15 marzo 2008

Il motu proprio “Summorum Pontificum” esce dal bagnomaria. In bella copia (Magister)


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Il motu proprio “Summorum Pontificum” esce dal bagnomaria. In bella copia

Il motu proprio Summorum Pontificum del 7 luglio 2007 con il quale Benedetto XVI ha liberalizzato l’uso de messale del 1962 è stato pubblicato sugli “Acta Apostolicae Sedis”, la gazzetta ufficiale della Santa Sede.

Il testo del documento appare sul fascicolo degli “Acta” diffuso all’inizio di questo mese di marzo, fascicolo che porta la data 7 settembre 2007, alle pagine 777-781. Insieme ad esso, alle pagine 795-799, è stata pubblicata anche la lettera di accompagnamento scritta dal papa per i vescovi della Chiesa cattolica di rito latino.

La pubblicazione sana un ritardo che era stato fatto notare da Alberto Melloni sul “Corriere della Sera” del 22 settembre 2007. Dopo aver riferito i commenti critici espressi da alcuni ecclesiastici sul motu proprio, Melloni apprezzava “la saggia decisione di tenere ancora a bagnomaria un testo che sta creando più problemi di quanti non ne risolva”.

In realtà – spiega Gianni Cardinale su “Avvenire” di venerdì 14 marzo – il “ritardo alla pubblicazione è dovuto al fatto che, rispetto alla versione diffusa il 7 luglio 2007, la versione definitiva, e vincolante, del motu proprio ‘Summorum pontificum’ presenta al­cune piccole variazioni”.

Cardinale enumera queste variazioni meticolosamente:

“Innanzitutto al motu proprio è stato dato un sottotitolo («De uso extraordinario antiquae formae Ritus Romani») che non c’era.

“All’articolo 1 il termine «conditiones» è stato sostituito con la forma più corretta «condiciones».

“All’articolo 3 il termine «plerumque» (la maggior parte delle volte) è stato sostituito con «habitualiter» (abitualmente), senza però che sia cambiata la sostanza della disposizione.

Più concreta invece la variazione presente nell’articolo 5, comma 1: «Nelle parrocchie in cui esiste stabilmente (stabiliter) un gruppo di fedeli aderenti alla pre­cedente tradizione liturgica, il parroco accolga volentieri le loro richieste per la celebrazione della Santa Messa secondo il rito del Messale romano edito nel 1962».

Nella versione originaria al posto del termine «stabiliter» c’era «continenter», che letteralmente vuol dire ‘ininterrottamente’ e che poteva far erroneamente pensare che un gruppo di fedeli ha diritto alla Messa preconciliare esclusivamente se si è costituito stabilmente già prima della pubblicazione del motu proprio e non in conseguenza di esso.

Un’altra variazione infine si trova all’articolo 7: «Se un gruppo di fedeli laici fra quelli di cui all’articolo 5 comma 1 non abbia ottenuto soddisfazione alla richiesta autorizazione da parte del parroco, ne informi il vescovo diocesano. Il vescovo è vivamente pregato di esaudire il loro desiderio. Se egli non vuole (non vult) provve­dere per tale celebrazione, la cosa venga riferita alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei».

In questo caso il verbo «non vult», sostituisce l’originario «non potest» (non può)”.

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