cei, culminato nel Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona che ha segnato un rilancio del laicato cattolico nel nostro Paese.
Riconfermato nell'incarico di segretario generale della Cei nell'aprile 2006 da Benedetto XVI, ha cosi' collaborato per un anno e mezzo con il nuovo presidente della Cei, il card. Angelo Bagnasco, che muoveva i suoi primi passi alla guida dell'Episcopato Italiano mentre si acuiva la tensione con la maggioranza di centro sinistra sulla questione dei Dico. In questo anno e mezzo, Betori ha portato a buon fine due imprese importanti: il nuovo Lezionario della Chiesa Italiana (con nuova traduzione della Bibbia e l'inserimento di tavole iconografiche firmate da oltre 30 artisti ai quali e' stato affidato il compito di 'scrivere' secondo il loro stile personale, dal figurativo all'astratto, alcune pagine particolari del testo biblico) e l'Agora' dei Giovani Italiani che ha radunato mezzo milione di ragazzi a Loreto il primo e due settembre dell'anno scorso per l'incontro con il Papa (sul palco sali' in quell'occasione Lucio Dalla). Da sempre attento all'evoluzione della cultura e delle arti, Betori ha seguito in prima persona anche la progettazione della innovativa Chiesa di San Giacomo a Foligno, opera dell'architetto Massimiliano Fuksas che come il pittore Mimmo Paladino e tanti altri artisti di ogni campo riconoscono in Betori una inusuale capacita' di misurarsi con le loro intuizioni.
Una qualita', questa, che gli servira' non poco a Firenze.

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