29 ottobre 2007

Maxirissa o agguato no-global?


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Beatificati 498 martiri spagnoli. "Pagarono la fedeltà a Cristo"

di Enza Cusmai

Erano preti, suore, vescovi, laici, giovanissimi e anziani. Era un piccolo esercito di martiri, erano esattamente 498 cattolici e furono uccisi durante la guerra civile spagnola perché professavano la loro fede in Cristo. Per questo ieri sono stati tutti beatificati, in massa, in un’assolata piazza San Pietro completamente ornata di fiori.
Ad assistere alla solenne cerimonia, 40mila fedeli, tra cui migliaia di pellegrini spagnoli attenti ed emozionati al momento del gesto tradizionale di scoprire il drappo con il viso del beato, appeso sulla facciata della basilica. Una tradizione però modificata dall’inusuale cerimonia. Non potendo esserci 498 drappi per motivi logistici, ne è stato scelto uno collettivo, con disegnata una grande croce. Un’immagine emozionante affiancata dalla vibrante liturgia del cardinale José Saraiva Martins. Il delegato del Papa ha celebrato in spagnolo lanciando messaggi di riconciliazione. «I martiri caduti durante la guerra civile spagnola dal 1934 al 1937, si sono comportati da buoni cristiani e hanno offerto la loro vita gridando viva Cristo re» ha spiegato, aggiungendo che: «I martiri non sono patrimonio esclusivo di una diocesi di una nazione ma appartengono al mondo intero e alla Chiesa universale».
Un messaggio di distensione lanciato al governo Zapatero e raccolto, almeno all’apparenza, dalla delegazione guidata dal ministro degli Esteri Miguel Angel Moratinos e dai rappresentati di alcuni governi autonomi della Spagna che hanno stretto le mani a vescovi e cardinali.
E di serenità c’è bisogno dopo le polemiche delle scorse settimane. In Spagna, infatti, la cerimonia di beatificazione collettiva non era stata apprezzata perché riportava alla memoria un conflitto che ancora oggi divide la Spagna: molti dei martiri cattolici furono infatti massacrati dalle milizie di sinistra all’inizio della guerra nel 1939.
Ricorda Martin Lozano descrivendo la morte del pro-zio, prete di Toledo: «I comunisti vennero e lo portarono via, poi lo uccisero».
E Saraiva a Radio Vaticana aggiunge: «I repubblicani avevano l’ideale, nella cattolica Spagna, di chiudere con la Chiesa, una volta per tutte».
La ferita per quel periodo storico è ancora aperta, dunque, ma il Vaticano ieri ha fatto di tutto per ricondurre la beatificazione alla dimensione religiosa. «La santità non consiste nella riaffermazione di valori comuni a tutti, ma nella personale adesione a Cristo salvatore del cosmo e della storia» ha specificato il cardinale Saraiva alludendo al fatto che i martiri diventano beati non per una scelta politica ma per la propria scelta di fede. Un concetto rimarcato al termine dell’Angelus anche dal Papa: «I martiri uccisi in Spagna sono uomini e donne diversi per età vocazione e condizione sociale, che hanno pagato con la vita la loro fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. E l’alto numero dimostra che la suprema testimonianza del sangue non è un’eccezione riservata soltanto ad alcuni individui, ma un’eventualità realistica per l’intero popolo cristiano».

© Copyright Il Giornale, 29 ottobre 2007


Beatificati i martiri spagnoli

Assalto no global, maxirissa

di Pier Francesco Borgia

Roma - Valle Giulia, dove si consumò il primo marzo del ’68 una delle «battaglie» paradigmatiche del movimento studentesco, dista soltanto poche centinaia di metri dalla chiesa di Sant’Eugenio dove ieri si è consumata un’insolita battaglia a colpi di slogan che sanno di antico. Da un lato alcuni militanti dei centri sociali romani, inviperiti per la beatificazione di 498 martiri spagnoli, caduti durante gli scontri della guerra civile tra il 1934 e il ’37. Dall’altro i fedeli che avevano appena fatto il segno della croce uscendo dalla messa. Alle loro spalle una parrocchia «speciale». Sant’Eugenio, infatti, dal 1980 è stata affidata ai sacerdoti della Prelatura della Santa Croce e Opus Dei. E da allora è punto di riferimento non solo della grande comunità di fedeli che si riconosce nell’esempio di Josemaría Escrivá de Balaguer, ma anche di una buona parte della comunità degli spagnoli residenti nella capitale.
È ovvio che non lasciavano indifferenti frasi come «chi ha ucciso e torturato non può essere beato» e «Viva la Brigata Internacional». Come non lasciava indifferente quella lunga striscia di vernice rossa proprio sotto il sagrato della chiesa a simboleggiare il sangue di cui si sarebbero macchiati proprio quei preti e religiosi che sempre ieri mattina venivano beatificati a piazza San Pietro.
È bastata quindi la classica scintilla. Un’incomprensione. E si è subito scatenata la rissa. Una volta sedata, nel raccogliere le testimonianze i carabinieri facevano fatica a credere alle loro orecchie. I ragazzi dei centri sociali, almeno quelli fermati e portati nel commissariato di Villa Glori, sono arrivati a sostenere che i fedeli appena usciti dalla messa di Sant’Eugenio non hanno resistito a veder campeggiare davanti a loro una gigantografica del celebre quadro di Picasso dedicato al bombardamento di Guernica e dei tanti e vari striscioni che prendevano di mira il Vaticano e inneggiavano alla Brigata internazionale spagnola. I fedeli, in buona sostanza e sempre secondo quanto riferito dagli attivisti «anticlericali», avrebbero per primi alzato le mani urlando slogan che inneggiavano al generale Francisco Franco. Quasi a dimenticarsi in pochi secondi tutti i benefici spirituali ricevuti durante la santa messa.

Per fortuna che la domenica ci stanno sempre le partite di calcio. E proprio in quel momento (siamo intorno a mezzogiorno) transitava per piazzale delle Belle Arti un pullman con a bordo i militari dell’Ottavo battaglione Lazio che stava andando a prendere servizio allo stadio Olimpico per la partita Lazio-Udinese. Ci hanno pensato loro a dare un taglio netto all’insolito spettacolo di una rissa domenicale proprio sul sagrato di una parrocchia. I carabinieri sono inoltre riusciti a fermare poco distante un furgoncino usato dai rappresentanti dei centri sociali. Dentro il quale sono stati trovati volantini, manifesti e una videocamera che - sempre secondo gli attivisti bloccati dai militari - conterrebbe l’intero filmato degli scontri. Negli uffici del commissariato sono stati portati in tutto sei giovani di età compresa tra i 23 e i 26 anni. Una volta identificati i sei sono stati rilasciati.

Tra il materiale sequestrato anche una serie di volantini firmati «Militant» sui quali si sostiene tra l’altro che «presentare questi 498 fascisti come martiri è falso oltre che vergognoso. Si allestisce un carrozzone mediatico per mostrare il clero come vittima dei comunisti, omettendo di ricordare il sanguinoso ruolo svolto dalla chiesa spagnola nella guerra civile e durante la dittatura franchista». «La propaganda che da anni la sinistra radicale semina contro il mondo cattolico - ha commentato qualche ora dopo Gianni Alemanno, presidente della federazione romana di An - ed in particolare contro l’Opus Dei ha trovato alla fine chi ha provveduto a tradurla in provocazione fisica».

© Copyright Il Giornale, 29 ottobre 2007

2 commenti:

mariateresa ha detto...

Guarda un po' qua cara amica
http://www.aciprensa.com/noticia.php?n=18880&PHPSESSID=4bd7094ed7e118de59ac2abc9d568682
è in spagnolo, ma si capisce molto bene: una bella fettona del ramo irlandese della chiesa anglicana vuole entrare nella Chiesa di Roma. Te lo segnalo perché attenderemo invano che tale notizia appaia sui nostri giornali. Mentre è molto più significativo farci una testa così con la storia di don Sante, lo dico non per mancargli di rispetto, ma insomma su di lui nei giornali gustiamo una telenovela, su vicende come questa segnalata da Aci Prensa neanche una notizia breve sotto i necrologi. Eppure non sono brustulli.

Anonimo ha detto...

Grazie, Mariateresa, fra poco lo inserisco nel blog. E' un'informazione preziosa ma qui in Italia si parla solo di sciocchezze.