15 marzo 2008

La scomparsa di Chiara Lubich nei commenti dell'Osservatore Romano


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È morta Chiara Lubich cuore di un progetto d'amore

È morta alle prime ore di venerdì 14 marzo, a 88 anni, nella sua abitazione di Rocca di Papa, in provincia di Roma, Chiara Lubich. La fondatrice del Movimento dei Focolari era da tempo gravemente malata. Nella notte di mercoledì, per sua espressa volontà, aveva lasciato il policlinico "Gemelli" dove era ricoverata. Ieri, per tutto il giorno, le hanno fatto visita centinaia di persone, per rivolgerle un ultimo saluto e poi raccogliersi in preghiera. Un omaggio ininterrotto testimoniato anche dalle migliaia di messaggi che continuano a giungere da ogni parte del mondo. Nel Centro internazionale del Movimento dei Focolari, a Rocca di Papa, è stata aperta la camera ardente. I funerali si svolgeranno martedì prossimo alle ore 15, a Roma, nella basilica di San Paolo fuori le mura e verranno presieduti dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato.

di Silvia Dassano

"Avevamo la certezza che Dio avrebbe trascinato la nostra vita in una divina avventura, dapprima a noi ignota, dove spettatori e attori ad un tempo del suo disegno d'amore avremmo portato momento per momento il contributo della nostra libera volontà". In questo ricordo della prima ora della sua opera, Chiara Lubich segna lo stile che l'avrebbe caratterizzata: centralità di Dio e ricerca dell'unità. Il sogno di un mondo unito.
Questa corrente di spiritualità di amore si rivela sempre più universale, perché l'amore e l'unità che sono al cuore sono iscritti nel Dna di ogni uomo. È da questa vita nuova vissuta da persone di ogni età, categoria sociale, cultura, razza e credo che dà vita a un movimento di rinnovamento spirituale e sociale a dimensione mondiale, il Movimento dei Focolari di cui Chiara sarà la guida. Continuamente vi imprimerà nuovo sviluppo, con l'unico obiettivo di contribuire a comporre in unità nella fraternità la famiglia umana, secondo quel progetto divino iscritto nel Vangelo.
Chiara nasce a Trento il 22 gennaio 1920. La sua famiglia è di modeste condizioni: il padre è tipografo. Vive anni di vera povertà a causa della crisi economica del tempo. Pur giovanissima, dà lezioni private per mantenersi agli studi. Dalla madre, fervente cristiana, eredita la fede, dal padre socialista, una viva sensibilità sociale. Sin da piccola matura in lei la chiamata a una "vita cristiana alta". A 18 anni insegna tra i banchi delle elementari. Ma in lei è forte la ricerca della verità, la ricerca di Dio. Si iscrive alla facoltà di Filosofia di Venezia. Interrompe gli amati studi a causa della guerra. Ma ha una certezza: Gesù, "via, verità, vita sarà il suo maestro". A 19 anni, i prodromi della sua avventura spirituale. Nel santuario di Loreto, dove la tradizione dice sia custodita la casetta dove vissero Gesù, Giuseppe e Maria, ha l'intuizione che sorgerà una nuova strada nella Chiesa, sul modello della famiglia di Nazaret, e che molti la seguiranno.
Scoppia il secondo conflitto mondiale. Nel 1943 Trento è sotto pesanti bombardamenti. Ma è proprio in quel clima di odio e violenza, che fa la "folgorante scoperta di Dio Amore": lo sceglie come il tutto della sua vita. Il 7 dicembre 1943 si dona a Lui per sempre. Il suo nome di battesimo è Silvia. Assumerà quello di Chiara, affascinata dalla radicalità evangelica di Chiara d'Assisi. Nei rifugi, insieme alle sue prime compagne, porta solo il Vangelo. Quelle parole sono come illuminate da una luce nuova. Le traducono subito in vita. Sulle rovine della guerra inizia così un'esperienza di riscoperta del Vangelo che ha il via tra i quartieri più poveri di Trento, con l'obiettivo di risolvere i problemi sociali della città.
Nel comandamento di Gesù "amatevi l'un l'altro come io ho amato voi" intuisce esservi la legge perché l'umanità disgregata si ricomponga. Lo vivono con radicalità: "Mettiamo tutto in comune: cose, case aiuti, denari". La vita ha un salto di qualità. Sperimentano gioia, pace, forza, frutti dello Spirito, segni inconfondibili della presenza del Risorto. "È Lui - scrive nel 1948 - che chiaro fa vedere cosa c'è da fare per ridare al mondo la pace vera". È Lui che fa di tutti uno, facendo sciogliere odi e rancori, barriere e conflitti, che rende possibile contribuire ad attuare quell'ultima preghiera di Gesù "che tutti siano uno".
È Chiara che apre nel Movimento i dialoghi prospettati dal Concilio Vaticano II. Si riveleranno vie privilegiate per contribuire a comporre in unità la famiglia umana. Si sviluppa il dialogo a tutto campo che mira ad approfondire la comunione, a sanare le divisioni e a suscitare la fraternità all'interno della propria Chiesa tra le Chiese.
Di fronte alle divisioni tra i cristiani, è la sua testimonianza del Vangelo vissuto, narrata nel 1961 ad un gruppo di evangelico-luterani in Germania, là dove aveva avuto inizio la divisione delle Chiese d'Occidente, che apre la pagina ecumenica dei Focolari. Chiara stabilisce rapporti personali e riceve l'incoraggiamento dei leader delle diverse Chiese - che incontra a Londra, in Germania, a Istanbul - a diffondere la spiritualità dell'unità sempre riconosciuta come spiritualità ecumenica.
In prima persona dà impulso al dialogo tra le religioni che proprio a livello della spiritualità si mostra particolarmente fecondo. È un'esperienza maturata da anni che, ora, sfida e mette in crisi l'Occidente. Prima donna cristiana, nel 1981 Chiara espone la sua esperienza del Vangelo in un tempio a Tokyo di fronte a diecimila buddisti e nel 1997 in Thailandia davanti a monache e monaci. In quello stesso anno è invitata a prendere la parola nella storica moschea "Malcolm X" di Harlem (New York) di fronte a tremila musulmani afro-americani, incontro che si ripete nel 2000 a Washington con cinquemila cristiani e musulmani. Il dialogo si sviluppa in diversi Paesi anche con ebrei, indù, taoisti, sikh, animisti. Sono più di trentamila i fedeli di varie religioni che condividono lo spirito d'unità dei Focolari.
Superando la cortina di ferro, dagli anni Sessanta si diffonde nell'Est Europeo. Chiara si reca a Budapest e nove volte a Berlino Est. Persone non credenti, di varie ideologie, restano affascinate dall'"unità". Aderiscono al Movimento in centomila.
Fin dalle origini del Movimento, Chiara Lubich non vede nella scoperta del Vangelo un fatto solo spirituale ma è animata dalla certezza che il Vangelo vissuto porta la più potente rivoluzione sociale. In quest'ultimo decennio si sta evidenziando il rinnovamento operato nei più diversi ambiti della cultura, economia, politica, comunicazione, arte, scienze. Due esempi. Dal 1991, durante un viaggio in Brasile, di fronte agli enormi squilibri economici di quel Paese, dà il via ad un movimento in campo economico con il progetto dell'"economia di comunione" che ispira la gestione di oltre settecento aziende di produzione e servizi "for profit" nei cinque continenti, con la destinazione di parte degli utili ai meno abbienti. Si abbozzano le linee di una nuova economia capace di incidere sugli enormi squilibri tra ricchi e poveri. Tre poli imprenditoriali si stanno sviluppando nelle "cittadelle" di San Paolo (Brasile), O'Higgins (Argentina) e Loppiano (Firenze). Dal 1996 Chiara dà il via al Movimento politico per l'unità a cui ora aderiscono politici delle più diverse estrazioni, in vari Paesi, accomunati dalla fraternità assunta come categoria politica.
Dal 1995 al 2008, i riconoscimenti da parte civile e religiosa che le sono conferiti da organizzazioni internazionali - come il Premio Unesco per l'Educazione alla Pace, nel 1996, il Premio Diritti Umani del Consiglio d'Europa, nel 1998, le lauree honoris causa in varie discipline, cittadinanze onorarie - sono per Chiara altrettante occasioni per testimoniare l'ideale di unità che la anima e che sempre più si rivela una risposta ai profondi cambiamenti in atto in questo nuovo secolo.

(©L'Osservatore Romano - 15 marzo 2008)


Il cordoglio del Papa per la morte di Chiara Lubich

Una vita spesa per la comunione nella Chiesa e per il dialogo ecumenico

Cordoglio per la morte di Chiara Lubich - avvenuta nelle prime ore di venerdì 14 - è stato espresso da Benedetto XVI in un telegramma inviato a don Oreste Basso, copresidente del Movimento dei Focolari.

Ho appreso con profonda emozione la notizia della pia morte della signorina Chiara Lubich sopraggiunta al termine di una lunga e feconda vita segnata instancabilmente dal suo amore per Gesù abbandonato. In quest'ora di doloroso distacco sono spiritualmente vicino con affetto ai familiari e all'intera Opera di Maria-Movimento dei Focolari che da lei ha avuto origine come pure a quanti hanno apprezzato il suo impegno costante per la comunione nella Chiesa per il dialogo ecumenico e la fratellanza tra tutti i popoli. Ringrazio il Signore per la testimonianza della sua esistenza spesa nell'ascolto dei bisogni dell'uomo contemporaneo in piena fedeltà alla Chiesa e al Papa e mentre ne affido l'anima alla divina bontà affinché la accolga nel seno del Padre auspico che quanti l'hanno conosciuta e incontrata ammirando le meraviglie che Dio ha compiuto attraverso il suo ardore missionario ne seguano le orme mantenendone vivo il carisma. Con tali voti invoco la materna intercessione di Maria e volentieri imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

Benedictus PP. XVI

(©L'Osservatore Romano - 15 marzo 2008)


La donna del cattolicesimo mite

Chiara Lubich è stata una donna grande di spirito e coraggio, una donna che ha avuto la pazienza del chicco di grano evangelico che morendo porta molti frutti. A me piace ricordarla come la donna che ha diffuso una convinzione antica e nuova come il vangelo: è possibile vivere e predicare un cristianesimo e un cattolicesimo mite, capace di ascoltare e condividere la grande ricerca umana di Dio e dell'amore. Lei poi ha identificato Dio e l'amore e ha sognato una chiesa capace nel tempo di testimoniarlo.
Le radici di questo sogno affondavano nelle rovine tremende del secondo conflitto mondiale. Tutta la teologia, protestante e cattolica, di fronte alla vastità rovinosa dei campi di sterminio e della Shoah, è stata scossa e messa in crisi. La sofferenza umana, specialmente degli innocenti, a dimensioni planetarie, poneva domande nuove e brucianti: misurando il degrado raggiunto nel conflitto, l'uomo aveva perso di vista il senso di Dio. Lo sforzo immenso era quello di farlo di nuovo incrociare con possibilità e orizzonti di colloquio: non una sfida, ma un ascolto tra il divino e l'umano. Il volto di Dio, infatti non era quello dell'assente dai luoghi di dolore dell'uomo, ma di colui che per primo aveva offerto la sua vita per l'uomo.
La Chiesa, faticosamente, si era rimboccata le maniche ponendo mano a quel grandioso progetto, che avrebbe preso forma nel Concilio Vaticano II. Tantissime figure di credenti, uomini e donne, nella vecchia Europa e nei territori di popoli emergenti, indicavano frattanto, nel quotidiano, sentieri e percorsi per ricucire vita e fede. Chiara è stata una di queste persone credenti che, pensando e vivendo Dio quale amore supremo, hanno cominciato in punta di piedi esperienze innovative dell'essere cristiani dopo tragedie esistenziali collettive, quando tutto sembra perduto e il futuro è difficile immaginarlo. È diventata così l'unica donna fondatrice di uno dei movimenti cattolici che si sono sviluppati nella seconda metà del Novecento, anzi del primo e più grande dei movimenti, quello dei "focolari". Iniziata la sua avventura ecclesiale con l'entusiasmo della giovinezza, è entrata negli anni e non senza fatica, "fra le personalità più stimate e ascoltate del nostro tempo". Forse per la sua radicata convinzione di dover andare controcorrente rispetto alle ricette seguite dalle cancellerie del mondo, dove comunemente prevale, infine, la legge del più forte, Chiara dei focolari è divenuta sostenitrice convinta del primato della comunione e dell'unità. Non solo all'interno della sua Chiesa, ma nel riannodato dialogo ecumenico e tra le religioni.
Fino al passo audace dell'alternativa di un'economia di comunione. Maturata negli ultimi decenni della sua lunga vita, l'economia di comunione è il sassolino che potrebbe fermare o modificare l'ingranaggio gigantesco del capitale. Chiara Lubich, ponendovi mano convinta dallo sviluppo insostenibile e dalla disparità di benessere, si è cacciata in un'avventura dai tratti di un'utopia giovanile. Ma lei all'utopia ha già dato prova di credere, puntando tutte le sue carte sul genere umano considerato una grande, unica famiglia e ha lavorato con risultati evidenti per trasformarla in realtà. Sono già parecchi gli studiosi che si stanno interrogando se l'economia di comunione non sia una risorsa seria per ripartire su basi altre e giuste nel cammino di costruzione di una società mondiale condivisa.
Dovremo ricordare a lungo questa piccola donna, diventata grande perché capace di un grande amore.

c.d.c.

(©L'Osservatore Romano - 15 marzo 2008)

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