30 ottobre 2007
Obiezione di coscienza: lo speciale de "Il Corriere della sera"
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Il Papa chiede l'obiezione di coscienza «Farmacisti, no alle pillole per l'aborto»
L'Ordine: bene, ora una legge. Federfarma: invito che non può essere raccolto
Luigi Accattoli
CITTÀ DEL VATICANO — Il Papa chiede il riconoscimento — sul piano internazionale — del diritto all'obiezione di coscienza per i farmacisti quando si tratti di vendere medicinali che potrebbero provocare l'aborto o l'eutanasia ed è polemica, in Italia, come già in occasione di precedenti appelli della Chiesa in tale materia, da sette anni in qua. L'Ordine dei farmacisti appoggia la richiesta del Pontefice, mentre la Federfarma vi si oppone. I politici di destra intervengono a favore, quelli di sinistra distinguono o sono contrari.
Il Papa parlava ai partecipanti al congresso internazionale della Federazione dei farmacisti cattolici ed ha invitato questo organismo «ad affrontare la questione dell'obiezione di coscienza che è un diritto che deve essere riconosciuto alla vostra professione, permettendovi di non collaborare, direttamente o indirettamente, alla fornitura di prodotti finalizzati a scelte chiaramente immorali, come per esempio l'aborto e l'eutanasia ».
Benedetto XVI ha pure invitato i farmacisti a «riflettere sulle funzioni sempre più ampie che sono chiamati a svolgere, in particolare, in quanto intermediari tra il medico e il paziente». Secondo il Papa, il farmacista ha «un ruolo educativo nei confronti dei pazienti in vista di un giusto uso dei medicinali e soprattutto per far conoscere le implicazioni etiche dell'assunzione di alcuni di essi». «In questo campo — afferma Ratzinger — non è possibile anestetizzare le coscienze, per esempio circa gli effetti di molecole che hanno lo scopo di evitare l'annidamento di un embrione o di abbreviare la vita di una persona».
Il conflitto in materia esplose nel novembre del 2000 quando — all'indomani dell'avvio in Italia della vendita nelle farmacie della pillola del giorno dopo — la Pontificia Accademia per la vita ricordò ai medici e ai farmacisti il dovere di fare «obiezione di coscienza » contro la vendita di quel farmaco.
Un ampliamento di quell'appello a tutte le minacce contro la vita si ebbe il 15 marzo scorso, con un nuovo documento della stessa Accademia riguardante il dovere di una «coraggiosa obiezione di coscienza» da parte di «medici, infermieri, farmacisti e personale amministrativo, giudici e parlamentari, ed altre figure professionali direttamente coinvolte nella tutela della vita umana individuale».
Come nelle precedenti occasioni anche ora le parole del Papa ottengono una vivace ripercussione polemica. Il segretario di Federfarma Franco Caprino obietta che i farmacisti «hanno l'obbligo di legge di garantire ai cittadini di trovare in farmacia i medicinali prescritti dal medico» e dunque una loro obiezione di coscienza non è «attuabile» stante l'attuale legislazione. Polemica con il Pontefice è anche la «Consulta di bioetica onlus» — un gruppo di esperti di orientamento laico, senza riferimento istituzionale — che definisce «pervicace» la riaffermazione papale della «sacralità della vita», osservando che «a volte» essa risulta «contraria al bene delle persone ». La Federcasalinghe considera «un abuso» la proposta di normare per legge l'obiezione di coscienza dei farmacisti.
Ermete Realacci del Partito democratico ricorda l'obbligo che la legge pone oggi ai farmacisti, di fornire «tutte le medicine ammesse dal servizio sanitario nazionale» e afferma che «è bene non cambi». Analoga posizione esprimono Silvio Viale, medico e dirigente radicale, Giampaolo Silvestri del Gruppo Verdi-Pdci, Roberto Villetti del Partito socialista, Lidia Menapace del Prc. «Pienamente d'accordo con il messaggio del Papa» si dice invece la Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani, che ricorda come venga chiedendo «da tempo» una «precisa regolamentazione in merito». Sostegno al monito papale esprimono anche Maurizio Lupi e Isabella Bertolini di Forza Italia.
© Copyright Corriere della sera, 30 ottobre 2007
Il caso
In Emilia si litiga sulla Ru486
BOLOGNA — I dati sono noti dalla settimana scorsa, ma la bufera si è scatenata solo ora: quella relazione sull'interruzione di gravidanza dell'assessorato alla Sanità dell'Emilia-Romagna non è andata giù ai politici cattolici.
Non è tanto il totale degli aborti (11.458 nel 2006, +0,7% rispetto all'anno precedente), ma l'uso della pillola abortiva, la Ru486.
Che ha riguardato il 4% degli aborti, 464 pazienti.
Immediati gli strali dell'Arcidiocesi di Bologna, affidati a Bologna 7, inserto domenicale di Avvenire: il dato confermerebbe «il fondato timore che l'adozione generalizzata» della Ru486, scelta «per abbattere i costi», porti alla «privatizzazione dell'aborto». Il riferimento (ribadito anche da Gianluca Volonté, Udc) è a una presunta dimissione delle pazienti prima che scadano i tempi previsti; per Luisa Santolini (Udc) la Regione «avrebbe dovuto rendere noto il numero delle persone che realmente sono rimaste in ospedale ad abortire», e la senatrice teodem Paola Binetti (Margherita) ricorda come la 194 preveda che l'aborto «avvenga in ambiente ospedaliero pubblico: e quando si dice aborto si intende dall'inizio alla fine».
Ma la Regione replica: «Nessun abbandono della donna, abbiamo agito nel pieno rispetto delle norme vigenti».
© Copyright Corriere della sera, 30 ottobre 2007
La Turco: sono medicine legali non possono essere negate
Il ministro: prodotti immorali? Non esistono, sì anche alla Ru486
Margherita De Bac
ROMA — «Il Papa fa una riflessione di tipo pastorale, ed è giusto che richiami i giovani ad una sessualità matura e responsabile. Ma non ritengo debba essere preso in considerazione il suo monito ai farmacisti di opporsi con l'obiezione di coscienza sulla pillola del giorno dopo ».
Quindi, ministro Livia Turco, è d'accordo con l'associazione dei farmacisti e con chi ha giudicato l'appello del Pontefice una pesantissima intrusione nella politica e nella vita civile italiana?
«I farmaci prescritti dal medico devono essere disponibili, non possono essere negati. E non esistono nel prontuario terapeutico medicine immorali, secondo la definizione che ne ha dato. Le autorità preposte alle autorizzazioni e al commercio, se così fosse, non ne avrebbero consentito la circolazione. Inoltre non so a cosa si riferisca il Pontefice quando parla di farmaci per l'eutanasia ».
È accettabile che la massima autorità della Chiesa cattolica intervenga su questi temi?
«Prima dovrei leggere l'intero discorso. Benedetto XVI è solito proporre riflessioni di grande spessore e sono sicura lo abbia fatto anche in questa occasione. Però bisogna distinguere fra due piani. Il suo discorso è di tipo pastorale, riguarda l'importanza di avviare i giovani ad una vita sessuale matura, responsabile, basata sui sentimenti e sulla profondità dei rapporti fra uomo e donna. In un momento così critico per le giovani generazioni era necessario che intervenisse. La prevenzione è lo strumento migliore ».
Poi però ci sono le leggi dello Stato, e questo è il secondo piano della riflessione...
«Con fermezza ribadisco che un ministro deve rispettare l'autorità che gli deriva dal Parlamento e dalle leggi. La pillola del giorno dopo è stata autorizzata dall'agenzia europea del farmaco, l'Emea. L'Italia doveva introdurla e se viene prescritta deve essere venduta ».
La legge sull'obiezione di coscienza va cambiata?
«No, va bene come è adesso. La pillola del giorno dopo è un rimedio estremo, ma se è nella farmacopea va data».
Deve darla anche il ginecologo quando gli viene richiesta in ospedale?
«Il ginecologo non è vincolato. Deve prescrivere in scienza e coscienza».
La pillola viene spesso accomunata ad una forma di aborto. È d'accordo?
«Contiene alte quantità di estrogeni, gli stessi che compongono una pillola anticoncezionale ».
Presto l'agenzia italiana del farmaco, l'Aifa, dovrà accettare la richiesta di registrazione di un'altra pillola che farà discutere ancora di più, la Ru 486, vera e propria formula chimica abortiva. È vero che non manca molto all'arrivo in Italia?
«Sappiamo con certezza che in questi giorni l'azienda francese che produce la Ru 486 presenterà all'Emea il dossier per la richiesta di autorizzazione per il mutuo riconoscimento. Una volta ricevuto il via libera, noi dovremo registrare il farmaco. È una decisione amministrativa, non politica».
Appena giunta al ministero della Salute lei dichiarò di essere favorevole alla Ru 486 e che si sarebbe data da fare perché fosse disponibile in Italia.
«Naturalmente non ho cambiato idea. È un farmaco largamente usato, di cui si sa tutto, è una valida alternativa all'aborto chirurgico. Non c'è bisogno di altre sperimentazioni. Chiederò un parere al Consiglio superiore di sanità affinché in Italia venga proposta nell'ambito della legge 194 sull'aborto, quindi non si parla assolutamente di vendita in farmacia. Spero che il dibattito che ne seguirà sia sereno».
© Copyright Corriere della sera, 30 ottobre 2007
Se il Ministro Turco avesse letto il discorso del Papa, cosa che ha ammesso di non avere fatto e, ciononostante, va rilasciando interviste, saprebbe che Benedetto XVI non ha ammonito nessuno, ma ha semplicemente chiesto l'estensione di un diritto sacrosanto.
Raffaella
A ROMA
«Sono contraria, ma rispetto la ricetta»
ROMA — «Io sono cattolica, cristiana, credente e mamma di 5 figli. Accolgo perciò con grande rispetto le parole del Papa. Ma la ricetta è sovrana...».
Così dice Maria Catena Ingria, titolare della grande farmacia di piazza Walter Rossi, sopra lo stadio Olimpico.
«Mi sento vicina alle parole di Benedetto XVI — spiega la donna —. Anch'io sono contraria alla cosiddetta pillola del giorno dopo. E sono d'accordo con quelli che la considerano una specie di aborto fai-da-te, ma dico anche che un farmacista non può diventare arbitro delle scelte altrui.
La legge parla chiaro: se la pillola è prescritta dal medico noi la dobbiamo dare. In questo caso, non può esserci obiezione di coscienza».
Perché? «Perché noi non possiamo sapere che cosa c'è dietro quella prescrizione, magari la donna che la richiede ha dei problemi seri di salute, ha qualche malattia oppure è di età avanzata. Certo, con garbo io mi rivolgo sempre alle mie clienti, parlo con loro, mi confronto, ricordando anche le controindicazioni mediche che esistono all'uso della pillola. Ma non posso spingermi oltre». Senza ricetta, invece, «la pillola non la do. Quando arrivano le ragazzine che me la chiedono, non posso far altro che rimandarle indietro a mani vuote. Anche se non tutti fanno così, eh, magari questo non lo dovrei dire ma insomma succede come col Viagra che alcune farmacie danno pure senza ricetta...».
E dunque mai un'eccezione? «Solo una volta, quando è arrivata una signora davvero disperata che non aveva con sé la richiesta. La pillola gliel'ho data ma poi il suo medico mi ha mandato la ricetta via fax».
© Copyright Corriere della sera, 30 ottobre 2007
Ricetta via fax? Qualche farmacia che vende pillole senza prescrizione? Che cosa c'entra il fatto che non si puo' sapere che cosa c'e' dietro un aborto? Bah!
R.
A MILANO
«Si può dire no, se c'è un collega aperto»
Simona Ravizza
MILANO — «In teoria è giusto garantire anche ai farmacisti il diritto all'obiezione di coscienza evocato da Benedetto XVI. In pratica, però, deve essere rispettata una condizione imprescindibile: la donna deve essere messa in grado di uscire dalla farmacia con la pillola del giorno dopo in tasca».
Paolo Gradnik, una farmacia in piazza Bolivar (zona Fiera), è stato per nove anni presidente dei 425 titolari di farmacie a Milano. Cattolico, oggi capogruppo della Lista Moratti a Palazzo Marino, il farmacista ammette: «La pillola del giorno dopo apre un problema di coscienza perché di fatto è un metodo più abortivo che contraccettivo. La sua funzione, infatti, è quella di bloccare l'ovulazione o di impedire l'impianto dell'ovulo eventualmente fecondato. Per i cattolici, in questo caso, la vita è già iniziata ».
Ma per Gradnik è necessario fare dei distinguo: «In ospedale lavorano insieme sia gli obiettori sia i non obiettori di coscienza. Così alla donna viene garantita la possibilità di abortire. Lo stesso deve avvenire in una farmacia: uno si può rifiutare di dare la pillola del giorno dopo, se c'è un altro collega in grado di fornirla. Sempre ricetta alla mano».
E in caso contrario? «Durante il turno di notte, per esempio, il farmaco va dato da chi è dietro il bancone — spiega Gradnik —. Altrimenti si nega un diritto». Il farmacista, tre/quattro pillole del giorno dopo vendute in media al mese, richiama anche a una riflessione. «Troppo spesso le giovanissime la considerano un anticoncezionale come un altro — dice —. È un errore. Serve più educazione sessuale».
© Copyright Corriere della sera, 30 ottobre 2007
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Cara Raffaella non mim meraviglia affatto che la Turco non si sia neanche degnata di leggere il discorso di Sua Santità per lei sarebbe stato veramente troppo!!!!!!!!!!!! abbassarsi a tanto.......... l'importante è sparare a zero sempre e comunque..... Riguardo alla pillola del giorno dopo, non la si può definire certo un cioccolatino oppure una caramella da prendere quando se ne ha voglia come non è vero che sia non invasiva perchè se non sbaglio gli effetti che produce sono gli stessi di quelli di un aborto chirurgico; dunque non vedo il problema se per l'aborto esiste l'obiezione di coscenza, non vedo perchè non debba esistere per i farmaci che producono lo stesso effetto. Per quanto riguarda l'uso inconsapevole dei modi per prevenire gravidanze indesiderate ( parliamone con espressioni dure ma, reali), non vedo tutta questa ignoranza in giro......... molti soprattutto tra gli adolescenti, ne sanno di più di qualsiasi specialista in materia; il fatto è che è proprio la vita umana a non avere più valore ma, non solo all'atto del concepimento e della sua fine naturale ma, in tutto il suo corso. Ormai l'uomo si è convinto di essere padrone della propria vita e quindi si sente in dovere di disporne a pieno a suo piacimento. Non fa più differenza se a morire è un feto, un'anziano oppure un uomo nel pieno della sua esistenza magari per una dose di droga, per un incidente a causa dell'alcool oppure ancora perchè non va d'accordo con i vicini di casa si muore e basta......l'importante è eliminare il problema che può essere il bambino che non deve nascere perchè mi sacrifica la vita, l'anziano perchè diventa un peso il vicino perchè mi da noia. Volenti o nolenti questo è il concetto che si ha nel mondo di oggi della vita dell'uomo.
Eugenia
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