18 aprile 2007

Vaticano ed Israele...un'intervista a Abraham B. Yehousha


Israele - Vaticano

Yehoshua: la svolta grazie a Ratzinger

Lo scrittore elogia il "Papa della conciliazione"

di Tommaso Debenedetti

"Un passo avanti,decisivo, un grande segno di lucidità e di volontà di superare le divisioni". Così Abraham B. Yehousha, il massimo narratore israeliano vivente, salute le aperture compiute dallo Stato ebraico in occasione della giornata di commemorazione delle vittime della Shoah, celebrata ieri, nei confronti della figura di Papa Pio XII. La presenza del nunzio apostolico alla cerimonia di Gerusalemme e la disponibilità da parte del Museo dell'Olocausto di Yad Vashem a "esaminare ogni nuovo documento su papa Pacelli" sono, secondo Yehousha "un fatto apparentemente piccolo ma bellissimo, perchè è sempre giusto e positivo quando ci si mette a leggere il passato con scrupolo e rigore, senza furia distruttiva".

Come valuta, Yehoshua, la figura di Papa Pacelli?

" Non sono uno storico, non ho vagliato tutti i documenti, ma ho sempre guardato con disappunto l'avversione cieca, immotivata di parte del mondo ebraico nei confronti di quel Papa. Gli atti di Pio XII vanno letti alla luce del tempo terribile in cui visse e operò, ed è cosa certa che, sebbene egli abbia commesso errori, ebbe un ruolo decisivo nel nascondere e salvare dalla deportazione e dallo sterminio moltissimi ebrei. E va aggiunto che coloro, e furono tanti, che nella Chiesa operarono a favore del popolo perseguitato, lo fecero col diretto consenso e talora col decisivo aiuto del Papa. Per questo ho visto con grande gioia il nuovo atteggiamento delle autorità israeliane riguardo a questa figura".

A chi va, secondo lei, il merito di questa svolta?

"Al clima davvero buono e positivo che, al di là delle incomprensioni, si è instaurato fra Israele e Vaticano, fra mondo ebraico e mondo cristiano. E ciò si deve in primo luogo a due grandi del nostro tempo: papa Giovanni Paolo II e il suo successore Benedetto XVI".

Qual'è la sua opinione su Papa Ratzinger a due anni dall'elezione al Pontificato?

"Stimo molto Papa Ratzinger. Anzi, le dico di più: lo sento vicino. Mi è familiare, vicina la dolcezza del suo sorriso timido, del suo sguardo che a tratti pare smarrito e, a contrasto, la forza straordinaria della sua intelligenza, della sua cultura. Mi piace che, nonostante gli impegni pastorali, egli sia restato anzitutto un intellettuale: un filosofo, un teologo, un letterato. Forse questo lo rende meno incline alla facile comunicazione con le masse, gli fa compiere qualche gaffe, ma a me va benissimo. Ripeto: mi è vicino e quasi familiare. So che ha scritto, nel tempo, dei racconti: non le nascondo che muoio dalla voglia di leggerli. Non voglio però fermarmi al giudizio umano. C'è molto di più".

Cioè?

"Cioè ritengo che, proprio per la sua colossale cultura e intelligenza, Ratzinger sia in grado di portare a termine sfide che parevano impossibili. Le sfide del dialogo fra le fedi. Parlo di quel dialogo fatto di discussioni teologiche, di piccoli passi che, quasi senza che ci se ne accorga, rimuovono macigni secolari, distruggono le incomprensioni, avviano svolte che lasciano il segno nel tempo".

Può farci qualche esempio?

"Anzitutto il dialogo con gli ebrei. Già nel suo viaggio a Colonia, nel 2005, Ratzinger ha fatto un salto decisivo: è passato dal chiamarli 'fratelli maggiori', come fece con coraggio Wojtyla, al più 'semplice' e rivoluzionario, 'fratelli'. Ecco: so che tutti i colloqui interreligiosi si svolgono all'insegna di questo concetto. Se si va avanti di questo passo, sono certo che gli ostacoli residui saranno rimossi ben presto. Con gli ortodossi e con i protestanti, il Papa-teologo si muove all'insegna di una parola splendida, che le dico in italiano: 'conciliazione'. E i risultati si vedranno presto. Con l'Islam la volontà di dialogo mi pare fortissima, anche se, per forza di cose, i passi saranno più lenti. Senza grandi annunci, senza gesti eclatanti, Benedetto XVI sta davvero compiendo un lavoro che segnerà il mondo contemporaneo".

Il Resto del Carlino, 17 aprile 2007

(Grazie a Gemma per il prezioso aiuto!)

Oggi sono stati pubblicati ulteriori articoli su Papa Pio XII:

Pio XII: «Salvate quanti più ebrei possibile»

di Andrea Tornielli

Pio XII diede ordine di accogliere «quanti più ebrei possibile negli istituti religiosi e nelle catacombe» ed esiste un documento che lo attesta. Lo ha affermato ieri pomeriggio il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, intervenendo alla presentazione di un libro sull’«Opera Salesiana Pio XI» all’Appio Tuscolano di Roma. Ai giornalisti che gli chiedevano di commentare la recente polemica per la didascalia su Papa Pacelli, esposta allo Yad Vashem di Gerusalemme e giudicata «offensiva» dalla Santa Sede, il porporato ha risposto citando un documento datato 25 ottobre 1943. Una circolare vaticana che «invitava tutti ad accogliere quanti più ebrei possibili. È un’epopea che non possiamo dimenticare», ha detto Bertone.

Il Segretario di Stato ha quindi ricordato che in quel periodo «in Polonia mettevano a rischio la propria vita per salvare gli ebrei. Erano atti eroici che ci furono anche in Italia e questo è il caso dell’Istituto Pio XI che era all’avanguardia in questo senso con questi gesti».

Di un ordine scritto proveniente da Roma aveva parlato don Aldo Brunacci, sacerdote scomparso due mesi fa, il quale ha raccontato di aver visto una lettera arrivata al vescovo di Assisi, Giuseppe Placido Maria Nicolini «il terzo giovedì del settembre 1943», dunque il 16 settembre di quell’anno. La missiva conteneva istruzioni impartite a nome del Papa e chiedeva che la diocesi si adoperasse in favore degli ebrei. Il documento a cui ha accennato Bertone sembra successivo, e dev’essere stato emanato dalla Segreteria di Stato di Pio XII dopo la razzia del ghetto di Roma.

Un’ulteriore prova, la prima davvero scritta, è stata recentemente ritrovata e pubblicata dal mensile 30Giorni. Si tratta del memoriale inedito del monastero romano delle agostiniane di clausura annesso alla basilica dei Santi Quattro Coronati, alle pendici del Celio. Nel «diario» ufficiale della comunità, che raccoglie le cronache della vita monastica, in una delle pagine dedicata al 1943 si legge: «In queste dolorose situazioni il Santo Padre vuol salvare i suoi figli, anche gli ebrei, e ordina che nei monasteri si dia ospitalità a questi perseguitati, e anche le clausure debbono aderire al desiderio del Sommo Pontefice...».

«Sostenere che questa grande opera di carità sia stata messa in atto senza che il Papa lo sapesse - ha commentato il professor Matteo Luigi Napolitano, docente all’Università del Molise - significa non conoscere i meccanismi che regolano la Santa Sede. Il Papa sapeva e aveva ordinato di accogliere gli ebrei».

Il Giornale, 18 aprile 2007


SHOAH/ BERTONE: PIO XII ACCONSENTI' ACCOGLIERE EBREI IN ISTITUTI
Ricorda circolare del '43 per salvare popolo da sterminio

Roma, 17 apr. (Apcom) - Papa Pio XII firmò una circolare del 25 ottobre 1943 in cui si disse "d'accordo" a promuovere "l'accoglienza di quanti più ebrei possibili negli istituti religiosi e nelle catacombe. E' impossibile che Pio XII non abbia approvato questa nota": il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, scioglie qualsiasi dubbio sull'azione di Papa Pacelli e del Vaticano verso gli ebrei durante il periodo dello sterminio nazista.

La circolare, già nota, "invitava tutti ad accogliere quanti più ebrei possibili. E' un'epopea che non possiamo dimenticare", ha detto Bertone presentando questa sera un libro sulla 'Opera salesiana Pio XI all'Appio-Tuscolano di Roma'.

Il porporato ha ricordato che in quel periodo "in Polonia mettevano a rischio la propria vita per salvare gli ebrei. Erano atti eroici che ci furono anche in Italia - ha proseguito Bertone - è questo il caso dell'istituto Pio XI che era all'avanguardia in questo senso con questi gesti". Durante il suo intervento Bertone ha ricordato il "rapporto tra l'istituto Pio XI e gli ebrei". "Era una storia di benevolenza, di affezione - ha concluso Bertone - e c'è stata anche riconoscenza da parte degli ebrei passati da qui".

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