30 ottobre 2007

Il sondaggio pubblicato da "La Stampa" visto da "Avvenire"


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il sondaggio

Non ci si vergogna più di farsi vedere con i libri «sacri» in mano (un sesto dei connazionali li consulta), però i non credenti leggono più dei praticanti... I risultati in chiaroscuro di una ricerca su italiani e testi religiosi

Bibbia & co.: chi li legge?

DI ROBERTO BERETTA

Qualcosa si è sbloccato: ormai un terzo dei lettori italiani (il 18% della popolazione totale della Penisola) non ha più problemi a farsi vedere in giro con un libro «religioso», cosa che in passato non era proprio così immediata. Tuttavia i cattolici leggono ancora troppo poco, meno della media generale. Questi – almeno – sono due dei risultati eminenti del sondaggio su «Gli italiani e i libri religiosi» effettuato da Coesis Research per la San Paolo e presentato oggi da Famiglia cristiana. E il dato incriminato è appunto questo: se un terzo del 58% di connazionali che dichiarano di aver letto almeno un libro nell’ultimo anno ha messo gli occhi anche su un testo religioso, tuttavia i non credenti dimostrano di leggere più volentieri dei credenti, con una media di 7,3 tomi delibati in 12 mesi – mentre nello stesso arco di tempo i cattolici ne hanno compulsati soltanto 5,1 (i praticanti un po’ di più: 5,7). E se chi va a messa ogni domenica arriva a 5,7 libri sfogliati tra gennaio e dicembre (la media nazionale è di 5,5), coloro che in chiesa non si fanno vedere proprio mai riescono a terminare 7 volumi tondi tondi.
Ovviamente la cosa può essere interpretata in vari modi: ad esempio, si potrebbe arguire che la fede e la pratica cristiane sono più diffuse in ceti popolari meno colti o meno scolarizzati, ovvero che quanti si sentono «in ricerca» hanno più sete di risposte spirituali e le cercano nella sapienza libresca. Ci si potrebbero porre anche domande assai serie: se la cultura – col suo razionalismo – allontani dalla religione, oppure se il fatto di non possedere troppe certezze (o di non ricevere troppi input «dogmatici» dall’alto...) offra maggiori stimoli alla curiosità intellettuale... Chissà. Di sicuro resta il dato, e non è certo simpatico: chi non crede legge di più. E probabilmente non perché (visto che non va in chiesa...) ha più tempo libero. Gli interrogativi vengono per di più ribaditi da ulteriori risultati del medesimo sondaggio. Nel terzo di «lettori» che si dedica a libri d’argomento religioso, per esempio, risultano esserci più femmine che maschi, molto più anziani che giovani, molto molto più persone prive di titolo di studio o in possesso di sola licenza elementare di quanti abbiano la laurea. Se oltre la metà dei praticanti convinti, inoltre, usa l’editoria religiosa come fonte di cultura (in media leggendo 4 o 5 titoli «sacri» l’anno: non pochi), solo un quarto di coloro che si dichiarano genericamente credenti si dedica a libri cattolici. Il divario si conferma analizzando i generi letterari emergenti nel gradimento del pubblico: ai poco scolarizzati piacciono difatti i più «devozionali» (biografie di santi e raccolte di preghiere; l’autore preferito è Madre Teresa), i laureati invece – e tra questi soprattutto i non credenti – scelgono quelli più «scientifici» (saggi di storia religiosa e classici della spiritualità). Bassa per tutti l’audience dei commenti biblici.
Insomma, il pregiudizio sembra confermarsi: gli italiani leggono poco, i cattolici ancora meno, e due terzi dei connazionali asserisce tranquillamente che l’argomento religioso «non gli interessa». Non è nemmeno una questione strumentale: pochi – tutto sommato – si lamentano che nessuno gli consigli tal genere di letteratura, o che sia difficile reperirne i titoli, o ancora che i testi risultino di arduo approccio; no: semplicemente «mi annoiano» – rispondono.
Addirittura sconcertante, poi, il dato relativo ai Vangeli: il 69% degli italiani non li ha mai letti per intero (e qui la differenza fra credenti e no incide poco), il 15% l’ha fatto solo in parte e solo uno su sei – in massima parte un cristiano praticante – ha concluso l’impresa. Due estremi: la metà secca di chi va in chiesa ogni domenica non ha mai letto i Vangeli nella loro completezza e solo il 5% dei non credenti dichiarati lo ha fatto. Certo, dal sondaggio si desumono anche dati più positivi: in generale – per esempio che il 58% degli italiani ha letto almeno un libro nell’ultimo anno (ma è poi un dato del tutto positivo?) – e nello specifico cattolico ( Avvenire risulta per molti una fonte credibile di consigli sull’editoria religiosa).
Alcuni risultati sono pure curiosi: se infatti sembra di intravedere una logica nel fatto che celibi e divorziati leggano più dei coniugati, perché invece altri singles come i vedovi risultano in fondo alla classifica? E perché il Nord-Est – spesso dipinto quale patria di un’unica cultura, quella arida degli
sghei – appare la regione più lettrice dello Stivale?
In genere, comunque, il panorama non è molto confortante. «Gli italiani – dettano le conclusioni dell’indagine – leggono in media 1,3 libri di argomento religioso nel corso di un anno» e soltanto «il 2% dichiara che anche leggendo libri religiosi» si può coltivare la propria spiritualità. È vero che poi ben il 90% dei connazionali si dice favorevole all’insegnamento della religione a scuola e il 63% sostiene la necessità di «dare più spazio ai temi di cultura religiosa durante gli orari scolastici»; ma – confrontati questi dati con i precedenti – sembrerebbe di concludere che il dovere di aggiornarsi sulla fede, secondo gli italiani, coincide con l’età scolare. Poi si chiude il libro e comincia la «vacanza».
Tra i volumi preferiti le biografie dei santi.
Ma il 50% di chi va in chiesa la domenica non ha letto i Vangeli per intero.

LA COLLANA

Arrivano i classici della spiritualità

Il sondaggio di cui si parla qui è stato realizzato per «Famiglia cristiana» in occasione del lancio della collana «I classici della spiritualità cristiana», 12 volumi allegati al periodico cattolico a partire dalla prossima settimana.
L’iniziativa è affidata alla direzione di Giuliano Vigini e verrà presentata il 9 novembre a Milano da monsignor Rino Fisichella, l’attrice Claudia Koll, il giornalista David Sassoli, il direttore dell’«Osservatore romano» Gian Maria Vian e don Antonio Sciortino.

© Copyright Avvenire, 30 ottobre 2007

1 commento:

mariateresa ha detto...

Io credo che questa ricerca ,e altre che sono state condotte,non facciano che confermare un fatto che il nostro Benedetto ha condensato in una frase semplice ed efficace "C'è un'ignoranza spaventosa". E proprio per questa ignoranza, che ha varie cause, ognuno può crearsi un Vangelo a propria misura e un Magistero a proprio piacimento convinti che la propria versione personale sia la più vera e la più autentica.E credo che papa Benedetto si sia accinto,e non da oggi,all'immane compito di ricominciare dai fondamentali. Aggiungo che una religione alla "va là che vai bene" è anche quella che si presta di più a un uso politico e opportunista. Mentre il discorso degli esperti rimane relegato a questo o quell'intelletuale,sempre gli stessi, che vediamo in TV e negli editoriali dei giornali, per dispensare gocce di sapienza illuminata. Credo che questa situazione di ignoranza generalizzata, e anche supponente ,a costoro faccia brodo e comodo. Per questo poi passano facilmente messaggi come un San Francesco rappresentato come oca giuliva pacifista o la divisione tra santi di sinistra e di destra perchè si sente anche questo e i vari pontificati sono stiracchiati come se fossero di pongo a seconda delle esigenze divulgative o politicheggianti del momento.Ho sentito con le mie orecchie dire con sicurezza che il funerale è un sacramento. e via inventando.