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Il commento
UOMO SENSIBILE E FINE CHE ADORA PASSEGGIARE
di PAUL RENNER
La soddisfazione è generale. Il Papa torna in Alto Adige.
Ci torna volentieri, come aveva detto al Rettore del Seminario e ad una delegazione che si era recata a trovarlo prima di Natale. Molti ricordi lo legano soprattutto a Bressanone. La nonna materna, che era di Rio di Pusteria; le vacanze trascorse ogni terzo anno con la sorella Maria (poi mancata) ed il fratello Georg presso il Seminario Maggiore; i raffinati concerti seguiti nel Duomo; le gite in montagna e le belle passeggiate lungo l'Isarco, vestito in nero con sandali, basco ed occhiali scuri.
Passeggiata che si godeva soprattutto perché «nessuno lo disturbava », come lui stesso compiaciuto affermava. Non che tutto sia filato liscio nella città vescovile. Va anzitutto ricordata la caduta in bagno e l'impatto con un termosifone nell'agosto 1992, che gli era costata un ricovero in ospedale di alcuni giorni. Poi il malcelato disagio che provava quando a pranzo con noi professori dello studio teologico capitava che — tra una battuta e l'altra — versassimo un secondo bicchiere di vino a suo fratello, cosa che lui, astemio e cultore di succhi di frutta, non vedeva di buon occhio. In quelle occasioni le sue labbra diventavano sottili sottili, indice di una disapprovazione che evitava però di verbalizzare. Infine l'attrito verificatosi con un canonico, infastidito dal fatto che il cardinale presiedesse la celebrazione solenne dell'Assunta in Duomo e che procurò di fargli sapere che «anche a Bressanone ci sono degli ottimi predicatori». Il Papa viene in Alto Adige rispondendo ad un reiterato invito del Vescovo Egger, quasi a volerlo ringraziare di aver accettato per il prossimo autunno il delicato ruolo di segretario del sinodo dei vescovi sulla parola di Dio. Certamente ospitare un Papa è un grande onore. Tale onore comporta tuttavia anche degli oneri relativi alla sicurezza del Papa ed alla sua tranquillità. Al suo posto avrei scelto un alloggio più tranquillo e defilato rispetto al Seminario di Bressanone.
Ma si sa, come diceva Pascal, che «il cuore ha delle ragioni che la ragione non intende». E ciò vale anche per l'ex prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, per quella persona oltremodo sensibile e fine, che immeritatamente alcuni appellano Natzinger o descrivono come un personaggio freddo e razionale.
© Copyright Corriere dell'Alto Adige, 7 marzo 2008
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