31 ottobre 2007

Il Papa vuole salvare i media dal vizio di parlarsi addosso e di dire mezze verità (quando va bene)


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UMBERTO FOLENA

« La verità si scopre quando gli uomini sono liberi di cercarla». Queste parole di un grande presidente americano, Franklin D. Roosevelt, furono dette 71 anni fa.
Eppure funzionano benissimo anche oggi, per commentare il tema della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del prossimo 4 maggio: «I mass media tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla». Roosevelt condusse in guerra la sua nazione anche per garantire a tutti, non solo agli americani, il diritto e la libertà di cercare la verità. Come noi stiamo usando questo diritto e questa libertà dovrebbe essere oggetto di un dibattito di alto profilo e sicuro profitto (di tipo morale; l’invadenza del denaro è un problema, non la soluzione).

Sperando di essere smentiti, temiamo invece che non se ne farà niente, perché nell’occasione il Papa non evoca nessuna esse fatale: né sesso, né soldi, né sangue.
Quindi è assai probabile che sarà ignorato
.

La verità va cercata, sapendo che abbiamo mappe incerte e strumenti inadeguati e che nessuno può dirsi geneticamente immune da pregiudizi e passioni. E va cercata non per il gusto narcisistico di possederla o per piegarla ai propri interessi, ma per condividerla, affinché tutti possano essere un poco più liberi. Un esempio – piccolo, di ieri – non guasterà. Su Radio 3, a Primapagina, la rassegna stampa del mattino, si evoca il Papa che parla di «diritto all’obiezione» per i farmacisti. Vengono citati, da Repubblica e Corriere, il commento di Michele Serra, l’intervista alla ministra Livia Turco e il parere di Umberto Veronesi.
Un ascoltatore 'offeso' telefona, lamentando che «il Papa non si esprima mai a livello europeo». La conduttrice replica: «Sono d’accordo con lei». Bella ricerca della verità e bel servizio agli ascoltatori. Opinioni tutte contrarie e una notizia falsa, perché il Papa si rivolgeva al congresso internazionale dei farmacisti, quindi a livello mondiale.

Per cercare la verità con qualche speranza di coglierne almeno qualche pezzo, bisogna tenere aperti gli occhi, le orecchie e il cuore. I mass media, oggi, svolgono spesso un cattivo servizio perché sono pigri, ascoltano solo se stessi e si parlano addosso.
Quanto al cuore, quello se ne sta ben chiuso nel portafoglio.


I cittadini, poi, non sono trattati da persone detentrici di diritti, tra cui quello di cercare liberamente la verità anche con il fondamentale contributo dei mass media, ma sono il gentile pubblico da lusingare, il luogo di ogni retorica. La frase 'i miei lettori' non è intesa nel senso nobile dei 'lettori dei quali sono a servizio', ma nel senso utilitaristico e commerciale dei 'lettori che vendo alle aziende per la pubblicità'; non cittadini, desiderosi di essere liberi di cercare la verità, ma carne da cannone nella battaglia quotidiana dell’audience.

Per questo la vera grande sfida, nella quale i cattolici si sentono in prima linea, è per la democrazia e la libertà. Chiediamo che tutti possano esprimersi, senza intimidazioni, senza elenchi degli argomenti proibiti.

Chiediamo varietà e pari dignità di voci.
Mark Twain, maestro in ironia, celiava: «La verità è la cosa più preziosa che abbiamo. Economizziamola». Prendiamolo sul serio: la ricerca della verità costa? Nessun prezzo è troppo alto quando è in gioco la libertà.
La verità va cercata, sapendo che abbiamo mappe incerte e strumenti inadeguati e che nessuno può dirsi immune da pregiudizi e passioni.

© Copyright Avvenire, 31 ottobre 2007

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ci mancava anche la storia di Cantalamessa.Sesso, sempre sesso e Vaticano.
Dove non ci sono riusciti Maometto, Lutero (oggi è l'anniversario) e Marks, ci riuscirà Freud?