17 giugno 2008
Le impronte di Pietro tra il mare e gli ulivi di Puglia (Osservatore Romano)
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Tra storia e devozione popolare
Le impronte di Pietro tra il mare e gli ulivi di Puglia
di Giorgio Otranto
Università di Bari
I problemi relativi alle origini cristiane nell'Italia meridionale non sono ancora del tutto risolti, anche se negli ultimi tre decenni sono apparse puntuali ricerche sull'argomento. Le difficoltà che si frappongono a una ricostruzione esauriente sono molteplici, prime fra tutte la scarsezza oltre che frammentarietà delle fonti autentiche e credibili.
Alla penuria di fonti antiche fa riscontro una ricca produzione agiografica altomedievale, mirante a conferire una patente di antichità e apostolicità a molte chiese. Si tratta di una produzione riconducibile a una comune tipologia non solo compositiva, ma anche di situazioni e di eventi, da sottoporre ad analisi attenta per potervi distinguere gli elementi storici da quelli leggendari. Gli uni e gli altri hanno alimentato nel corso dei secoli un fortunato filone storiografico di stampo municipalistico che ha nobilitato le origini cristiane di paesi e città, mettendole in relazione con apostoli, santi, martiri e altri personaggi illustri della cristianità antica.
Pietro, il primo dei discepoli e il testimone privilegiato della fede, è l'apostolo più ricorrente in tali tradizioni, forse anche per effetto della nota epistola di Papa Innocenzo i (401-417) a Decenzio di Gubbio, nella quale il vescovo di Roma attribuisce a lui e ai suoi successori la fondazione di tutte le chiese di Italia, Gallia, Spagna e Africa; ma la ricorrente presenza di Pietro nelle tradizioni delle chiese dell'Italia suburbicaria si spiega anche alla luce dell'intento di queste stesse chiese di ribadire il rapporto diretto con la sede romana, in una linea ideologica e dottrinale di piena occidentalità.
E questo vale soprattutto per alcune aree, come la Puglia, tradizionalmente attente e protese anche verso il mondo bizantino. Non sorprende, quindi, constatare che molte sue chiese si richiamano all'opera evangelizzatrice di Pietro, anzi, come ha dimostrato una ricerca di Cosimo D'Angela nel 1976, la Puglia è la regione italiana che presenta la più ricca tradizione legata al nome del principe degli apostoli. Egli, al di là della indimostrabile ma, in alcuni casi, probabile sua presenza reale, ha lasciato in Puglia il ricordo in numerose dedicazioni di chiese e monasteri, nell'agiotoponomastica di centri urbani e contrade rurali, in leggende e fonti diplomatiche medievali, che hanno alimentato, nel corso dei secoli e fino ai giorni nostri, una intensa devozione.
Le città pugliesi che vantano una "tradizione petrina" piuttosto antica sono Siponto, Lucera, Canosa, Ruvo, Bari, Oria, Otranto, Galatina, Leuca, Gallipoli, Taranto e Brindisi. La definizione di Brindisi come "città petrina per eccellenza" richiama una notizia dello storico longobardo Paolo Diacono (720-799), secondo cui Pietro, arrivato a Roma, inviò a Brindisi Leucio, che ne sarebbe stato protovescovo.
Diversa è la tipologia del coinvolgimento di Pietro nella storia cristiana delle città pugliesi: talvolta viene evocato solo il suo passaggio, come fa Ferdinando Ughelli per Lucera, Otranto, Leuca e Gallipoli; ma più frequentemente la sua presenza è collegata all'istituzione dell'episcopato con la conseguente ordinazione del protovescovo, una operazione difficilmente ipotizzabile in Italia per la metà circa del primo secolo: a Canosa, nel 44, Pietro avrebbe ordinato un vescovo di nome Felice, a Ruvo Cleto, che poi, dopo Lino, avrebbe addirittura retto la cattedra romana, a Bari Mauro, a Siponto Giustino. A Leuca Pietro avrebbe edificato la chiesa di Santa Maria sul tempio di Minerva e avrebbe resuscitato un morto, mentre passando per Galatina si sarebbe seduto su una pietra, ancora oggi conservata come reliquia in una chiesa cittadina; anche a Taranto, Pietro, sbarcatovi con Marco, avrebbe lasciato le impronte delle sue ginocchia su una pietra; ad Oria, infine, una iscrizione latina su una laminetta bronzea, rinvenuta nel 1531 e oggi dispersa, annunziava trionfalisticamente che undici anni dopo la morte del Cristo l'apostolo Pietro predicò la fede in Cristo ai cittadini di Oria.
A epoca più recente si data il collegamento tra Pietro e le città di Andria, Giovinazzo, Conversano, mentre due centri salentini portano il nome del primo tra gli apostoli: San Pietro in Lama e San Pietro Vernotico.
Siamo, nel complesso, in presenza di una ricca produzione letteraria e di tradizioni orali le quali, anche se non supportate da fonti storiche, sono profondamente avvertite dalla gente di Puglia che ne trae quotidianamente motivi di ispirazione e alimento per la propria fede. Nella storia del cristianesimo e della chiesa, la tradizione ha un valore fondante e fondamentale, come, sul versante del dogma, già nel quinto secolo, rilevava Vincenzo di Lerino nel suo Commonitorium.
Su alcune notizie relative al passaggio di Pietro per la Puglia la critica storica dovrà continuare a indagare. È innegabile, infatti, che anch'egli, come Paolo (Atti 28, 11-15), per raggiungere Roma, debba aver attraversato alcuni centri dell'Italia meridionale, a meno che non vi sia giunto per altra via. Forse proprio su qualche notizia storica, oggi non più isolabile, si è costruito, nel corso dei secoli, il ricco dossier agiografico sugli itinerari petrini. D'altra parte, nel settore dell'agiografia, un taglio netto tra storia e leggenda non è sempre possibile né sempre auspicabile, giacché alcuni dati, che paiono "inventati" in determinati momenti e per specifiche esigenze comunitarie, con il passare dei secoli hanno generato altre tradizioni locali e sono penetrati profondamente nella coscienza popolare, che li sente come parte integrante della propria storia e come caratterizzanti la propria identità storico-religiosa e culturale.
(©L'Osservatore Romano - 16-17 giugno 2008)
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