25 settembre 2008

Novità per gli Istituti Superiori di Scienze religiose, nell’Istruzione presentata stamane nella Sala Stampa Vaticana (Radio Vaticana)


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Novità per gli Istituti Superiori di Scienze religiose, nell’Istruzione presentata stamane nella Sala Stampa Vaticana

Si arricchisce di importanti novità l’iter formativo per i laici destinati all’insegnamento della religione o ad incarichi pastorali: gli Istituti superiori di scienze religiose saranno collegati ad una Facoltà di Teologia e il percorso formativo sarà calibrato seguendo la formula dei 3 + 2: la laurea breve, analogamente al titolo rilasciato dalle Facoltà teologiche, si chiamerà Baccellierato e con il completamento del ciclo di studi, si conseguirà la Licenza.
Si tratta di alcune delle novità introdotte dalla nuova Istruzione sugli Istituti superiori di Scienze religiose, presentata stamani in sala Stampa Vaticana. Il documento, approvato lo scorso mese di giugno da Benedetto XVI, entrerà in vigore a partire dall'anno accademico 2009-2010.

Il servizio di Amedeo Lomonaco:


Le finalità del documento sono quelle di promuovere un’equa distribuzione sul territorio garantendo la qualità dell’offerta formativa. Per gli Istituti superiori di scienze religiose vengono fissati in particolare nuovi parametri, tra cui il numero minimo di studenti e quello di docenti stabili. La nuova norma sancisce che i docenti degli Istituti superiori di scienze religiose, “devono sempre distinguersi per l’idoneità scientifico-pedagogica, onestà di vita, integrità di dottrina, dedizione al dovere, in modo da poter efficacemente contribuire al raggiungimento del fine proprio dell'Istituto”.

Il documento si inserisce nel solco di una delle grandi intuizioni del Concilio Vaticano II, “la valorizzazione del laicato”. Con il Concilio – ha affermato il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica – si è intensificato un vivo interesse per lo studio della teologia e di altre scienze sacre, “per arricchire con esse la propria vita cristiana, essere capaci di dare ragione della propria fede”. E’ da augurarsi – ha detto il porporato – che questi Istituti possano contribuire efficacemente ad aumentare la cultura religiosa dei fedeli.

“Ma ciò non dipende tanto dal loro numero, bensì specialmente dalla loro qualità e dalla loro capacità di individuare adeguatamente quali sono i veri bisogni dei fedeli, ai quali detti Istituti sono chiamati a rispondere, per poter far crescere veramente, in spirito e verità, il Corpo Mistico di Cristo”.

Tutti i battezzati – ha sottolineato mons. Jean Louis-Brugès, segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica – sono chiamati alla santità e questa vocazione deve rientrare nella missione affidata dalla Chiesa ai suoi fedeli laici. La missione - ha aggiunto - è doppia: la prima è di testimoniare il Vangelo nel mondo e nei vari ambiti. La seconda si fonda sul servizio dei laici alla Chiesa e, in particolare, nell’insegnamento dei laici in scuole e Università cattoliche. Per offrire questo servizio nelle migliori condizioni possibili – ha spiegato mons. Jean Louis-Brugès – i laici devono ricevere una formazione adeguata:

“C’est un droit pour eux de solliciter une telle formation…
C’è un diritto per i laici a sollecitare una tale formazione; c’è un dovere per la Chiesa di proporre questo percorso formativo”.

Nelle comunità cristiane – ha osservato mons. Angelo Vincenzo Zani, sotto segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica – si è infatti registrata “la graduale maturazione della necessità di qualificare sia il personale religioso che quello laico”. Si deve rispondere – ha fatto notare mons. Zani – a nuove esigenze ma anche “far fronte all’evoluzione sociale e culturale che interpella soprattutto i laici”:

“Non si può pretendere di ridurre forzatamente dentro un unico modello rigido di formazione per laici la pluralità e la diversità delle istituzioni formative oggi esistenti, molte delle quali già riconosciute dalla Santa Sede”.

Nella nota introduttiva all'Istruzione della Congregazione per l’Educazione cattolica si ricorda infine che gli Istituti superiori di Scienze religiose hanno lo scopo di promuovere la formazione religiosa dei laici e delle persone consacrate, per una loro più “cosciente e attiva partecipazione ai compiti di evangelizzazione nel mondo attuale, favorendo anche l’assunzione di impieghi professionali nella vita ecclesiale e nell’animazione cristiana della società”. I Centri accademici ecclesiastici – si legge infine nel documento – hanno lo scopo di assicurare allo studente una conoscenza completa e organica di tutta la Teologia. Quest’ultimo tipo di formazione si rivolge, in particolare, a coloro che si preparano al sacerdozio.

Sono dunque diverse le novità introdotte dall’Istruzione sugli Istituti superiori di Scienze religiose. Ce ne illustra alcune, al microfono di Fabio Colagrande, il prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica, cardinale Zenon Grocholewski:

R. – Le principali novità sono soprattutto quelle relative al prolungamento degli studi, da quattro a cinque anni. E’ stato poi stabilito il numero necessario dei docenti stabili e questo è molto importante, perché si richiedono almeno cinque professori stabili. Un’altra novità è che è stata applicata anche ai professori degli Istituti di scienze religiose la normativa che non possono essere stabili in altri Istituti. Questo ovviamente dà una certa stabilità ed alza anche il livello di questi Istituti. E’ stato determinato anche il numero minimo degli studenti, perché ci vuole una certa economia del lavoro nella formazione dei laici. Le nuove norme prevedono che siano, più o meno, almeno ordinariamente 75 studenti per Istituto.

D. – Dunque, eminenza, la Congregazione con questa nuova Istruzione vuole anche contribuire ad elevare la qualità degli Istituti superiori di scienze religiose. Voi dite: non è necessario che siano moltissimi, ma è necessario che quelli esistenti abbiano un’alta qualità…

R. – E’ così: il successo di questi Istituti non dipende dal numero, ma dalla loro qualità e dalla loro capacità di individuare quali sono le vere esigenze del mondo di oggi nella formazione dei laici. Si devono anche individuare quelle persone che possono essere efficaci nell’opera dell’apostolato.

D. – Con questa Istruzione in qualche modo invitate anche i laici cattolici a seguire questi corsi di studi?

R. – Certo. Io penso che uno degli obblighi verso la propria fede sia quello di conoscerla. Io provengo da un Paese comunista e lavoravo in Polonia negli anni in cui non c’era l’insegnamento della religione nelle scuole; anzi, ovunque, si parlava contro la fede. Ma noi eravamo comunque molti esigenti, perché la conoscenza della fede deve essere proporzionata alla preparazione generale. Io penso che proprio in questa prospettiva dobbiamo considerare gli Istituti superiori di Scienze religiose.

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